Testa o croce?

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17

Marshall seguì le tracce di sangue scuro, alla stessa stregua di un segugio che punta quelle di una preda ferita mortalmente. Ripercorse la stessa strada del proprietario di quelle piccole lacrime cremisi senza mai distogliere gli occhi da quella scia di goccioline già secche. Imboccò il lungo corridoio, fissando il pavimento con ostinazione.

Man mano che si addentrava, l'odore che prima aveva percepito solo come un tollerabile fastidio, diventava sempre più forte e marcatamente dolciastro.

Riconosceva quell'odore.
Qualsiasi Alpha, anche il più imbecille sulla faccia del pianeta, finché fosse stato dotato di un minimo di olfatto avrebbe riconosciuto subito l'essenza di un Omega in estro.
Un Omega che però non poteva in alcun modo essere il suo.

Gumball aveva già i suoi cuccioli dentro di  sé, era impossibile che entrasse nuovamente in calore.
C'era solo un caso in cui ciò sarebbe potuto accadere.
Ma si rifiutava anche solo di pensarci.

Cercò lui e i suoi bambini.
Aguzzò lo sguardo, tese le orecchie e allertò ogni suo senso mentre si dirigeva verso una delle stanze usate dagli ospiti.

L'Omega in semi calore era in quella stanza, insieme a qualcun altro.

Le tracce di sangue si fermavano lì, davanti alla porta ben chiusa.

Marshall raddrizzò la schiena, assumendo in modo inconscio una posa di comando e allungò la mano verso la maniglia, piegando le labbra in un ringhio muto ma tremendamente feroce.

I canini snudati scintillarono di una gioia selvaggia nella semioscurità.

Aprì la porta di getto e i rubini ardenti si soffermarono sulle due figure sul letto. Una era seduta, l'altra era semi distesa tra le braccia della prima.

Socchiuse gli occhi a mezzaluna, analizzando la scena in silenzio.

Come se avesse percepito la belva che si nascondeva dietro lo sguardo rossastro, Gumball alzò i pozzi rosati su di lui, rabbrividendo per l'intensità con cui lo stava fissando.

Fece per parlare, ma ci ripensò in fretta; serrò le labbra e abbassò di nuovo lo sguardo sulla creatura che stretta nel suo abbraccio stava piangendo silenziosamente, lanciando di tanto in tanto dei piccoli sommessi mugolii.

I suoi lunghi capelli color platino, una volta ben acconciati in una stretta treccia ordinata erano adesso solo un groviglio di fili sparsi e caotici.
Le guance pallide ed esangui erano in perfetto contrasto con le labbra dischiuse, rosse e piene come mele; gli occhi neri, in genere sempre attenti e guardinghi, erano invece velati da una fitta nebbia inestricabile.
Sembrava che la ragazza non avesse passato un buon momento; perfino i suoi vestiti erano stropicciati e strappati in qualche punto, lasciando intravedere, sotto le lacerazioni, la pelle arrossata e sudata.

Il calore che emanava era percepibile anche a distanza. Sembrava che il suo corpo fosse in fiamme.

L'odore in quella stanza era insopportabilmente zuccherino, così disgustosamente dolce e pieno di feromoni che Marshall dovette portarsi una mano sul naso per proteggersi ed evitare di soccombere alla nausea.

Cercò di superare la repulsione e avanzò, trovandosi immediatamente ad un soffio dal compagno.

La ragazza lo percepì e strinse i denti, cercando di non reagire.
Era ancora abbastanza cosciente da sapere di dover stare alla larga da quell'Alpha.
Si fece più piccola possibile tra le braccia di Gumball ma il suo bisogno stava aumentando.

- Cosa ci fa lei qui?- Sibilò piano Marshall. La sua voce risuonò più aspra e cupa di quanto avesse voluto.

Davanti a quell'imponenza, l'Omega che Gumball teneva tra le braccia reagì emettendo un debole e pietoso guaito,  cercando conforto nell'altro.
Anche lui non rimase immune.
Lo fissò e sentì di nuovo i brividi risalire lungo la colonna, impossessandosi di ogni singola parte di lui.

• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Where stories live. Discover now