Iris

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Marshall allungò lo sguardo sul letto in pieno disordine soffermandolo a lungo  sulla figura distesa al suo fianco, molto disordinata anch'essa.
Non smetteva mai di meravigliarsi di quanto il suo compagno potesse essere incantevolmente perfetto nonostante il perfetto caos in cui l'aveva trascinato.

I capelli arruffati sembravano una timida nuvoletta che quasi si confondeva con la federa del cuscino di seta rosa antico.
La fronte era leggermente corrucciata come se un pensiero improvviso avesse messo radici nella sua mente e fosse sbocciato in considerazioni poco gradevoli.
La bocca, generalmente dolce come fragole mature, era serrata in una linea piegata verso il basso.
Le lenzuola coprivano solo in parte quella piccola divinità, lasciando a lui, per la maggiore, il compito di immaginare cosa si nascondesse sotto quelle "vesti" trasparenti.

I suoi occhi solcarono quel disordine e si fermarono sull'unica gamba nuda piegata sul materasso, indugiarono lì per qualche tempo, poi risalirono pigri fino a fermarsi sulla pelle arrossata del collo.

Non c'era un millimetro di quello splendido corpo che non avesse risparmiato dalla sua furia. Non c'era un millimetro di quella magnifica tela che non recasse l'impronta violacea dei suoi morsi.

Assottigliò le sfere cremisi, sentendo di nuovo l'irresistibile voglia di ricominciare a lasciare le orme del suo passaggio su quel corpo così meravigliosamente dolce.
Il suo istinto lottò disperato per prevalere sulla ragione, rendendo abbastanza manifesto il suo desiderio all'Omega che, infatti, lo percepì e rabbrividì in risposta, incatenando le sue piccole stelle rosate alle pozze di lava liquida del compagno.

Lui poggiò una mano sul materasso e si chinò di poco verso la bocca dell'amorevole divinità che si piegarono in un adorabile broncio testardo.

- Perché sei così imbronciato, amore mio? - Domandò Marshall prima di lasciargli un tenero bacio sulle labbra. - Perché Iris ha concluso prima del previsto o perché la dottoressa Davis ha cancellato l'appuntamento? - Inclinò lieve la testa mentre sul suo volto faceva capolinea l'insostituibile sorriso da volpe.

L'adorabile broncio dell'Omega si fece ancora più profondo.
- Non sono imbronciato. - Rispose spostando la mano tra le irreprensibili e già disciplinate ciocche corvine.
- Lo sei eccome. - Ribattè Marshall, godendosi le coccole inaspettate.
- Non è vero. - Ribadì ancora una volta Gumball, sporgendo ancora di più le labbra.
L'Alpha non resistette e le mordicchiò, facendolo gemere. - Allora? - Sussurrò poi.
L'Omega sospirò e lo allontanò con un gesto della mano. - Nessuna delle due. - Disse alla fine, tirandosi su a sedere.
Il velo che lo copriva accidentalmente scivolò giù.

Marshall fece un profondo respiro e riportò a fatica l'attenzione sul suo volto.
- Allora? - Chiese di nuovo, senza mollare la presa.
Aveva già intuito cosa avesse dato fastidio al fidanzato, ma stuzzicarlo era troppo divertente per lasciar perdere proprio adesso.

- Ho fame. - Rispose l'Omega in tono brusco, posando la mano sulla sporgenza rotonda per accarezzarla.

Non sembrava averlo fatto intenzionalmente e non sembrava essersi accorto di quanto quel gesto, ormai abituale, avesse il potere di elettrizzare il suo Alpha.

Infatti, un luccichio si affacciò selvaggio negli occhi ilari di Marshall.
-Bugiardo. - Sorrise lieve.

Gumball sbuffò e distolse lo sguardo, mentre il suo broncio si trasformava in una inespressiva linea piatta.
- So cosa stai facendo. - Si arrabbiò, incrociando le braccia al petto. - Smettila! -
- Perché dovrei? - Rispose l'Alpha impassibile. - È troppo divertente prenderti in giro. -

L'Omega schioccò la lingua e cercò di spingerlo via dal letto con il piede, senza però riuscirci.
Frustrato, sbuffò di nuovo e decise di non rivolgergli più la parola.

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⏰ Last updated: May 25 ⏰

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• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Where stories live. Discover now