Marshall

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12

Gumball spalancò gli occhi di scatto e si aggrappò con tutte le forze che aveva al ripiano in marmo della cucina mentre una lama invisibile gli trafiggeva più e più volte il petto.
Un dolore atroce gli mozzò il respiro.

Iniziò a prendere più ossigeno possibile mentre stringeva tra le dita la maglietta disegnata, all'altezza del cuore.
Dischiuse le labbra in un grido muto e scivolò a sedere sul pavimento, boccheggiante. - Marshall... - Ansimò senza fiato mentre il suo intero corpo rabbrividiva nella sua interezza.

Il suo cuore sembrava volesse esplodergli dentro al petto da un momento all'altro. Fece un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora.

Si alzò di scatto e per poco non ripiombò seduto.
Ci riprovò e non appena fu più stabile sulle sue gambe molli corse verso l'ingresso. In un lampo di lucida consapevolezza, prese il telefono mentre andava e mise rapidamente le chiavi in tasca.
- Rispondi... rispondi dai! - Sussurrò pallido in volto come un fantasma. - Rispondi, rispondi, rispondi.... - Ripetè spaventato tenendo stretto il cellulare accostato all'orecchio.

Uscì dalla porta ripetendo quella singola parola nell'unica speranza che lui rispondesse.
Ma, all'ennesimo squillo perso nel vuoto, fissò lo schermo con espressione terrorizzata. - Non... - si guardò intorno spaesato poi scosse velocemente la testa e chiamò un altro numero. - Hana! - La chiamò trafelato.

- Cosa succede caro? - Si allarmò subito la Alpha, allertata dal suo tono terrorizzato e frammentato.

Gumball provò a mettere le parole insieme ma si ritrovò nuovamente soffocato da un macigno invisibile .
- Marshall. - Disse soltanto.
Hana rimase in silenzio per un brevissimo secondo. - È a casa? - Domandò con tatto cercando di capire la situazione.
- No! - Esclamò l'Omega, piagnucolando. - È successo qualcosa! - Continuò scendendo in fretta dell'ascensore.

Ci fu un altro istante di silenzio poi Hanna tentò di calmare il piccolo Omega per comprendere meglio. - Come fai a dirlo? -
Gumball divenne sempre più impaziente e quasi le gridò contro. - Lo so e basta! - Proruppe, andando in strada.
Non c'era nessuno a quell'ora.

La Lady si permise un altro secondo di silenzio poi la sua voce risuono affrettata.
- Sove sei adesso? -
- Davanti casa. - Rispose l'Omega, stringendosi di nuovo il petto.
- Resta lì. - Disse Hana immediatamente. - Sto arrivando. Non ti muovere Gumball. -

L'Omega si morse le labbra ma non rispose, chiuse invece la chiamata e ricominciò a guardarsi in giro con apprensione, mentre l'ansia divorava le sue viscere. Gli girava la testa e non riusciva a pensare con lucidità.
Sentì le forze mancargli e prima di cadere di nuovo, si sedette sui gradini dell'ingresso.

Il suo cuore continuava a fare male come se fosse stato schiacciato da una pressa.
Non aveva mai provato una sensazione simile in tutta la sua vita.
Gli sembrava quasi di morire.

Incastrò la testa tra le ginocchia e fece dei lunghi respiri.

Voleva sentire il suo Alpha, voleva chiamarlo, voleva sentire la sua voce ed essere rassicurato dalle sue parole ma per un motivo a lui oscuro, lui non rispondeva.
Doveva essergli successo qualcosa.
Ne era certo.

Tremava da capo a piedi e sapeva, sapeva che il suo compagno era in pericolo.
Se Marshall non rispondeva ma il suo cellulare squillava, significava che non era in condizione di farlo.
Dubbi su dubbi, lo stringevano in una morsa violenta.

- Marshall... chiamami... ti prego... chiamami... - Ricominciò a sussurrare e mormorare, ripetendolo piano come se dicendolo più volte il suo desiderio potesse avverarsi.
Il fiato continuava a mancargli, era accaldato ma si sentiva gelido nello stesso tempo.
Gli sembrava davvero di stare per morire.

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