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Non seppi spiegare nel dettaglio ogni particolare di quel semplice attimo, che per me si tramutò in una sequenza infinita di secondi immobili.
Non ricordai nemmeno del perché mi trovavo lì in quel momento, nonostante la risposta riguardasse il club di arte – il vero e proprio club che avevo deciso di seguire dall'inizio dell'anno, diversamente da quello di musica.
Forse a lasciarmi interdetta fu la sorpresa di trovarmelo in quell'aula, piuttosto che nell'altra, dove seminava le sue penne da scrivere per tutto il divano, nel quale era solito sedersi.
L'aula era spaziosa e dotata di bella illuminazione, adatta per la realizzazione di opere artistiche, ed evidentemente era la principale ragione che motivava la presenza di Yeonjun.
La giornata era più che piacevole, il cielo sereno trasmetteva un senso di rilassatezza di cui avevo bisogno, era il contesto perfetto per mettersi a lavoro, eppure tutti avevano preferito godersi un pomeriggio all'aperto con la propria compagnia di amici. Non c'era nessuno nei dintorni, e questo Yeonjun doveva saperlo benissimo.

Aveva la chitarra in mano, intento a comporre un'armonia, seduto lungo la finestra che filtrava la luce che bagnava su di lui. Io ero inerme, incantata a osservarlo come non avevo mai fatto prima – o mi ero finalmente resa conto dell'effettivo modo in cui i miei occhi lo avevano sempre guardato. I miei arti molli rischiavano di cedere e far cadere il blocco di fogli da disegno che tenevo con me, ma non potevo rischiare di produrre rumore.

Era circa la fine di giugno quando realizzai il fatto che mi aveva stravolto la vita.
Il primo semestre universitario stava giungendo al termine, e mi sarei dovuta preparare per gli esami della settimana a seguire, dopodiché ci sarebbe stato un periodo di vacanze.
Non avevo mai fatto caso agli effetti che le emozioni avevano sul mio organismo o sulla mia mente, il mio compito era di mantenere il più possibile un equilibrio. Ma Yeonjun era ovunque; mi bastava girare l'angolo di un corridoio per trovarmelo nel mio raggio visivo, per quanto mi sforzarsi di tenermi alla larga. E ogni qual volta che tentavo di innalzare delle barriere, era come se non trovassi neanche il materiale per iniziare a costruirle.

Era circa la fine giugno e io, precisamente alle 5:53 del tardo pomeriggio, mi resi conto che per quanto provassi a fuggire, i miei sentimenti mi indicavano che mi ero follemente e irrazionalmente innamorata di Choi Yeonjun. Mi ero persa nel nero ossidiana dei suoi capelli rigorosamente lisci ma disordinati, del modo in cui schiudeva quelle labbra che erano un suo tratto caratteristico. Non riuscivo a trovare ormai una via d'uscita da quella sua figura slanciata per merito dell'altezza, o di quelle spalle in cui desideravo rifugiarmi perché mi sapevano immensamente di protezione. Il modo con il quale le sue dita affusolate sfiorassero le corde di quella chitarra, come volerla far sentire speciale. Era quel suo atteggiamento passivo e schivo nei confronti della massa a renderlo curioso. Era la sua popolarità a spingere di cercare informazioni. E c'era altro in lui che mi aveva portato a nutrire l'emozione complessa dell'amore.

Collywobbles 𐦍 Choi YeonjunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora