Capitolo 13

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"Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri."
Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Aiden pov's

Sono circondato da fuoco e fumo.
Faccio fatica a respirare.
Apro lentamente gli occhi doloranti.
Tossisco.
Cerco di alzare il busto da terra, ma cade un asse dal soffitto in legno.
Mi scosto spaventato.

Sento delle urla, sono imploranti e doloranti.

La mamma.

Voglio raggiungerla, salvarla.

<Mamma! Dove sei!?> urlo più forte che posso, anche se è più un sussurro.
Le fiamme divampato si avvicinano pronte a divorarmi.

Ho paura.

Sono bloccato,mi dimeno, urlo piango.

Una presa salda non vuole lasciarmi andare.
Riconosco quelle mani viscide sul mio corpo è un tocco crudele capace di iniettarti un veleno mortale.

È lui.

La bestia.
Non mi vuole lasciare andare.

Il suo sguardo dice solo una cosa "ti perseguiteró a vita".

Mi sveglio di getto ansimante e accaldato.
Ho il respiro affannato, sono grondante di sudore.
Sento ancora le urla nella mia testa.
<Mamma...>sembro un bambino spaventato.

Ho bisogno di una doccia fredda per lavare via quella presa viscida, che mi perseguita anche nel sonno ogni notte.

Corro in bagno non curandomi di non far rumore visto l'ora tarda.

Non è la prima volta che succede lo sogno spesso, è sempre stato un uomo di parola e mi sta perseguitando anche dopo la morte.

Mi affrettò a togliere i boxer, per poi infilarmi in doccia.

Apro al massimo la manovella dell'acqua fredda e mi lascio andare ad un sospiro di sollievo appena sento l'acqua sul mio corpo.

L'acqua fredda mi aiuta a spegnere l'incendio.

Mi appoggio con le braccia al muro cercando di regolarizzare il respiro.
<Amico che cazzo fai?> Declan con gli occhi assonnati e una faccia da cretino spalanca la porta.

Giusto, i miei migliori amici si sono fermati a dormire qui.

Non potevano guidare erano troppo ubriachi o almeno Declan lo era, Aron regge abbastanza bene l'alcool.

<Secondo te?>sono distaccato e arrabbiato, arrabbiato perché il passato riesce a condizionarmi in qualsiasi cosa faccio.

<Stavi pensando troppo alla rossa e hai avuto bisogno di una doccia fredda, anzi freddissima> sghignazza e io sono a tanto così da prenderlo e sbatterlo contro il muro.

Mi giro verso di lui, non mi vergogno a farmi vededere nudo da Declan o da Aron.

Ci siamo visti mille volte e modestamente li batto entrambi.

<Giuro che se non te ne vai ti prendo per i tuoi fottutissimi piercing ai capezzoli e ti appendo al lampadario in salotto> dico facendo riferimento ai suoi piercing a parere mio orrendi.

<Sai, poi potrei mostrarti ad una mostra d'arte contemporanea>ridacchia rischiando di cadere è ancora ubriaco o fatto chi cazzo lo sa.

<Sei solo invidioso>continua ammiccando un sorrisino di sfida.
<Perché dovrei essere invidioso di te?> intanto esco dalla doccia, avvolgendo il bacino in un asciugamano bianco.

Il cuore di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora