Capitolo 28

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"Chiunque voglia sinceramente la verità, è sempre spaventosamente forte"
Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Ara pov's

<No, che non farai la doccia con me Aiden>dopo essere usciti dalla piscina, ci siamo diretti negli spogliatoi per cambiarci.

<Va bene, va bene hai vinto tu>alza le mani in segno di resa sorridendo.

<Tanto non avrei avuto lo stesso intenzione di far la doccia con te, volevo solo vedere se avresti ceduto>sbuffo innervosita mentre lo spingo fuori dalla porta.
Chiudo la porta chiave facendo scattare la serratura.

<Esagerata!>urla Aiden dall'altra parte della porta.

<Non mi fido di te!>urlo ridendo.

<In realtà sono l'unica persona di cui ti fidi veramente>urla compiaciuto.
Tiro un pugno sulla porta.

<Non è vero, Declan lo è!>lui sbuffa e se ne va, il silenzio me lo conferma, sorrido appena, sapendo di aver ferito il suo orgoglio.

Mi dirigo verso la doccia togliendo ogni indumento bagnato dal mio corpo.
Infreddolita entro nella doccia e avvio il getto dell'acqua calda.
Sospiro di sollievo mentre l'acqua scorre sul mio corpo e su i miei capelli.

Una volta uscita mi asciugo con un asciugamano che mi ha prestato Aiden e indosso i suoi vestiti.
Dei pantaloncini sportivi neri e una felpa grigia.
Per fortuna prima di buttarmi in piscina Aiden mi aveva fatto togliere le scarpe, le indosso ed esco dalla stanza.
Aiden è seduto per terra mentre gioca con il telefono.
Alza lentamente lo sguardo e mi osserva passando ogni punto del mio corpo, fino ad arrivare al mio viso.

<Ti donano i miei vestiti>ridacchio divertita spostando le ciocche bagnate dei miei capelli dal viso.

<E a te donano i vestiti di Declan>lui sbuffa.

<Puzzano di fumo>dice con voce disgustata.

<Perché odi così tanto il fumo e l'alcool?>chiedo incuriosita sedendomi difianco a lui.
All'inizio non sembra proprio invogliato a parlarne, ma poi apre la bocca per parlare.

<Mio padre ha sempre fumato e bevuto, quando era in casa sapevo se era stato in un stanza solo per il suo odore inconfondibile>si ferma un attimo pensando bene a cosa dire.

<Io e mio padre non abbiamo mai avuto un bel rapporto, penso che il mio cervello abbia collegato l'odore del fumo e il sapore dell'alcool a lui, e non riesco a tollerarli>rimango in silenzio osservando il pavimento.

<È stato lui, vero?>lui corruccia le sopracciglia.

<Cosa?>.

<Le cicatrici e le scottature sulla tua schiena, è stato lui>non è una domanda, è un'affermazione.
Il suo odio verso il padre, le scottatura di Ofelia, le sue cicatrici, la sua paura del fuoco e il suo ripudio dell'alcool e il fumo per colpa del padre.

Rimane in silenzio, si guarda intorno e fa di tutto per non osservarmi negli occhi.

<Aiden...puoi parlarne>lui scuote la testa.

<Non è importante, lui è morto>appoggio la mia testa sulla sua spalla e gli lascio un dolce bacio su di essa.

<Se non sai con chi sfogarti io sono qui>esita qualche istante, ma poi mi circonda con un braccio e mi attira a sé abbracciandomi.

<Grazie>.

***

Quando usciamo dalla scuola, l'aria quasi autunnale mi fa sussultare.
Aiden è al mio fianco, è più silenzioso, sembra che il suo cervello non smetta un secondo di ragionare.
Quando alzo lo sguardo noto un uomo in giacca e cravatta venire verso la nostra direzione.
Ma con lui c'è un uomo che conosco.

Il cuore di fuoco Where stories live. Discover now