Parte Prima-Capitolo 12

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È un po' che lo osserva e non gli è sfuggito il tremore della sua mano o i suoi repentini cambi d'umore e scatti d'ira. I suoi occhi cerchiati ed accesi l'hanno messo in guardia ed è deciso a conoscere la verità una volta per tutte. Ne aveva parlato anche con Giulia e anche lei aveva avuto la stessa impressione.
Lo sta pedinando da quando è uscito da scuola, perché non si è diretto subito a casa? Dove sta andando? Marco entra in un parco e Giovanni gli va dietro, il cappuccio della felpa ben calato in testa, ad una discreta distanza per non farsi scorgere. Lo vede svoltare verso un sentiero fitto di alberi, il parco è poco frequentato, visto l'orario di pranzo e il punto dove si sta dirigendo è abbastanza isolato perché non ci siano occhi indiscreti. Marco si ferma improvvisamente, come in attesa di qualcosa e lui deve appostarsi dietro ad un albero per non essere scorto. Da lì la visuale è abbastanza nitida. Sta aspettando qualcuno, guarda spesso il cellulare, come per controllare l'ora. Dopo qualche minuto si avvicinano due ragazzi, parlano con lui per qualche secondo poi gli allungano qualcosa che rapidamente Marco mette in tasca, non abbastanza velocemente perché Giovanni non abbia coscienza di cosa si tratti. Esce fuori dal suo nascondiglio e si dirige correndo verso il gruppetto.

"Che cazzo stai facendo?" l'ha quasi urlato, tanto che i tre ragazzi si voltano verso di lui, in allarme.

"Giovanni, vattene." Marco si avvicina velocemente, mettendosi fra lui e gli altri due ragazzi, come a volerlo proteggere.

"Chi è questo coglione, lo conosci?"

"Nessuno, adesso ce ne andiamo."

Lo sguardo di Giovanni è acceso d'ira e Marco lo spintona per allontanarlo, prendendolo per il braccio, prima che gli altri due cambino idea e pensino di seguirli.

"La prossima volta vieni senza mammina." sentono la loro voce in lontananza, mentre Marco ancora lo strattona per allontanarsi il più velocemente possibile, ma Giovanni si divincola, fermandosi.

"Devi essere uscito di testa, sai che quei due potevano ammazzarti di botte?"

Giovanni non gli risponde, infila la mano nella tasca della felpa dell'amico, tirando fuori alcune bustine contenenti delle pasticche colorate.

"Immagino non siano caramelle, che cazzo ti è saltato in mente, da quando va avanti questa storia?"

Marco gli strappa dalle mani il suo bottino e se lo infila in tasca.

"Non sono affari tuoi."

"Oh, si che lo sono, aspetta che lo sappia Paola e sarai in un mare di guai."

"Non gli dirai niente." si è fermato, guardandolo furente, con una freddezza che inchioda Giovanni e gli fa tremare i polsi.

"Perché?, voglio solo sapere questo."

"Mi serve per non sentire più il dolore, quando le prendo sto bene, sono finalmente in pace, tu non puoi capire."

Giovanni allunga le braccia lungo i fianchi, sconfitto. È stato tutto inutile, tutto ciò che hanno provato a dargli, l'amore e la sicurezza, annullato da un benessere chimico.

"E come ti paghi quella merda?"

"È meglio che tu non lo sappia."

Il senso di frustrazione e sconfitta che sente montargli dentro gli fa più male dello sguardo stesso dell'amico, assente e freddo.

"Non posso coprirti, stavolta non è possibile. Devi andartene, altrimenti ti denuncio. Scegli ed in fretta." Gli costa così tanto pronunciare quelle parole, come se gli avessero piantato una lama in mezzo al petto e l'avessero girata lentamente, con soddisfazione.

"Non puoi fare questo, dove andrò?"

Giovanni intravede uno spiraglio in quell'indecisione dell'amico e prova un ultimo, disperato tentativo, posandogli la mano su un braccio, stringendo con forza il suo polso tanto da lasciargli il segno, guardandolo con fermezza negli occhi.

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