Parte Terza-Capitolo 15

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Joele è ancora seduto al medesimo punto in cui l'ha lasciato Giulia, cercando di metabolizzare la discussione avuta con lei, quando viene travolto da Giovanni.

"Che cazzo le hai detto? Era sconvolta e ora non so dove sia finita. Non è in casa e temo che si sia allontanata. Muovi il culo e aiutami a cercarla."
Non bastava Giulia incazzata con lui, adesso anche Giovanni ha lo sguardo arrabbiato e le sue parole non promettono nulla di buono. Lo segue rassegnato, vorrebbe lasciarla sola a riflettere su quanto si sono detti ma Giovanni non gli ha lasciato scelta e non ha potuto fare altro che farsi trascinare da lui alla ricerca di sua figlia.
Ancora gli sembra strano pensare a lei in quei termini, per tutto il tempo che sono stati colleghi aveva potuto far finta che non lo fosse, per quanto quel pensiero non l'avesse mai realmente abbandonato. Gli andava bene così, ma ora è cosciente di aver sbagliato tutto con lei e non sa come porre rimedio.

"Che cosa le hai detto? È scappata da me perché ha paura di essere come te, ti rendi conto? Devi smettere di farle del male, altrimenti te la dovrai vedere con me, lei è rara e non riuscirai a rovinarle la vita di nuovo. Accidenti, alle volte penso a quanto sono stato fortunato a non avere conosciuto i miei genitori, almeno non ho un modello negativo da tenere lontano da me."

Lo sa che è la rabbia a farlo parlare ma si sente scosso dalle sue parole, ferito dalla consapevolezza che raccontano.

"Lascia che le parli, forse riesco a farla ragionare."

"No, stai lontano da lei ora ha bisogno di stare sola, non ci vuole intorno. Non lo capisci che è al limite? Se non fosse che sono sicuro che non accetterebbe mai, ti avrei già chiesto di portarla via da qui."

Joele si ferma, colto da una consapevolezza che lo scuote.

"La ami sul serio, saresti pronto a sacrificarti per lei."

"Dovresti esserlo anche tu. Non pensare solo a proteggerla, lo sa fare benissimo da sola, dobbiamo pensare a farla sentire
amata, ora."

Accidenti, quel ragazzo gli sta insegnando quello che già dovrebbe sapere, che Giulia ha solo bisogno di amore, quello che le è stato negato anche per colpa sua.

Sono usciti all'aperto e si sono spinti per parecchie centinaia di metri oltre il cancello e di Giulia nessuna traccia.

"Non può essere andata troppo lontano e se avesse preso la macchina?" incomincia ad essere buio pesto e cercare le sue tracce diventa sempre più difficile.

"È senza soldi e senza telefono, non è in grado di passare la notte fuori, vedrai che tornerà."

"Credi Joele? Intanto vedi di procurarle dei vestiti da mettere indosso, le è stato tolto tutto, chiunque altro sarebbe crollato molto prima."

"Domattina le farò avere i suoi, dopo che li avranno perlustrati a fondo. Stavolta non commetteremo errori."

In quel momento scorgono la sua figura venire verso di loro, ha le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo smarrito, come se le sue gambe si muovessero per riportarla da loro ma il suo cervello fosse altrove. Giovanni non resiste e le corre incontro, stringendola a sé.

"Mi hai fatto preoccupare, accidenti." le sussurra fra i capelli ma lei non da segno di averlo sentito, anche se si lascia stringere, con dolcezza.

"Giulia, stai bene?" Joele si informa sul suo stato e lei volta appena lo guardo per poi tuffare il viso sul petto di Giovanni, perché quel rifugio, nonostante tutto, è la sua casa. Rientrano in casa e senza una parola Giovanni la porta in camera, porgendole una tuta, perché si possa cambiare.

"Domani ti restituiscono i tuoi vestiti, stavolta sul serio, se vuoi ti lascio sola e vado a dormire da un'altra parte."
Lei alza lo sguardo e scuote la testa, non riesce a restare sola, non stanotte. Si cambia davanti a lui, restando in slip, mentre Giovanni la guarda cercando di sopprimere la voglia di stringerla a sé e colmare quel vuoto fra loro. Una volta rivestita afferra la sua mano e lo trascina sul letto, andando a sdraiarsi sul suo fianco, mentre lui, non trovando opposizione, la avvolge con le sue braccia.

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