Parte Terza - Capitolo 9

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Quando si sveglia, Giovanni non è accanto a lei. Si mette a sedere nel letto ancora confusa per la miriade di emozioni provate in quegli ultimi giorni, le sembra di vivere come in un sogno. La testa ancora le ronza fastidiosamente, come se tutta la pressione che ha subito si concentrasse lì. Si stiracchia, allungando le braccia e godendo della sensazione che le da allentare un po' la pressione sui muscoli doloranti, avrebbe bisogno di un massaggio in tutto il corpo, perché non c'è un centimetro di pelle che non le dolga. Sospira e posa i piedi nudi sul freddo pavimento, sentendone subito il beneficio. Le è sempre piaciuto camminare scalza, fin da ragazzina e sentire il contatto con il terreno, lo faceva spesso nei prati che circondavano gli istituti dov'era parcheggiata. Ora, senza indossare le ciabatte, coperta dalla maglietta di Giovanni ed un paio di suoi boxer, si sposta in cucina, perché lo stomaco inizia a mandarle segnali del bisogno di essere riempito. La cucina è vuota e la casa sembra silenziosa, ma alzando il viso e scrutando fuori, attraverso le finestre, vede Joele e Giovanni che discutono. Non può sentire le loro parole e fatica a leggere le loro labbra, perché sono girati di spalle, ma i segni dei loro corpi sono inequivocabili, c'è della tensione fra loro. Joele cerca di mantenere la calma e con la mano appoggiata sul braccio di Giovanni, cerca di convincerlo di qualcosa. La può avvertire la tensione sulle spalle del ragazzo che ama, sono rigide e può notare le vene del collo gonfie per lo sforzo di trattenersi. Si allontana da Joele e sembra urlargli qualcosa e per un attimo vede il suo viso e la paura le pizzica il cuore. Il volto è contratto ed i suoi occhi sono colmi di disperazione, tanto che vorrebbe correre fuori ed abbracciarlo, perché intuisce quanto stia soffrendo e quanto la sera prima abbia evitato di caricarla delle sue preoccupazioni.

"È da un po che stanno lì fuori, non sembra una buona cosa."

Sussulta sentendo la voce di Miriam e si volta verso di lei.

"Scusa, non volevo spaventarti. Vuoi un po' di caffè? L'ho fatto da poco ed è ancora tiepido."

Giulia accetta la tazzina che Miriam le porge e afferrato un pacco di biscotti dalla dispensa, siede vicino alla collega, non staccando gli occhi dalla scena che avviene oltre le finestre.

"Non so quale sia il problema, credo che Giovanni sia stufo di questa immobilità e voglia agire in qualche modo, non sarà facile fargli cambiare idea."

Giulia rabbrividisce, conosce bene la sua caparbietà e non desistera' tanto facilmente, qualsiasi cosa abbia nella testa.

"È un bravo ragazzo, ma sta soffrendo troppo e spesso la sofferenza porta a fare cose che non vorremmo."

"Come vorrei che fosse tutto finito, non sarà facile raccontargli di suo fratello, di quanto sia spietato, ma dovremo affrontarlo, non posso permettere che diventi come lui."
Miriam le carezza leggermente la spalla, per farle sentire la sua vicinanza.

"Abbiamo affrontato tante emergenze, uniti, ma stavolta è qualcosa che ci tocca troppo da vicino, tu sei troppo coinvolta e devo chiederti di tenerti fuori da quello che decideremo come squadra."

Sapeva che sarebbero arrivati a questo punto e si sente impotente, perché non riesce ad aiutare nessuno, in quel modo.

"Parlerò con Joele, vorrei solo essere tenuta al corrente, per favore."

"Certo Giulia, sei sempre una di noi."

Ringrazia Miriam con lo sguardo, mentre sorseggia il suo caffè e cerca di buttar giù qualche biscotto, anche se la fame le è passata.

"Posso farti una domanda? Puoi anche non rispondere se la ritieni troppo personale. Provi qualcosa per Joele?"

Miriam le sorride, senza abbassare lo sguardo.

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