Parte Terza-Capitolo 2

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Il profumo dei pini gli invade le narici, mentre cammina lentamente, le mani in tasca e la testa che gli pulsa ovattando i rumori intorno a lui. Giulia gli aveva raccontato tutto, ogni particolare di ciò che aveva scoperto, mentre avvertiva uno strano sapore metallico in bocca. Si era morso fino a farsi sanguinare senza neanche accorgersene, tanto aveva contratto la mascella mentre la tensione gli saliva lungo le braccia, fino al collo, cercando inutilmente di scioglierla massaggiandosi con forza le spalle. Era rimasto per parecchi minuti in silenzio, senza guardarla, perché non riusciva a pensare lucidamente, poi le aveva chiesto di restare solo.
Aveva bisogno di riflettere, di farlo senza il peso delle sue parole, senza che qualcuno gli chiedesse come si sentisse.
Per tutta la vita, da quando ricordasse, aveva avuto quella sensazione di mancanza ed aveva sempre pensato che fosse rivolta ai genitori che non aveva mai conosciuto, solo ora comprendeva. Era la sua parte oscura, quella che si palesava nei momenti più impensati e lo annientava, quella che gli toglieva il respiro fino a farlo annegare in quel buio liquido mentre ogni fibra del suo corpo tremava, come se qualcuno lo chiamasse a sé. Non aveva compreso fino ad allora e adesso era tutto chiaro, con un'evidenza che gli montava dentro, facendolo sentire vuoto e pieno nello stesso istante.

Era il suo richiamo.
Era l'ombra che voleva possederlo, il buio che lo attirava come un'eco lontana.

Come aveva fatto a non capirlo, a non sentirlo nelle fibre del suo stesso essere. Loro erano parte dello stesso sangue, mischiato a caso e ricomposto senza un senso logico. Qual era la sua vera natura? Era stato solo il caso a non attirarlo nel buio più oscuro o quell'oscurita' era lì ad attenderlo? Era solo questione di tempo e anche lui vi sarebbe caduto senza speranza di salvezza. Camminando era arrivato al lago, si era spinto fino alla riva immergendo i piedi nell'acqua gelida e ora ne fissava il richiamo calmo e placido, come se potesse scivolarvi dentro e lasciarsi avvolgere. Come sarebbe stato facile farsi conquistare da quella piatta distesa e scomparire nel nulla, senza più provare nessun tipo di dolore, senza più domande. C'è qualcosa che lo trattiene, qualcosa di così forte che sovrasta il nero di quelle acque e che gli manda lampi di consapevolezza nella testa, qualcuno da proteggere, forse anche da sé stesso. Deve tornare da lei e dirle quello che lo terrorizza e chiederle perdono, perché non è capace di porvi rimedio. Percorre a ritroso la strada per uscire dal bosco, arriva alla casa e si ferma sulla soglia, ansimando. Lei è rannicchiata sul divano, il portatile appoggiato sulle gambe e appena lo sente arrivare alza lo sguardo e gli sorride, come se il solo vederlo appoggiato a quella porta avesse riempito lo spazio intorno della sua presenza.
Lui ricambia il sorriso, perché tutto ha un senso fra di loro, perché per quanto possa cercare non troverà mai nessuno che riempia i suoi spazi come fa lei, che annulli la percezione del dolore, che calmi la sua ansia.

"Sei tornato, temevo non l'avresti fatto. Mi spiace, non possiamo tornare indietro ma possiamo cercare di dare un senso a tutto questo e porvi fine."

Giovanni siede accanto a lei, lasciando che la testa di Giulia si appoggi sulla sua spalla, aspirandone il profumo, baciandola fra i capelli.

"Dimmi che non sono come lui, dimmi che vedi qualcosa di buono in me, non potrei sopportare di vedere la paura nel tuo sguardo."

Solleva il viso per cercare nei suoi occhi quell'incrollabile certezza che l'ha sempre attratta verso di lui, quella sensazione che non possa esserci dubbio alcuno.

"Un giorno mi hai detto che non sarò mai come mia madre, che non è il dna a decidere ciò che siamo, come ci comportiamo. Ti dico la stessa cosa, non potrai mai essere lui, perché hai scelto di essere luce e questa luminosità ti porta verso gli altri. Non permettere che quello che pensi adesso possa cambiare la tua percezione."

Giulia ha il viso rivolto verso di lui e gli occhi che vibrano di sincerità e quella incrollabile certezza la sente anche lui fin dentro lo stomaco.

"Lo avverto, sento come se fosse dentro di me ed è terribile. Non possiamo sapere cosa l'abbia portato ad essere quello che è ora, non riesco a giudicare, non ne sono capace. Sarei potuto essere io ad avere quel destino e forse sarei come lui, ora."

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