Parte Terza - Capitolo 12

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Miriam la raggiunge, trovandola seduta in terra, singhiozzante.
Meno male che ha avuto la prontezza di salire in sella alla moto e inseguirla, Giulia non ha idea di dove si trovino e senza punti di riferimento le sarebbe stato impossibile tornare al rifugio da sola. Siede accanto a lei e la stringe fra le braccia. Non capisce perché aver scoperto l'identità di Joele la sconvolga tanto, intiusce che sia qualcosa legato al suo passato e non fa domande. Le preme solo tranquillizzarla e riportarla al rifugio, perché li non sono al sicuro. Attende qualche minuto che Giulia smetta di piangere e con rabbia si asciughi gli occhi con il dorso delle mani.

"Dobbiamo rientrare."
Intuisce che la ragazza non sia in grado di guidare nelle sue condizioni e decide di lasciare lì la moto, tornerà a prenderla poi.
La aiuta a salire in macchina e guida fino a casa, mentre Giulia è chiusa in un mutismo assoluto. Quando scendono lei la segue silenziosa, senza che nessun suono esca dalle sue labbra. Le prepara una calmante, perché crede ne abbia bisogno e le porge la pillola e il bicchiere.

"Forza, prendi, ti sentirai meglio." lei non oppone resistenza e ingoia la pillola con tutta l'acqua.

"Vuoi andarti a stendere in camera?" Giulia annuisce e lei la segue fino alla stanza da letto, aspettando che si infili sotto le coperte, carezzandole dolcemente i capelli fino a che non si è assopita. Passano parecchie ore senza che Giulia riapra gli occhi, complice il silenzio che regna in casa e il calmante che ha assunto. Quando le macchine si fermano nel piazzale e le ruote scricchiolano sui pietrini producendo un forte stridio, apre gli occhi, i suoi uomini sono tornati. Siede in mezzo al letto e tende l'orecchio, con il cuore che le balla nel petto.
La prima voce che avverte è quella di Joele, non afferra quello che dice perché è troppo bassa e sussurrata, mentre parla con Miriam. Probabilmente lei lo sta mettendo al corrente di quanto accaduto in mattinata e lui la sta ragguagliando su quanto successo a loro. Non ha idea di come siano andate le cose e trattiene il respiro fino a che la voce di Giovanni non le arriva alle orecchie, come una carezza.

"Dov'è ora?"

"In camera, ma non credo voglia parlare con nessuno." sente Miriam rispondergli e la ringrazia mentalmente, ancora non è pronta ad affrontarli, anche se il sollievo di saperli vivi supera persino la rabbia che prova.

"Vado a parlarle." Giovanni è deciso ad entrare in camera ma Miriam lo blocca.

"Vado io, è meglio non agitarla troppo, non è stata bene oggi."

Quando entra in camera Giulia è in piedi vicino alla finestra, come se l'aspettasse.

"Voglio vedere entrambi."
Ha parlato senza voltarsi, continuando a fissare fuori dalla finestra.

"Insieme, sei sicura?"

"Si, falli entrare."

La stanza è in penombra e quando i due uomini mettono piede dentro, la trovano accanto alla finestra e si gira non appena sente il rumore dei loro passi. Ha i capelli sciolti che le ricadono mossi intorno al viso pallido e tirato. I suoi occhi, nonostante la poca luce che regna nella stanza, sono accesi di rabbia e delusione.

"Non voglio sapere dove siete stati e cosa avete fatto, non ve lo chiederò. Sono stanca di bugie e sotterfugi, fino a che non deciderete di essere sinceri con me, non abbiamo altro da dirci."

Si guardano Joele e Giovanni, perché si è rivolta ad entrambi e la delusione e la freddezza si possono leggere nel suo tono di voce e nelle sue parole.

"Giulia, lascia che ti spieghi..."

"No!" ha fermato le parole di Giovanni con un gesto deciso della mano, avvicinandosi a lui.

"Non voglio sentire altro. È vero, anche io ho accettato per anni di vivere nella menzogna, ma con te sono sempre stata sincera, hai sempre avuto tutto di me. Non permetterò più di essere esclusa dalla tua vita e dalle tue scelte."
L'ha guardata negli occhi e nonostante la rabbia che vi ha letto dentro non ha potuto fare a meno di trovarla bellissima e di essere fiero di lei.

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