Il coach ce l'aveva a morte con me, ma d'altra parte quello era davvero l'ultimo dei mei pensieri.
Mi ero andato a comprare un maglione e un cappotto ad un prezzo decente dove non lavorava lei, o sarei esploso. Avevo una rabbia in corpo in grado di buttare giù un muro con un solo pungo.
Avevo restituito il giubbotto a William e parlato con Ryan che era rimasto senza parole per dieci minuti buoni. Voleva me ne andassi, diceva che non mi avrebbe fatto bene stare lì con lei che mi evitava, ma non potevo, non ne ero capace. Il mio cuore non aveva smesso di provare ciò che provava nonostante la lontananza e la delusione.
Non ero ossessionato da lei, era tutt'altro, era un sentimento sincero e indimenticabile che sapevo anche lei provava.
Oltre a sapere dove lavorava e conoscere il suo amico Miles, per me era ancora un mistero per quale motivo fosse venuta ad Ottawa.
Il telefono mi distrasse da i miei pensieri. Lessi il nome di Honey sullo schermo e per la prima volta, dopo mesi, risposi ad una delle sue chiamate.
"Voglio parlare con lei", disse senza neanche aspettare che dicessi pronto.
Feci un sorriso triste, "Honey, tesoro. Non so dove sia adesso. A malapena vuole vedermi".
"Ma ha il dovere di dirmi qualcosa e io il diritto di starla a sentire, io..."
"Honey", la chiamai quando sentii la sua voce incrinarsi.
"Ti terrò informata sulla situazione", le dissi "Ma non posso starle attaccato addosso. Dopo tutto sono arrabbiato con lei e nelle due occasioni in cui l'ho vista mi ha trattato come uno sconosciuto".
La sentii tirare su con il naso: stava piangendo.
"Come può aver fatto un gesto simile?", mi chiese, mi stava venendo il magone. Honey era una delle persone più dolci e solari sulla faccia della terra, tra tutti era quella che meno se l'era meritato.
"Okay", mi disse e rimasi in silenzio ad aspettare che dicesse qualcos'altro.
"Marcus", mi chiamò con una voce bassissima e rotta dal pianto.
"Come stai?", mi chiese.
Feci un sorriso privo di divertimento.
"Un casino", dissi poi e il suo silenzio mi fece capire che capiva. Honey lo capiva davvero.
"Tu?".
"Vorrei fossi qui", disse in un sussurro. Cazzo, lei era davvero migliore me. Aveva cercato di consolarmi i primi giorni quando ero tornato a Santa Cruz, aveva provato a starmi vicino, ma io l'avevo respinta silenziosamente, fin quando aveva smesso di cercarmi oltre le rare volte in cui ci vedevamo e si era sempre di più avvicinata a Ryan, che si era mostrato un ottimo amico per entrambi.
"Mi manchi anche tu", risposi piano.
"L'aveva detto", disse lei a un certo punto.
Corrugai la fronte non capendo.
"Una volta, appena conosciute, aveva detto qualcosa su Ottawa, ma chi lo immaginava, voglio dire... è assurdo".
Annuii. Perché io non ne sapevo niente? Vedevo Ottawa come la città più lontana in cui Arthemsis potesse andare.
Non risposi. Aspettai che mi salutasse e rimisi il cellulare in tasca.
Anche se lo avessi saputo non sarei mai venuto a cercarla, per cui mi dimenticai di quel dettaglio e proseguii la mia mattinata senza un vero scopo.
Avevo detto a William che mi sarei fermato a tempo indeterminato e di tenermi la stanza e lui lo fece senza problemi perché sembrava non avere tanti clienti. L'unico problema era che io non potevo spendere tutti i miei soldi in quella locanda o sarei rimato al verde.

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COME FIOCCHI DI NEVE
RomanceSEQUEL Ricomincia. Accetta. Dimentica. Dimenticare, ecco cosa voleva Marcus. Poter riprendere in mano la sua vita dopo un dolore così letale. Da quando lei se n'è andata, Marcus ha tagliato fuori tutti, giorno e notte si allena con il surf per pot...