26. Per me e per nessun altro

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Avrei sinceramente voluto avere abbastanza forza di volontà da poter uscire da quel bagno una volta aver finito di parlare con lei, ma la verità era che proprio non ne volevo sapere di lasciarla sola, e non perché avesse bisogni di me, ma io avevo bisogno di lei, di starle vicino, di sentire il suo calore e vedere la sua pelle d'oca ogni volta che la sfioravo.

Ormai era a mollo da un'ora, l'acqua non era più così calda, ma c'era ancora sufficientemente schiuma da coprirle il corpo.

Non avevamo parlato molto a dire la verità, c'erano stati un sacco di sguardi, quello sì, ma non si sentiva altro che lo scrosciare dell'acqua e il silenzio di uno e dell'altra. Miles era venuto a bussare e io mi ero fiondato verso la porta dicendogli che se si fosse permesso di mettere piede in quel bagno gli avrei cavato gli occhi io stesso.

Arthemsis aveva riso, ma sapeva che non stavo scherzando.

"Ne ho abbastanza", disse poi e aprì l'acqua facendo andare via quella tiepida che l'aveva accolta per più di un'ora.

"Aspetta che io esca almeno", le dissi vedendo il livello dell'acqua scendere.

"Mi hai già visto senza vestiti", mi rispose tirando fuori la stessa frase che avevo usato contro di lei.

"Il contesto era ben diverso".

"Marcus... perché prima hai chiuso gli occhi?", mi chiese poi all'improvviso, mentre prendevo l'accappatoio da lasciarle sul bordo della vasca.

La guardai chiedendomi se davvero volesse rispondessi a quella domanda, ma lei continuò a fissarmi seria.

"Non ti guarderei, né ti sfiorerei con un dito almeno che non sia tu a volerlo e prima chiaramente non volevi", le spiegai e mi voltai intento ad andarmene quando vidi che tirò di nuovo lo scarico per far andare via l'acqua.

"Resta, Marcus", mi chiamò. Mi fermai a pochi centimetri dalla porta e lasciai andare un sospiro, se voleva farmi impazzire ci stava riuscendo alla grande.

"Non ho autocontrollo, A", le dissi.

"Mi serve il tuo aiuto".

Il freddo doveva averle dato alla testa. Non potevo guardarla, non potevo toccarla o non mi sarei più fermato e lì sì che sarebbero stati guai, ma lei lo sapeva, quindi perché continuava a provocarmi.

"Puoi guardarmi, Marcus. Voglio che mi guardi".

Esitante sollevai le palpebre e la vidi ancora nella vasca con l'acqua che stava pian piano andando via. Mi stava dando la schiena e aveva ancora della schiuma sulle spalle e intorno al collo. Afferrai la spugna che mi aveva allungato e poi si voltò coprendosi il seno.

Doveva avere davvero tanta fiducia in me se credeva che non avrei perso il controllo proprio ora.

Le passai la spugna delicatamente sulla schiena, ignorando ogni centimetro del suo corpo che non fosse il punto dove avevo il permesso di guardare. Rimanemmo in silenzio, si sentiva solo il ritmo del mio cuore impazzito e i sospiri di Arthemsis.

Stavo impazzendo.

"Ecco", le dissi una volta che la sua pelle fu lucida e bagnata senza nessuna traccia di schiuma.

"Grazie", rispose timidamente e senza che me lo dovesse dire mi voltai per lasciarle lo spazio di uscire dalla vasca.

La sentii muoversi, io rimasi immobile con gli occhi chiusi. Capii che si stava infilando l'accappatoio e un secondo dopo sentii il suo corpo vicino al mio. Feci dei respiri profondi, ma il suo profumo mi stava fottendo il cervello e fui costretto ad aprire gli occhi per piantare le mie iridi scure su di lei.

COME FIOCCHI DI NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora