21. Brividi di gioia

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"Sei sparito!", gridò Diego sopra l'assordante musica di Taylor Swift, non riconobbi né la canzone, né l'album.

"Ero fuori con Arthemsis", gli dissi raggiungendolo in cucina.

"Lo sappiamo", mi rispose Diego sorridendo "Era un test per capire se avessi detto la verità".

Simpatico.

"Vuoi qualcosa da mangiare?", mi chiese e io annuii, stavo morendo di fame.

"Scegli una pizza che la ordiniamo".

Feci come mi aveva detto e mi proposi di chiamare la pizzeria che avrebbe preparato le due pizze per le otto, avevo giusto il tempo di farmi una doccia.

"È andato tutto bene?", mi domandò fermandomi in corridoio. Alzai le spalle, non sapevo neanche io com'era andata.

"Posso chiederti una cosa che so dovrebbe essere lei a dirmi?", chiesi a Diego e lui annuì spegnendo la musica. Ci sedemmo sul divano e mi misi comodo, ormai rinunciando alla doccia.

"Quando Arthemsis è arrivata qui, come vi ha conosciuti?".

L'espressione di Diego mi fece capire che era indeciso se parlarne o meno, ma poi cedette.

"Come ci ha conosciuti o com'era lei?", mi chiese e mi beccò in pieno, ma optai per la prima. Volevo fosse lei a dirmi tutto il resto.

"Una volta è venuta al bar dove lavora Miles", mi spiegò "Da sola. Quando l'ho vista le sono andato subito incontro", mi lanciò uno sguardo, ma io rimasi impassibile.

"Non guardarmi così", mi disse e alzai un sopracciglio.

"Come ti sto guardando?", chiesi confuso.

"Come se ti avessi rubato la donna", mi spiegò e alzai le spalle lasciandolo proseguire.

"Fatto sta che avevamo appena finito di suonare io e la band e lei mi era sembrata entusiasta, così abbiamo iniziato a parlare, le ho offerto da bere ma non voleva, per cui ho deciso di rimanere sobrio anch'io per stare a sentire tutto quello che aveva da dire, che in realtà non era molto", mi spiegò e riuscii a immaginare perfettamente la scena.

"Parlava di cose estremamente superficiali, ma sembrava sconvolta... sembrava lo facesse per mascherare tutto il casino che si portava dietro", proseguì.

"Hey, Corvo", disse rivolgendosi alla gatta. Yuki gli soffiò, ma la prese comunque sotto braccio e iniziò ad accarezzarle la pancia.

"Ha iniziato a parlare di un ragazzo, chiaramente si trattava di te, ha iniziato a descriverti nei minimi dettagli e poi è scoppiata a piangere, così dal nulla, ricordo ancora che mi stava dicendo qualcosa su una tavola da surf, ma la voce le si è incrinata e ha smesso. È stata una serata assurda, amico", mi disse e mi si strinse il cuore, la tavola da surf che desiderava tanto. Gliel'avevo comprata mettendo da parte un po' di soldi che avrei dovuto usare per l'appartamento, infatti quando poi mi aveva detto di voler condividere le spese avevo tirato un sospiro di sollievo, avrei voluto prenderla e baciarla, ma avevo dovuto fare il gradasso indipendente.

"L'ho accompagnata a casa e le ho lasciato il mio numero, ma non aveva il cellulare. Che poi, chi non ha un cellulare?", mi chiese senza aspettarsi una risposta "Mi ha detto che era arrivata da poco ad Ottawa e stava cercando una sistemazione più... sicura".

Yuki si scostò da Diego che le fece la linguaccia e si appoggiò sulle mie gambe. Feci un sorriso e iniziai ad accarezzarle la testa.

"L'ho lasciata dopo essermi assicurato che stesse bene, sono tornato a casa e ho proposto a Rowan di affittare l'appartamento ad un ospite in più. Lui ha subito accettato e da lì non ho fatto altro che aspettare fosse lei a chiamarmi".

COME FIOCCHI DI NEVEWhere stories live. Discover now