"Allora, andiamo da Miles per le nove", annunciò Diego varcando la porta del suo appartamento. Io mi voltai di scatto staccando gli occhi dal libro che avevo in mano e lo guardai curioso.
"Arthemsis vuole che passiamo una serata tutti insieme. Quella ragazza è proprio strana", disse, poi scomparve in corridoio, andò in bagno e sentii l'acqua della doccia scorrere.
Una serata tutti insieme, ma davvero?
Ripresi a leggere il libro che avevo in mano senza capirci più niente. L'avevo aperto senza neanche leggere il titolo, non mi stava piacendo in ogni caso, ma per un'ora mi aveva aiutato a stare nella mia tranquillità mentale, in pace e in silenzio. Ero rimasto calmo, proprio come lo era la neve che cadeva in strada a quell'ora della sera.
Non avevo mai detto ad Arthemsis che detestavo il giorno del mio compleanno, ma speravo con tutto me stesso che fosse una cosa che si era tenuta per sé, sempre che fosse quello il motivo di quella serata tra amici. Forse era solo una coincidenza. Fatto stava che poco importava, perché erano le otto e per la prossima ora avrei avuto l'ansia come peggiore compagna di vita.
Dopo la giornata precedente, non l'avevo più vista, ma avevo avuto un fascicolo immaginario pieno di domande a cui rispondere da parte di Rowan e Diego, che da quel che avevo capito erano rimasti insieme ad aspettare che tornassi.
Mi spaventai quando vidi Yuki arrivare dal nulla, saltò sul divano e iniziò a miagolare. Le accarezzai la testa, aveva il pelo lungo eppure non trovavo mai in giro per casa tanti peli.
"Sai, credo che un po' io e te ci somigliamo".
Mi fiondai sotto la doccia non appena Diego uscì dal bagno e quasi non mi resi conto del tempo che passò. Sentivo l'acqua bollente scorrermi sulla pelle e passai le dita sul mio tatuaggio, lei avrebbe perso la testa se lo avesse visto, di quello ne ero certo. Mi sciacquai i capelli dopo due lavaggi di shampoo e uscii dalla doccia troppo in fretta rispetto al mio solito. Ma dovevo ancora capire come vestirmi e avevo un'irrazionale paura di fare in ritardo.
Voglio dire, a chi importa?
Uscii dal bagno con i capelli già asciugati e sistemati, perché non volevo neanche sperimentare la boccata d'aria gelida una volta che avrei aperto la porta e sarei arrivato in corridoio. Strinsi bene l'asciugamano intorno alla vita ed entrai subito in camera mia dove il riscaldamento era più alto rispetto che nelle altre zone della casa.
"Marcus", alzai lo sguardo di scatto e mi fiondai di schiena contro la porta che si chiuse di colpo. La guardai nei suoi occhioni marroni e lessi un pizzico di divertimento nel suo sguardo. Mi ricomposi e incrociai le braccia al petto. Non mi vergognavo del fatto di essere quasi nudo davanti a lei, nonostante fosse passato tanto tempo, non era la prima volta e amavo vederla in imbarazzo come lo era in quel momento. Spostò lo sguardo da me con le guance arrossate e io mi curai bene dal coprirmi il tatuaggio sul fianco.
"Scusami", disse "Diego ha detto che..."
"Mi hai già visto anche senza asciugamano, Arthemsis", la interruppi. Il cuore mi batté forte nel momento in cui mi avvicinai a lei, che ora mi dava le spalle. Sentii il suo profumo di orchidea darmi al cervello e un disperato bisogno di sentire il suo corpo contro il mio si fece spazio nel mio petto.
"Che ci fai qui?", le sussurrai a un centimetro dall'orecchio. Lei non si scostò come credetti, rimase ferma e vidi la pelle d'oca sulla sua spalla nuda. Le facevo ancora lo stesso dannato effetto che lei faceva a me.
"Gli altri non lo sanno", disse voltandosi piano con il corpo. I suoi occhi incrociarono i miei, ma poi li vidi puntarsi sulle mie labbra.
"D-Del tuo compleanno".

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COME FIOCCHI DI NEVE
RomanceSEQUEL Ricomincia. Accetta. Dimentica. Dimenticare, ecco cosa voleva Marcus. Poter riprendere in mano la sua vita dopo un dolore così letale. Da quando lei se n'è andata, Marcus ha tagliato fuori tutti, giorno e notte si allena con il surf per pot...