49. Lui era qui

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Provavo sentimenti contrastanti, forti e fastidiosi.

E, sinceramente, di tutta quella confusione non sapevo più cosa farmene.

Ma nemmeno davanti a lei, mentre si infilava il pigiama, il mio cuore trovava una risposta a quale fosse l'origine di tutto quel chiasso nella mia testa.

Sentii bussare alla porta della mia stanza e aspettai che A fosse vestita prima di andare ad aprire. I due occhi ambrati di Ella incontrarono i miei scuri e capii subito cosa voleva. Così lasciai Arthemsis in camera con Yuki che se ne stava tranquilla nella mia parte del letto e sgattaiolai fuori dalla porta.

Il corridoio era buio ed Ella già vestita e pronta per andare. Lanciai uno sguardo alla camera di Honey, ma la porta era chiusa e la luce spenta.

"Rowan mi accompagna a casa", mi disse sussurrando.

Annuii e si strinse la sciarpa attorno al collo prima di parlare ancora.

"Non credevo venisse", esitò e cercò una rassicurazione nel mio sguardo, "Non credevo che Arthemsis le avrebbe dato il permesso di venire".

Annuii di nuovo perfettamente consapevole di cosa volesse dire.

"È successo tutto così in fretta, Ella. Un giorno mi dice che non vuole avere niente a che fare con i ragazzi, il giorno dopo si perdona e da a tutti una seconda chance", le spiegai. Con lei potevo essere sincero, se volevo che i ragazzi mi prendessero sul serio dovevo stare dalla parte di A e lo ero, ma non potevo negare che una parte di me era contrario alla velocità con cui Honey era piombata qui.

"Lo so", disse, "Ma stasera l'ho vista felice", commentò poi e mi rivolse un sorriso. "Davvero, io credo che questa... cosa sia la migliore che le sia mai accaduta da quando ti ha lasciato, Marcus".

La guardai per qualche secondo, cercando di convincere me stesso che fosse davvero così, poi salutai Ella non appena vidi Rowan sbucare infondo al corridoio con Diego, mi fecero entrambi un cenno poi uno entrò in camera e l'altro uscì dalla porta d'ingresso.

Piombò il silenzio, presi fiato e guardando la porta della camera di Honey, entrai in camera con Arthemsis che tentava invano di accarezzare Yuki.

"Sai, Corvo ti dona proprio come nome", le disse mentre la gatta venne verso di me.

La presi in braccio solo per farla uscire, l'ultima cosa che volevo era trovare Yuki e Arthemsis fare la lotta nel bel mezzo della notte.

"Non le piace essere chiamata così", commentai con un sorrisetto sulle labbra.

La raggiunsi a letto, infilandomi una t-shirt più pesante, come al solito A era praticamente nuda, indossava delle mutandine in pizzo e una canottierina abbinata, i ricci sparpagliati sul cuscino mentre era a pancia in su stesa sul materasso.

Le lasciai un bacio sulla spalla, la sua pelle era morbida e liscia e un desiderio bruciante si impossessò di me nel giro di pochi secondi, lasciai scendere la mia mano lungo il suo corpo.

"D'accordo, senti", le dissi contro le sue labbra.

"Non voglio essere scortese", sussurrai, "Ma desidero scoparti in questo letto da quando sono arrivato ad Ottawa".

Arthemsis mi guardò sorpresa e ricambiò il mio sguardo desideroso.

"E cosa ti trattiene dal farlo?", mi chiese e ogni forza di volontà crollò. Le presi le labbra tra i denti e un gemito immediato le scappò.

"Non sarò delicato, tesoro", sussurrai. Non quella sera, quella sera avevo solo voglia di avere il suo corpo e farla godere. Stasera sarebbe stato solo sesso ed elettricità tra noi.

COME FIOCCHI DI NEVEWhere stories live. Discover now