46. Hai in mente qualcosa, Klein?

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Quando entrai in cucina gli occhi di Diego si puntarono su di me e fece per dire qualcosa, ma si bloccò quando vide Arthemsis alle mie spalle.

"Buongiorno, Diego", lo salutò lei e si diresse verso il frigo dal quale prese del latte freddo e se lo versò in un bicchiere.

"Non sapevo ti fossi fermata qui", disse lui con una tazza di caffè fumante in mano e un piatto di solo bacon davanti a lui.

"Sì, ieri sera siamo rientrati tardissimo", spiegò, "Ho dormito con Marcus", gli disse e Diego alzò un sopracciglio sorpreso.

"Avete dormito o..."

"Abbiamo dormito", lo interruppi, sapevo che non aveva scrupoli a chiedere e non lo biasimai, ma non volevo raccontargli della notte precedente, era stato così intimo e dolce che solo a pensarci mi sembrava di invadere la privacy di quel momento.

Arthemsis mi passò una tazza di caffè, ma rifiutai. Quella mattina non ne avevo voglia, piuttosto presi una mela dal cesto della frutta e la tagliai a spicchi insieme ad una banana.

"Mister Salutare", commentò Diego e riprese a mangiare il suo bacon.

Facemmo colazione insieme e raccontammo a Diego della giornata precedente, o meglio della serata precedente, evitando la parte in cui ci buttammo in mare in intimo. Non sapevo proprio come nessuno dei due era riuscito a non beccarsi neanche un raffreddore.

"Vado a vestirmi", disse poi A, alzandosi dalla sedia-bar in cucina. Aveva ancora addosso i miei boxer, ma la mia maglietta era abbastanza lunga da coprirle il culo che sapevo che Diego non avrebbe guardato. In ogni caso non mi andava a genio che andasse in giro mezza nuda per casa.

Arthemsis uscì dalla porta e rimasi da solo con il nostro amico che mi guardava come se volesse conoscere la storia della mia vita.

"Allora?", mi domandò.

Gli sorrisi e feci finta di non capire cosa mi stava chiedendo.

"Allora cosa?", domandai alzando le spalle.


"Lo scopo della gita", disse annoiato, "Ha funzionato?".

Lo lasciai in attesa mentre finivo la mia macedonia e poi con il cuore che esplodeva nel petto risposi.

"Si è perdonata".

"Sì!", gridò Diego facendo scattare in piedi Yuki che si era accomodata nella sua cuccia.

"Qualcuno faccia partire Style!"


Quando Ryan mi chiamò mi disse l'unica cosa che credevo non avrei mai sentito da lui.

"Mi manchi, Klein. E voglio vederti".

"Wright, sai che non posso tornare", gli spiegai, ma anche lui mi mancava davvero tantissimo.

"Ma posso venire io", disse tutto d'un fiato e le mie orecchie si chiesero se avessi sentito bene.

Lui ad Ottawa? Significava che avrebbe dovuto portare anche Honey e Honey Courtney e Courtney Lio ed era la lista di persone che Arthemsis non sarebbe stata pronta a vedere, non così.

"Ryan non posso lasciartelo fare", risposi dispiaciuto guardando la neve cadere fuori dalla vetrata del soggiorno, "Inevitabilmente vorrebbe venire anche Honey".

"È questo il punto, Klein", disse poi "Non riesco più a contenere il suo entusiasmo, ha detto a tutti della chiamata e ora si è messa in testa che vuole vederla".

Quello era un cazzo di problema. Non sapevo se Arthemsis fosse pronta e, in tutta sincerità, avevo paura a chiedere.

"Quindi saresti capace di lasciare venire Honey da sola?", gli chiesi capendo il suo vero intento, la vera direzione che la conversazione avrebbe preso.

COME FIOCCHI DI NEVEWhere stories live. Discover now