25 - CONVERSAZIONI AL CHIARO DI LUNA

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La notte era tranquilla, silenziosa e quasi inquietante.

Ogni abitante sull'Olimpo sapeva cosa stava accadendo ed erano tutti abbastanza inquieti, non solo per la presenza dei semidei a palazzo ma anche per le implicazioni che poteva portare. Speravano che andasse tutto bene.

Anche il mondo dei mortali era silenzioso. No, non silenzioso. Immobile. Le Parche avevano congelato il tempo e, se il sole continuava a sorgere e a tramontare, le piante avevano smesso di crescere, i mortali e gli animali avevano smesso di muoversi e i fiumi non scorrevano più.

Chiunque si fosse messo vicino al bordo dell'Olimpo e avesse provato ad ascoltare cosa stava accadendo nel mondo mortale non avrebbe sentito o visto niente tanto era silenzioso.

Anche la cittadina e il palazzo dell'Olimpo erano silenziosi, ma di certo non dovuti alla magia delle Parche e di certo non grazie al sonno.

Molti degli dei si rigiravano semplicemente nel letto, cercando di addormentarsi ma senza effettivamente riuscirci, mentre altri stavano riflettendo apertamente su quello che avevano sentito e visto durante quella giornata così strana. I pochi dei che effettivamente dormivano non lo facevano per necessità, ma solo per piacere, visto che gli dei non avevano propriamente bisogno di dormire.

Tra quelli che non provava neanche a dormire c'era il dio degli Inferi, seduto sul divano dei suoi alloggi davanti al camino acceso. Le ombre che le fiamme formavano sul suo viso sembravano enfatizzare i lineamenti del dio, facendolo sembrare più vecchio, amareggiato e minaccioso. Si rifletteva nei suoi occhi, dando un bagliore rossastro a quei pozzi neri come l'oscurità stessa.

Ade stava pensando molto a quello a cui aveva assistito oggi, e non era di certo poco. Tra le cose più incredibile, di certo, c'era il fatto che i semidei sembrassero rispettarlo. Sia la figlia di Atena che il figlio di Poseidone non avevano esitato a difenderlo o a scusarsi con lui quando avevano detto qualcosa di irrispettoso nei suoi confronti, cosa che praticamente nessuno aveva mai fatto fino ad allora, eccezion fatta per Estia e Persefone,

Oltre a quello, però, c'era anche qualcos'altro che lo aveva stupito, e non in senso positivo. La presenza di suoi figli nel futuro, infatti, turbava il dio degli Inferi, ma non per le stesse ragioni che turbavano suo fratello e altri dei dell'Olimpo, bensì perché questo stava a significare che aveva tradito Persefone e che poteva essere diventato come i suoi fratelli.

Ade si ritrovò a sperare che la causa fosse di nuovo la stessa che aveva portato alla nascita di Nicolò, perché non poteva davvero immaginare di aver tradito la sua amata di nuovo e di sua spontanea volontà. Amava Persefone, e dopo tutto quello che era successo si era ripromesso sia all'inizio e nei tempi più recenti si era ripromesso di amarla e rispettarla in eterno. Ma sembrava che quella promessa sarebbe stata infranta.

Ade sospirò, chinandosi in avanti e strofinandosi la fronte con una mano. C'erano così tante cose su cui riflettere e sicuramente tra le più importanti c'era l'ascesa di suo padre. La prima guerra contro i Titani era stata devastante e aveva lasciato il segno su tutti loro, che volessero ammetterlo o meno. Tra il venire mangiati dal proprio padre poco dopo la nascita e la guerra vera e propria, di certo quelli non erano momenti che avrebbero lasciato la mente di nessuno di loro.

L'oscurità rientrava tra i suoi domini, ma il dio non dimenticherà mai quella presente nello stomaco di suo padre, e non smetterà mai di temerla. Quella era un'oscurità opprimente e soffocante e solo la presenza e il calore di Estia la rendeva più sopportabile. Poi erano stati tirati fuori da Zeus e avevano dovuto affrontare i titani e il loro padre in guerra, sperimentando tutto il suo potere e la sua furia.

LETTURA ATTRAVERSO IL TEMPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora