33 - NOTTATA RILASSANTE

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Buio. Era questo il primo ricordo che aveva la dea. Normalmente era sfocato e frammentato, ma ora sembrava molto più vivido del solito.

Cercava di muoversi o di aprire gli occhi, ma i suoi muscoli erano ancora troppo deboli per fare qualcosa del genere a comando.

Sentì qualcosa accarezzarle la fronte e quella che sembrava una donna sussurrare dolcemente qualcosa. «Sei adorabile, tesoro. La mia piccola gioia. La mia piccola Estia.»

Estia. Era questo il suo nome, dunque, ma questa era l'unica informazione che la piccola neonata riusciva ancora a comprendere. Cos'era lei? Cosa avrebbe fatto? Qual era il suo scopo? Per quanto tempo sarebbe rimasta in questa forma?

A quest'ultima domanda la piccola neonata, a dire il vero, ottenne subito una risposta. Poteva sentire crescere in lei sempre più energia e potere, mentre acquistava la forza e la consapevolezza delle azioni, tutt'ora limitate, che era in grado di compiere.

Si mosse un po' tra le braccia della persona che la teneva, cercando di aprire gli occhi, ma quelli sembravano ancora decisi a non rispondere del tutto ai suoi comandi. Il suo udito, invece, era già alquanto sviluppato, perché era già in grado di percepire chiaramente i suoni che la circondavano.

Qualcosa sbatté in una parte della stanza e dei passi si avvicinarono.

«È nata?» chiese una voce, rauca e potente. Estia, pur nella sua semplicità mentale, capì che chiunque fosse appena entrato nella stanza era qualcuno di incredibilmente forte e importante, che avrebbe potuto schiacciarla con un singolo movimento della mano. I passi si avvicinavano a lei e più la misteriosa figura si faceva più vicina, più la neonata si sentiva debole e indifesa, intrappolata nella sua condizione.

«Sì, mio caro» rispose la persona che teneva Estia tra le braccia, ma sembrava essere improvvisamente nervosa in presenza di questa misteriosa presenza.

«Vorrei tenerla un momento. Per vederla meglio» disse la voce, ma c'era qualcosa di strano in essa. Non era amorevole come lo era la donna che aveva parlato fino a quel momento.

«Caro...»

«Voglio solo vederla bene.» La voce non lasciava spazio per le repliche e alle opposizioni.

La donna, esitante, passò la neonata all'altra persona, che si contraddistinse per una presa più salda e delle braccia più robuste rispetto all'altra.

La bambina, finalmente, riuscì ad aprire gli occhi e alcune immagini che si trovavano davanti a lei le apparvero in maniera sfocata. Sembrava essere un uomo, con capelli lunghi e una barba folta, ma l'immagine completa era indistinguibile. L'unica cosa chiara che riusciva a vedere chiaramente erano gli occhi, dorati e brillanti, che la scrutavano con curiosità.

La neonata non riuscì a non fare una piccola risata, cosa che sembrò stupire la persona che la teneva. Un lampo di dolcezza e tenerezza passò negli occhi della figura misteriosa, e quello che sembrava essere un sorriso gli attraversò il volto.

La piccola dea sentì mentre la sua testolina veniva delicatamente accarezzata, cosa che le fece aumentare le sue risatine e dimenare tra le braccia di colui che la teneva in braccio. Lentamente, alcuni concetti iniziarono ad attraversare la mente di Estia.

"Padre" pensò. "Lui è mio padre. E la persona che mi teneva prima è mia madre. Loro sono i miei genitori." Quando questo pensiero prese piede le sue risatine aumentarono e la piccola Estia si dimenò ancora di più. Quando la mano di suo padre le accarezzò la guancia lei la afferrò con le sue piccole manine, stringendola leggermente.

La neonata guardò nuovamente suo padre, ma questa volta quel bagliore dorato non sembrava amorevole e rassicurante. Al contrario, era pieno di rabbia e avidità, e la guardavano come se fosse la cosa più odiosa e pericolosa esistente.

LETTURA ATTRAVERSO IL TEMPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora