chi mena per primo

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Non ho mai pubblicato due storie contemporaneamente, ma è stato così difficile tirar fuori questa che non volevo chiuderla nel cassetto.
Buona lettura!
-vievie
p. s. l'intera storia è fondamentalmente basata su una trilogia di libri/film. Spero di avere la conferma che qualcun altro la conosce.

Alla neve fresca: per favore, non tornare mai più.



Jungwon cercò di aprire il cancelletto di pesante ferro battuto, e poi di richiuderlo alle sue spalle, con la maggiore delicatezza possibile. Ma quello, ostinato, nonostante tutte le sue accortezze fece un rumore d'inferno, come se fosse il preludio esterno di una casa disabitata per gli ultimi cinquant'anni, e non abitata per gli ultimi settanta. –Nonna, ma perché il cancello cigola in quel modo? Non l'hai oliato ultimamente?-. gridò.

-Certo che no!- rispose una voce da dentro la grande casa colonica, che gli giungeva da una delle finestre aperte del piano terra. –E come farei altrimenti a sentire i ladri?-.

Jungwon sospirò: –Come se i ladri passassero dal cancello- borbottò. Trasalì quando la voce della nonna rispose da dentro la casa, perentoria e dura come un tuono che porta tempesta a ciel sereno: -Ti ho sentito, sai? Avanti, entra dentro a prendere gli attrezzi, le rose non si poteranno certo da sole!-.

Nonna Kim non era mai stata l'esatta definizione di una donnina dolce e amorevole. Jungwon, a volte, aveva sentito di nonne che regalavano dolciumi ai nipoti e li prendevano sulle ginocchia abbracciandoli e raccontando loro belle storie, ma quello non era mai stato il suo caso. Anzi, era certo che la nonna fosse nata già munita di fronte aggrottata, dita nodose, schiena ricurva, e lamento pronto sulle labbra.

-Sei già arrivato in ritardo, e tra un'ora sarà troppo buio per vedere alcunché. Ma che cosa vi tengono chiusi in casa sui libri fino a quest'ora a fare, si può sapere? Sarebbe molto più utile per voi imparare qualche cosa di pratico che studiare e basta, curvi sui libri come salici!-.

Ecco, appunto. La nonna non gli avrebbe mai e poi mai regalato dolciumi, e Jungwon dubitava che fosse capace di qualsivoglia dolcezza, anche la sua mamma lo sosteneva. D'altro canto, era piuttosto brava a dare ordini come l'ottimo sergente che sarebbe potuta essere, di questo Jungwon era sicuro. Ormai, però, lui aveva capito che la strategia migliore era semplicemente ignorare il più possibile le sue parole caustiche, e mettersi al lavoro alla svelta: la nonna non lo avrebbe mai disturbato, una volta che lui avesse avuto un paio di cesoie in mano. E poi, non poteva certo dirgli che aveva fatto di nuovo tardi non perché fosse rimasto a casa a fare i compiti fino a quel momento, come lei credeva, ma perché aveva passato un'ora al telefono con il suo migliore amico, tanto presi dalla conversazione da non essersi accorti di che ore fossero fino a quando non fosse troppo tardi per fare altro che infilare velocemente un vecchio giubbotto e inforcare la bicicletta.

Nonostante tutto, a Jungwon andare dalla nonna piaceva abbastanza. Non amava zappare, raccogliere cavoli e patate o sistemare cespugli di rose finché le loro spine non gli avessero lacerato la carne delle mani, ma la casa gli piaceva moltissimo. Era incredibilmente grande per una persona sola, anche se con la sua presenza nonna Kim la riempiva senza problemi. Era una vecchia villetta a due piani, quello abitato da lei, quello riservato agli ospiti, nelle sue intenzioni, ma che perlopiù veniva usato da Jungwon quando si fermava da lei o quando sua madre non era a casa, e una soffitta, che Jungwon, dopo sedici anni, non aveva ancora finito di esplorare. Nonostante la sua ghigna, la nonna preparava sempre ottimi biscotti di pasta frolla, che inzuppati nel tè erano sempre una delizia. Durante l'inverno, il camino nella grande cucina era sempre acceso, e diffondeva nella stanza un piacevole tepore, quando Jungwon poteva fermarsi lì e lasciare che gli sciogliesse la brina sulle guance rosse dal freddo. E poi, la nonna aveva un cane dolcissimo, di razza non esattamente certa, ma che gli faceva sempre le feste ogni volta che lo vedeva arrivare.

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