i desideri

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Per i successivi due pomeriggi, la roulotte fu popolata come non lo era mai stata. La bombola del gas era sempre in funzione per alimentare il piccolo fornello, le buste di carta della pasticceria si erano accumulate in un angolo, e le cinque teste attorno al tavolo lavoravano alacremente per trovare una soluzione al loro problema. Partendo da un assioma fondamentale, l'unica cosa su cui erano tutti d'accordo:

-Io di quelli di via Paal non mi fido- ripeté Taehyun per l'ennesima volta, sgranocchiando un biscotto alla mandorla.

-Neanche io- rispose Sunoo, esasperato –Ma penso che potremmo dare loro una mano. Mal che vada, si tratterà di spostare in giro un paio di scatole-.

-E se fosse solo una trappola per buttarci tutti nello stagno?-.

-Tu scherzeresti mai dicendo che qualcuno vuole abbattere la roulotte?- ribatté Sunoo, piccato. Taehyun fu ridotto al silenzio, e fu un Mark molto prudente quello che, alla fine, diede la notizia a quelli di via Paal che li avrebbero aiutati. –Ad una condizione- precisò. –Se ad un certo punto questa storia o la vostra tregua iniziano a puzzare di truffa, noi prenderemo tutti i materiali che gentilmente vi avremo aiutato a smantellare e li butteremo anel fiume-.

Jongseong alzò gli occhi al cielo, ma alla fine si disse d'accordo: così, alla fine di quella settimana, per la prima volta la Combo al completo si trovò ai piedi del quartier generale di quelli di via Paal, anche se lo sarebbe stato ancora per poco.

Jungwon, per ovvi motivi, non era mai stato alla casa sull'albero, e per i suoi amici era lo stesso. La vista li lasciò vagamente stupefatti: si trattava di una quercia piuttosto imponenti, con rami abbastanza spessi da fornire una base d'appoggio per la costruzione di una stanza che potesse contenere quattro ragazzi della loro età. Si saliva su tramite una scaletta di corda, ma Jungwon, nonostante soffrisse di vertigini, si sentì piuttosto al sicuro: la salita poteva essere di un paio di metri e mezzo, sarebbe stato difficile farsi male cadendo da lì. In ogni caso, la casa in sé pareva solida. Non c'erano divani, anche perché nessuno sarebbe mai riuscito a farli salire fin lassù, ma ovunque erano sparsi cuscini dall'aria comoda, e il pavimento era cosparso di tappeti; c'era addirittura un angolo con un tavolino, sul quale erano poggiate un paio di bottiglie di Coca Cola e qualche sacchetto di dolciumi vari.

-Prima era un po' più decorata, ma abbiamo iniziato a portare via un po' di cose per avvantaggiarci nei lavori- esordì Jongseong a mo' di saluto, quando furono tutti saliti sani e salvi sulla piattaforma.

-Non devi giustificarti, grande capo- replicò Jungwon, anche se per una volta non lo stava facendo con cattiveria. –Allora, in che possiamo aiutarvi?-.

-Io avrei bisogno di qualcuno che mi aiuti a portare giù i tappeti- Jake, che passava di lì con uno scatolone pieno di cianfrusaglie tra le braccia, si inserì nel discorso. –E penso che Riki e Sunghoon avranno bisogno di una mano a divellere le assi del soffitto-.

Una volta che tutti si furono separati nelle direzioni dove erano più necessari, Jungwon rimase l'unico fermo lì dov'era, a disagio; Jongseong lo notò. –Se ti va, io e te potremmo prendere le bici e iniziare a portare via le cose-.

Jungwon annuì, sollevato. –Dove andiamo, esattamente?- chiese, mentre ridiscendeva la scaletta dietro a Jongseong, dopo aver avvertito gli altri.

-Stiamo portando tutto a casa di mio nonno- rispose Jongseong, assicurando un carretto su tre ruote al portapacchi della sua bicicletta. –Ha una piccola rimessa in giardino dove potremmo mettere tutto, almeno per il momento-.

Jungwon indicò con un cenno le assi di cui il carretto era riempito. –Cercherete di riutilizzare tutto?-.

-Il più possibile. Non abbiamo ancora individuato un'area adatta, ma vorremmo iniziare in primavera. Sarà un lungo lavoro, ma ora, in inverno, sarebbe impossibile-. Jongseong montò in sella alla sua bicicletta, pedalò per qualche metro per assicurarsi che il nodo tenesse, e poi partì. Jungwon lo seguì dopo pochi secondi.

-Ma questo significa che sarete senza un quartier generale almeno per un altro paio di mesi- non poté fare a meno di notare Jungwon, una volta che furono di nuovo uno accanto all'altro con le biciclette.

Jongseong fece una smorfia. –Sì, immagino vi dispiaccia molto-.

-Ehi, guarda che non siamo così cattivi!- ribatté Jungwon, piccato. –A noi dispiacerebbe moltissimo se la roulotte fosse buttata giù. E ci dispiace anche che debba succedere a voi, anche se il fatto che all'inizio non ci abbiate creduto mi offende profondamente-.

-E ci puoi biasimare? Ce ne siamo sempre fatte di ogni. Non potevamo escludere che questo non fosse un trucco-. Mordendosi la lingua, Jungwon doveva ammettere che Jongseong aveva ragione. Si conoscevamo tutti dalla prima elementare, abitavano tutti nello spazio di tre quartieri, eppure, inspiegabilmente, si erano da subito divisi e avevano deciso che dovevano farsi la guerra. Avevano gravitato in gruppi diversi, e avevano decretato l'altro come loro più acerrimo nemico.

-Sarebbe stato troppo crudele anche da parte nostra- decise di dire alla fine. –E poi non è che siamo gli unici a giocare tiri bastardi-.

Jongseong si strinse nelle spalle. –No, non siete gli unici- concordò –Ma certe volte non ti piacerebbe che le cose potessero essere diverse?-.

Jungwon strinse le mani intorno al manubrio della bicicletta e lo guardò di traverso. –In che senso, scusa?-.

-Non lo so. Non ti chiedi mai cosa sarebbe successo se fossimo diventati amici, invece di iniziare da subito ad odiarci come se non sapessimo fare altro?-.

-Onestamente, no. Per me rimarrete sempre una banda di scimmioni troppo cresciuti col cervello sottosviluppato, ho paura-. Jungwon intendeva davvero quello che aveva detto, ma rimase sorpreso quando Jongseong, invece di offendersi, scoppiò a ridere. Il suono della sua risata gli fece pensare che un tuono avesse rimbombato al di fuori del bosco, che ora iniziava a diradarsi: si trattava di un veloce scoppio di suono, che lo aveva fatto sobbalzare come un primo sprazzo di pioggia. Ad essere onesti, però, a Jungwon erano sempre piaciuti i temporali.... E quella linea di pensiero lo stava portando in posti che davvero non voleva esplorare. Sbatté velocemente le palpebre per dissipare gli strani pensieri che gli avevano annebbiato, quelli che gli suggerivano quanto la risata di Jongseong fosse contagiosa, e come fosse gentile con lui, e rinsaldò le mani sul manubrio della bicicletta.

Impiegarono più che qualche viaggio avanti e dietro per sistemare tutto ordinatamente nella rimessa del nonno di Jay, e quando ebbero finito della casa sull'albero rimaneva solo lo scheletro, e tutte quelle parti che non potevano essere riutilizzate.

-Grazie, senza di voi non avremmo mai fatto così tanto in così poco tempo- li ringraziò Jongseong, quando avevano tutti già ripreso le loro biciclette per andare via, ed era arrivato l'imbarazzato momento dei saluti. Sembrava onesto mentre parlava, e Jungwon si sentiva personalmente propenso a credergli.

Taehyun scrollò le spalle. –Ora ci dovete un favore-.

-Quando inizieranno i lavori?-. Volle chiedere di nuovo Sunoo.

-Il prossimo lunedì- rispose Riki, con un sorriso amaro. –Sarà strano uscire da scuola e sapere di non potere qui-.

Il suo tono di voce era così genuinamente sconsolato che Jungwon, accidenti a lui, si sentì in dovere di fare qualcosa: -Potremmo passare assieme la notte prima. Così non sarete da soli, intendo-.

Si pentì di quello che aveva detto non appena vide Mark guardarlo come se gli fosse cresciuta un'altra testa. Quelli di via Paal, però sembravano genuinamente entusiasti dell'idea. –Dite che potremmo?- Saltò su Jake; Jungwon deglutì. –Voglio dire, perché no. Mia nonna tornerà solo mercoledì, potremmo dormire tutti lì, sapete già dov'è e c'è spazio a sufficienza-.

-È una splendida idea!- Sunoo batté le mani, entusiasta; Jungwon lo guardò storto. –Così potremmo distrarci tutti, e magari fare qualcosa tutti insieme-.

Lo sguardo di Taehyun lasciava trasparire esattamente quello che pensava della faccenda, ma ormai non poteva dire nulla; dopotutto, l'idea era venuta dal proprietario di casa, che anche se pentito, ora non poteva di certo ritirare la sua parola.

strawberry jam - enhypen.Where stories live. Discover now