il diavolo non è così brutto

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Jungwon passò i giorni che lo separavano dalla domenica incriminata immerso in una nuvola costante di dubbio e pentimento. Da una parte, era stato strano vedere quelli di via Paal così abbattuti. Era abituato a pensare a loro come i soliti sbruffoni, e vederli che guardavano il relitto del loro rifugio come se stessero dicendo addio ad un familiare lo aveva toccato più di quando avesse inizialmente pensato potesse accadere. Dall'altra, ovviamente, aveva le sue riserve per quanto riguardava il lasciarli entrare in casa di sua nonna. Sunoo, che ultimamente aveva eretto sé stesso a promotore della pace tra i due gruppi, l'aveva tranquillizzato, dicendo che non c'era davvero nulla di male che potesse succedere, che loro sarebbero stati sempre lì e avrebbero tenuto bene gli occhi aperti. Nonostante le sue infinite rassicurazioni, quando la domenica sera Jungwon aprì la porta di casa di nonna Kim a quelli di via Paal per la seconda volta nella sua vita, e questa volta consapevole di chi avrebbe trovato dall'altro lato, non riuscì a scrollarsi dalle spalle il diavoletto che gli diceva che quella era tutta un'enorme, pessima idea con la P maiuscola.

All'inizio era stato difficile liberarsi dell'imbarazzo residuo che c'era tra loro: dopo che tutti si furono cambiati ed ebbero indossato i loro pigiami –stavolta quelli di via Paal avevano portato i loro, ed era un bene, perché quelli di Jungwon erano davvero tutti troppo piccoli per loro- erano rimasti per qualche minuto seduti sui divani del salotto di nonna Kim in silenzio, almeno fino a quando Sunoo, sempre lui, aveva avuto l'idea di tirare fuori i giochi da tavolo che nonna Kim teneva a prendere polvere nel cassetto più in basso della credenza.

A conti fatti, era stata una buona idea: avevano deciso di mischiare i due gruppi per creare le squadre, e Jungwon era finito con Heeseung, Jongseong, Riki e Mark. Jungwon non avrebbe puntato un soldo sulla collaborazione pacifica tra loro, ma in realtà aveva dovuto ricredersi. Riki si era rivelato un abilissimo disegnatore: era stato molto strano vederlo disegnare figurette delicatissime con le mani coperte di cerotti. Jongseong, da parte sua, era semplicemente un buon compagno di squadra: non si arrabbiava mai con Jungwon quando non riusciva ad indovinare la risposta ad una domanda, e non si era arrabbiato neanche quando, facendo scena muta, aveva messo la vittoria in tasca all'altra squadra. Gli aveva semplicemente sorriso, scompigliandogli i capelli, e gli aveva detto che sapeva che aveva fatto del suo meglio.

Alla fine, quando Jake non era più riuscito a trattenere gli sbadigli e Sunoo si era già addormentato senza fare troppi complimenti su uno dei divani, avevano tutti deciso che era meglio andare a dormire: avrebbero comunque dovuto andare a scuola il giorno dopo. Jungwon stava salendo le scale dietro a Taehyun e Sunghoon, che, contro ogni aspettativa, avevano intavolato una fittissima conversazione su un anime che entrambi stavano guardando, quando si era sentito tirare per la manica del pigiama: quando si girò, trovò Jongseong, che, senza lasciarla, gli chiese: -Potrei avere un bicchier d'acqua?-.

Jungwon scrollò le spalle a mo' di risposta, e si diresse alla credenza per prendergli un bicchiere. Vi versò l'acqua, e lo porse a Jongseong, ma non tornò al piano di sopra: qualcosa lo spinse a rimanere lì, ad aspettare che quello finisse lentamente di bere. Non sapeva se fosse la strana anticipazione che si era arrotolata nel suo stomaco, o la sensazione che Jongseong dovesse parlare con lui di qualcosa di importante: in ogni caso, rimase lì piantato anche quando quello abbandonò per l'ultima volta il bicchiere sul bancone della cucina.

-Grazie per stasera- esordì Jongseong, passando il dito sul bordo del bicchiere. –I ragazzi non lo ammetteranno mai, ma avevamo davvero bisogno di una distrazione-.

-Non è stato nulla. Ti ripeto, non possiamo certo biasimarvi perché siete tristi all'idea che il prodotto del vostro lavoro degli ultimi quattro anni sta per andare in fumo-.

-Forse. Quello che volevo dire, però, è che, contato come stanno le cose tra i nostri due gruppi, non era scontato che ci aiutaste in questo modo. E volevo ringraziare soprattutto te, Jungwon, per aver messo a disposizione casa di tua nonna anche per noi. Immagino che non deve essere stato facile fidarsi di noi così tanto-.

Jungwon ridacchiò. –Questa potrebbe tranquillamente casa mia, con tutto il tempo che spendo a lavorarci su. E in realtà, tolta l'arroganza e gli scherzi idioti, penso che in un universo alternativo, in cui questa storia delle bande non fosse esistita, saremmo stati un gruppo piuttosto ben assortito. Insomma, ci siamo divertiti tutti stasera, no?-.

Jongseong annuì, ma Jungwon notò che il suo precedente sorriso era un tantino meno ampio. –Sì, non pensavo che sarebbe mai potuto succedere. Sarebbe stato bello se le cose fossero state sempre così-.

Era la seconda volta che accennava a un discorso del genere. –Guarda che nessuno ti ha mai costretto ma farci tutti quegli scherzi orribili, o grande capo, e nessuno ti ha ordinato di far sì che i tuoi sottoposti facessero certe cose per te. Potevi scegliere di fermarti in ogni momento, e non l'hai mai fatto-.

Per un attimo, Jongseong apparve seriamente combattuto. Quando rimaneva così fermo, la luce cruda del lampadario della cucina scavava gli angoli del suo viso, facendolo apparire più grande di quanto non fosse, e dandogli un'aria matura che gli donava. –Ho solo detto che mi sarebbe piaciuto averti anche come amico che solo come nemico, non che io non mi sia effettivamente divertito nel corso degli anni, a volte-.

Come non detto. Jongseong aveva messo su il suo solito ghigno, e la supposta maturità era scomparsa dal suo viso. Jungwon roteò gli occhi, dandosi dello stupido per averci anche solo pensato. –Non cambierai mai, eh?-.

-Certo che lo farò- rispose Jongseong, smettendo di giocherellare con il bicchiere e raddrizzandosi. –Ma non cambieranno alcune cose di me. O di te, prenderti in giro a sedici anni è divertente come prenderti in giro a sei, arrossisci sempre nello stesso modo-.

L'unica cosa più imbarazzante dell'occhiolino che Jongseong gli aveva lanciato prima di uscire dalla stanza e andare a letto, lasciandolo così in piedi in mezzo alla cucina come un cretino, era il riflesso che il vetro della credenza gli aveva restituito: aveva le guance rosse come ciliegie, e gli occhi persi in uno spazio che non era sicuro di voler esplorare.

Al mattino era stata dura svegliarsi: Sunoo era saltato giù dal letto –dal divano, più che altro- con la prima sveglia, ma per tirare giù Sunghoon dalla sua brandina c'era voluta la forza combinata di Jake, Riki e Heeseung, dal momento che il ragazzo non aveva dato cenno di voler aprire gli occhi fino a che non era stato mollato di peso su una sedia in cucina e gli era stata messa una tazza di caffellatte fumante davanti.

Jungwon guardava la scena che gli si stava dischiudendo davanti con un'attenzione che il sonno impediva si trasformasse in preoccupazione. Il tavolo era chiaramente più occupato del solito, ma forse l'orario quietava ogni possibile contrasto prima che nascesse. Si trattava semplicemente di un gruppo di ragazzi che facevano colazione insieme prima di andare a scuola, e per una volta era estremamente rilassante.

Le due bande si separarono di fronte a casa di nonna Kim: le cose ora potevano essere vagamente più tiepide tra loro, e quelli di via Paal potevano anche aver promesso loro la pace dai loro orribili scherzi, ma questo non significava diventare migliori amici da un giorno all'altro, o entrare assieme in classe. Jungwon era pronto a dimenticarsi della loro esistenza a partire dal suono della campanella di inizio lezioni.

...Ci aveva provato, perlomeno, ma era stato difficile non far cadere l'occhio su di loro. Erano sempre in movimento, le loro teste in evidente macchinazione di chissà che cosa. Jungwon riusciva a vedere, un paio di file davanti alla sua, Jake gesticolare freneticamente in direzione di Riki, il suo compagno di banco, che stava annuendo con aria attenta. Davanti a loro, Sunghoon e Jongseong erano chini sullo stesso foglio di carta, e Jungwon dubitava seriamente che stessero prendendo appunti.

Forse stavano facendo progetti per il loro nuovo quartier generale: non era mai troppo presto per iniziare, Jungwon supponeva, anche perché le ruspe sarebbero entrate in azione prima che loro fossero usciti da scuola. Forse stavano cercando di tenersi impegnati anche per questo, per distrarsi.

In ogni caso, il rimuginare di Jungwon su quelli di via Paal ebbe brevissima durata: quando la campanella suonò per l'ultima volta, non fece quasi neanche il tempo a salutare i suoi amici che era già in sella alla bici: la Combo non si sarebbe riunita quel pomeriggio, dal momento che Sunoo aveva non sapeva quale appuntamento dal dermatologo e lui... Beh, nonna Kim era tornata a casa, e aveva già richiesto la sue presenza per una generale manutenzione della casa.

strawberry jam - enhypen.Where stories live. Discover now