a lavar la testa all'asino

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-Quei quattro imbecilli, con il loro cervelletto fermo all'età della pietra, le loro capacità intellettuali non più sviluppate di quelle di un ragno, il- Ehi!-.

Sunoo ridacchiò, infilando un panino al burro nella bocca di Heeseung. –Mangia, ti sentirai meglio. Che quelli della via Paal sono degli idioti lo sappiamo già, non devi continuare a dircelo-.

Heeseung mugolò ancora un po' la bocca tappata dal panino che stava cercando di inghiottire, ma alla fine si risolse al silenzio e si decise a sedersi al tavolo della roulotte insieme agli altri, già comodamente semisdraiati sulle sedie. Non c'era stata una decisione pregressa: non appena la campanella di fine lezioni era suonata, si erano tutti scambiati uno sguardo, e il messaggio era passato senza che ci fosse bisogno di esprimerlo a parole: l'idea del centro commerciale che avevano avuto il giorno prima era stata accantonata. C'era bisogno di un paio d'ore tutti insieme, nell'unico posto in cui quelli di via Paal non avrebbero potuto cacciare i loro musi arroganti.

La roulotte sembrava sapere che tutti i suoi padroncini erano di pessimo umore. Era come se avesse umanamente deciso di far loro dimenticare tutto: l'avevano trovata soffusa di un piacevole tepore, anche se fuori faceva un freddo da spaccare le ossa, le coperte erano tutte pronte all'uso sopra il tavolo, e il piccolo frigorifero era acceso, il che voleva dire che i dolcetti che avevano lasciato lì l'ultima volta erano ancora tutti in condizione di essere mangiati.

-Lo sappiamo già, e loro di certo non fanno nulla per smentirsi-. Jungwon fissò amaramente il suo pezzo di torta, come se il solo pensiero di quelli di via Paal avesse fatto andare a male la crema.

-Penso che questo della rimessa sia il tiro più brutto che ci hanno mai giocato- concordò Taehyun, a labbra serrate. –I loro cervelli di gallina non se ne rendono conto, ma poteva succedere davvero qualcosa di brutto. E se qualcuno di noi fosse stato claustrofobico? E se loro non fossero riusciti a tirarci fuori?-.

-E per questo che penseremo a qualcosa di meglio- intervenne Mark, vagamente conciliante ma non meno battagliero. –Non siamo stupidi, non metteremo in pericolo nessuno. Gli faremo solo capire che stavolta hanno passato il limite. Diamoci un paio di giorni per pensarci, e poi mettiamo insieme le nostre idee, okay?-.

Quando la loro piccola riunione finì, si sentivano tutti inesplicamente più leggeri: anche solo mettere insieme i loro propositi di vendetta li aveva rasserenati.

-Mi accompagni al deposito di rottami?- chiese Jungwon a Sunoo. –Ho bisogno di andare a prendere delle nuove reti da frutta per gli alberi di mia nonna, o continuerà a lamentarsi che gli uccelli beccano via tutti i frutti maturi-.

Il deposito di rottami era appena fuori dal paese, sul limitare del bosco nel quale, vicino al margine, quelli di via Paal avevano costruito la loro casa sull'albero. Era una via di mezzo tra una discarica e un mercato di seconda (e terza, quarta, quinta) mano: il custode gestiva le eventuali vendite di oggetti in buone condizioni, ed era a lui che Jungwon si rivolse, mentre Sunoo bighellonava in giro tra i mucchi.

Ed era proprio curiosando qua e là che aveva scoperto un cartello, affisso sulla porta della baracca del custode: l'aveva letto velocemente, saltando le parole nella foga di finire il testo, una prima volta, salvo poi rileggerlo di nuovo con più attenzione e correre da Jungwon, che lo stava giusto aspettando all'entrata del deposito con due grossi rotoli di reti tra le braccia.

-Vogliono ampliare il deposito!- esclamò Sunoo, ansante, in risposta al sopracciglio alzato che Jungwon mandò all'indirizzo del suo respiro ansante. –E quindi?-.

-Non mi hai capito. Abbatteranno il bosco! Lo stagno, la casa sull'albero dei ragazzi!-.

Jungwon davvero, davvero non capiva cosa ci fosse da disperarsi così tanto. –E a me dovrebbe interessare perché...?-.

strawberry jam - enhypen.Where stories live. Discover now