Capitolo 17

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EVELYN

Le mie dita si posarono sui tasti con la solita sicurezza, accarezzarono il liscio di essi posandosi solo per alcuni istanti avendo l'automatica necessità di cambiare posizione. I miei occhi erano chiusi non avendo il bisogno di guardare ciò che le dita facevano e la mia testa leggermente piegata verso il basso. La musica si diffondeva nella stanza come se potesse toccare il pavimento e danzare fra le mura. Un leggero bussare mi fece aprire gli occhi e abbandonare la magia. Le mie dita si fermarono sospese sui tasti e la mia testa si girò in direzione della porta.

"Avanti."

Il corpo esile di mia madre si sporse dal retro della porta con un sorriso sincero. Fra le mani reggeva Raulo che la guardava cercando di afferrare la sua collana con le manine paffute.

"Non volevo che ti fermassi." Disse accostandosi al piano. Sospirai passando l'indice sui tasti ma senza farli suonare.

"Tanto era quasi finita." Alzai le spalle. "Serve il mio aiuto? Rachel ha bisogno di qualcosa?"

"No, sono venuta sentendo la musica." Sorrise. "Perché non suoni qualcos'altro? Non ti sentivo suonare da molto tempo."

Il mio sguardo si fermò a guardare come Raulo accennasse un sorriso vedendo quello di mia madre e come le sue gambette scalciassero felici. Quanto volevo avere la sua spensieratezza.

"Cosa vuoi che suoni?"

Si sedette sullo sgabello accanto a me sistemandosi meglio il bambino fra le braccia. "Perché non suoni quello che stavi suonando prima? O qualunque cosa tu voglia."

La guardai inarcando un sopracciglio. Stavo suonando una canzone da radio come sempre, una di quelle che trovi nel disco del tuo cantante preferito. Mio padre mi insegnò a suonare Bach, Mozart, Beethoven, i grandi musicisti insomma. Ma avevo sempre preferito suonare musica contemporanea, non che quella classica non mi piacesse ma non la sentivo mia. Durante il viaggio in aereo vagai su internet cercando nuova musica da ascoltare e mi capitò fra le mani questa. Just a dream di Christina Grimmie. Era una cover ma aveva dato alla canzone un significato diverso, le aveva dato quel tanto che bastava a farmi perdere fra le note del piano.

Sospirai e posai le dita sui tasti. Le tenni ferme per alcuni istanti per poi muoverle e tornare a far danzare la musica a per la camera. Chiusi gli occhi concentrandomi sulle note mentre mia made guardava le mie dita con attenzione. La mia pelle tornò a godere di quella bella sensazione che dava la superficie dei tasti facendomi rilassare sul sedile in pelle. Alcune ciocche di capelli si mossero ai lato del mio viso per il poco vento entrato dalla finestra. Mia madre sorrise e quando finii di suonare posò una mano sulla mia spalla.

"E' stato..bellissimo. Non ricordavo suonassi così bene."

Alzai le spalle. Ero imbarazzata e stranita allo stesso tempo. "Mi sono allenata di più negli ultimi mesi." Mentii.

"Tuo padre sarebbe orgoglioso."

Fissai lo sguardo sui tasti e annuii leggermente. "So che lo è."

"Sono felice che tu sia venuta qui con me."

"Si...anche io."

"Mi sei mancata tesoro. " mi sorrise guardandomi per poi guardare le mie dita accarezzare i tasti. "Non c'è la possibilità che tu ritorni a casa?"

"Ne abbiamo già parlato mamma.." chiusi gli occhi sospirando.

"E' per Alex?"

"No, Alex non centra...mi trovo bene a casa di Luke e ora che lui è tornato comincia ad andare anche meglio."

Over Light 3 [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora