Capitolo 25

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 ED ECCOMI QUI. SO CHE AVREI DOVUTO POSTARE L'ALTRO GIORNO MA I PATTI ERANO CHE AVREI POSTATO SOLO SE AVESSI AVUTO TANTI COMMENTI E VOTI. SORRY, AMATEMI UGUALMENTE. HO PENSATO PER CIRCA 7 MESI AL FINALE DA DARE ALLA STORIA E ALLA FINE HO SCELTO QUESTO, NON SO SE VI PIACERA' O MENO MA SPIEGA MOLTE COSE QUINDI POI ASPETTO I VOSTRI COMMENTI.

UN'ULTIMA COSA: POSTERO' UN ULTIMO CAPITOLO DOPO QUESTO PER SALUTARVI E DARE UNA FINE EFFETTIVA ALLA TRILOGIA QUINDI RIMANETE CONNESSI QUI CON ME, E COME SEMPRE...


...BUONA LETTURA. XX




                                                                EVELYN

Le mie palpebre si riaprono lentamente e le pupille si stringono dinnanzi alla luce bianca sul soffitto. Nonostante sia qui dentro da giorni continuo ad osservare la stanza e ripeto a me stessa quanto dovrebbero essere più colorate le camere degli ospedali. Troppo bianche...troppo vuote.

"E hai vissuto tutte queste cose?"

Riporto lo sguardo sull'esile ragazza seduta accanto al letto.  L'incredulità sul suo viso mi diverte, Judith è sempre stata credulona ma stavolta il suo sguardo supera ogni cavolata bevuta.

"Ogni cosa, tesoro."

"E' incredibile.." Sorride. "Quindi...alla fine avete vinto? I pelle-ossa erano tutti morti?"

Annuisco senza staccare lo sguardo da lei. "E' stata dura ma si, ci siamo riusciti."

"E poi cos'è successo?"

Corrugo leggermente la fronte pensando a quel giorno. "Ci siamo liberati dei corpi e.."

"No, no." Ridacchia. "Intendo da quel giorno in poi. Che avete fatto tu e il nonno?"

Un piccolo sorriso compare sulle mie labbra mentre i ricordi affiorano nella mia mente. Ricordo bene quel periodo della mia vita, quelli furono gli anni migliori che potessi mai vivere.

"Beh, abbiamo viaggiato. Siamo stati in così tanti posti che molti non li ricordo neppure." Ridacchio guardando un punto impreciso sul soffitto.

"Sono tornata a lavorare in agenzia. Luke ci teneva così tanto e in effetti anche a me mancava. Tuo nonno ha continuato a fare concerti con la band e a gestire il pub, specialmente quando io ero occupata col lavoro. Poi è arrivato tuo padre e da quel momento non ci siamo più spostati da New York."

"Papà me la racconta sempre quella storia.."

Inarco un sopracciglio. "Ma?"

"Diciamo che il suo ricordo è abbastanza offuscato." Scoppia a ridere facendo ridere anche me.

"Oh, tesoro, era un bambino. Non può ricordare tutto di quel periodo."

"Si, però mi piacerebbe avere sempre la stessa versione, non una che cambi ogni  volta."

Rido di gusto pensando a quante cose si sia inventato Rayan. Povera bambina, chissà quante ne ha dovute elaborare a causa di suo padre.

"Vuoi che ti dica com'è andata realmente?"

Il suo sguardo scatta immediatamente nel mio e non ci pensa due volte ad annuire. So già che ha ascoltato questa storia un miliardo di volte ma leggo nei suoi occhi quanto le interessi ascoltarla ancora una volta.

Poso le mani sul lettino posizionandomi leggermente più in alto. La flebo e tutti i tubi a cui sono collegate le mie povere braccia mi danno un gran fastidio e Judith si sporge subito in avanti per facilitarmi i movimenti. Odio questi cosi, odio gli ospedali. Odio essere così debole.

Over Light 3 [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora