[12] mum?

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"Non penso di aver mai ricevuto abbastanza amore."

⸻ 𝐵 ⸻

Tremavo violentemente, come se fossi stata colta da spasmi al di fuori della mia portata, mentre svoltavo in tutte quelle stradine contorte, buie e sporche che formavano Hawkins. Le conoscevo come se fossero il palmo della mia mano, o forse anche meglio. Era come se non fossi davvero capace di comprendere che cosa stessi facendo, ma le mie gambe si muovevano da sole, seguendo quei percorsi che avevo bruciato a forza di percorrerli.

Continuavo a guardarmi nervosamente intorno, senza accorgermi che il braccialetto con cui giocavo senza sosta aveva iniziato ad arrossarmi la pelle.

Eppure non era da nessuna parte. Cercavo mia madre da due giorni sotto la pioggia infinita che ormai non sentivo neanche più mentre mi colpiva con quella tristezza tale da piegarmi sotto la sua volontà.

Non c'era scelta nei miei gesti, non c'era niente dentro di me. Ero solo un vaso vuoto, privo di quelle emozioni che ormai avevano imparato a dipingermi il viso con bugie colorite nei momenti opportuni e che poi mi lasciavano ansimante e svuotata quando se ne andavano, perché non ne avevo più bisogno.

Mi spezzavano il cuore tante tante volte.

Mi resi conto dov'ero solo quando bussai a una porta ormai familiare: quella di Max. Non sapevo che ore fossero, ma sicuramente non era opportuno starmene sotto il portico, al riparo da quella dolce tortura che mi ricordava il pensiero negativo di mia madre in giro per Hawkins, strafatta come sempre.

Fu la madre di Max, Susan, ad aprire. Sussultò sorpresa e forse anche preoccupata, quando vide il trucco che mi colava sulle guance e i capelli bagnati che si incollavano al viso e al collo. I miei vestiti erano fradici e sembravano aderirmi come un guanto.

«Aria! Vieni, entra», allungò una mano verso la mia spalla e mi permise di oltrepassare la soglia nonostante le mie condizioni, facendosi da parte. «Che cos'è successo? Ti va di parlarne?»

Mi fece cenno di togliermi le scarpe inzuppate e fu quello che feci ancor prima di compiere un secondo passo all'interno di quella casa.

«Siediti sul divano, ti prendo una vestaglia. Poi vai pure in camera di Billy per cercare qualcosa da indossare, credo sia da solo. O forse non c'è.»

La guardai allontanarsi verso il corridoio, e presupposi, dal tappeto arrotolato e una serie di stracci, scope e detersivi, che stesse pulendo. Probabilmente stava anche lavando i panni nonostante il tempaccio e la finestra di camera di Max sbatté con forza, per via di quella che presupposi fosse una folata di vento piuttosto forte, motivo per il quale non mi aveva suggerito di andare lì, a meno che non avessi voluto ammalarmi più di quanto fosse inevitabile.

Tornò qualche istante dopo con una pesante vestaglia da uomo di lana, e l'appoggiò sullo schienale di uno dei divani, prendendo alcuni dei miei indumenti. Rimasi solo con la maglietta e i jeans, a piedi nudi sul pavimento congelato, e, un po' tremante, infilai quella vestaglia che mi aveva portato, seppur timorosa di infradiciarla.

Quando le spiegai il mio timore, mi garantì che me ne avrebbe fatta trovare una diversa dopo che mi fossi cambiata, e mi obbligò a rimanere lì finché non mi fossi completamente asciugata. Era fuori discussione che tornassi sotto il temporale, anche se per cercare mia madre che, come suo solito, non si curava del bene che volevo sia a lei che a mio padre.

Dopo che mi ebbe sorriso, disse che mi avrebbe preparato un thè caldo e io la ringraziai, dirigendomi verso la camera di Billy. Non sentivo nessun rumore provenire dall'interno, perciò mi ritrovai a presupporre che non fosse presente in casa, o che, al massimo, stesse dormendo.

𝐃𝐀𝐃𝐃𝐘 𝐈𝐒𝐒𝐔𝐄𝐒 » 𝑩𝒊𝒍𝒍𝒚 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒐𝒗𝒆Where stories live. Discover now