1.2 Chiara Accolti Marchesi

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Edoardo era scuro in volto, rigido sulla sedia, e faceva saettare gli occhi da una parte all’altra della classe come se si stesse davvero aspettando un’esplosione. 

«Tutto a posto?» sussurrò Chiara, mentre prendeva il libro dalla borsa. Forse non ci sarebbe stato nessun ‘casino’, ma il suo compagno sembrava davvero sul punto di sentirsi male.

Lui non rispose. Chiara si schiarì la voce. «Ehi, Carbone. Tutto okay? Devo chiamare qualcuno?»

«Mh?» chiese lui scuotendo la testa, come se si fosse ricordato solo in quel momento che esisteva anche lei.

«Tutto okay?» chiese, scandendo le parole. «Vuoi che chieda di farti uscire?»

Edoardo si toccò il colletto della camicia come per allentarlo. «Sto benissimo. Una pace. Sono leggero come una farfalla. Forse dovresti uscire tu, piuttosto.»

«Se lo dici tu…»

«Silenzio!» sbottò il professore, zittendo lei e gli altri che ancora chiacchieravano nella stanza. 

La ragazza si rilassò. In storia erano fermi al capitolo sei, mentre quello sulla caccia alle streghe era sicura che non venisse prima del nove. Ora il professore avrebbe parlato della guerra dei cent’anni e tutto sarebbe andato a posto. 

Gennaro non poteva aver indovinato anche questo.

«Dato che la settimana prossima iniziano le interrogazioni dobbiamo darci un’accelerata. Aprite il libro al capitolo nove, per favore. Oggi parleremo della caccia alle streghe.»

Chiara si congelò sulla sedia, assorbendo quell’informazione e cercando di dare un senso a ciò che aveva appena sentito. Era vero, dunque. Gennaro non aveva solo indovinato il minuto di entrata del professore, ma anche l’argomento del giorno, come se sapesse già quello che sarebbe successo. Si voltò di nuovo verso il banco suo e di Lorenzo, senza riuscire a trattenersi dal guardarli a occhi spalancati.

Gennaro sembrava non rendersi conto di quello che aveva intorno, aveva gli occhi fissi e vitrei verso la cattedra, non si accorse neanche che lei si era voltata e lo stava fissando. Picchiettava le dita con fare nervoso sul banco, almeno prima che Lorenzo lo fermasse posando una mano sulla sua per tenerlo fermo con uno sbuffo seccato.

Anche lui non si era accorto di Chiara, sembrava più pallido del solito e dopo aver fermato il tic nervoso di Gennaro ritirò la mano e la osservò con terrore, come se potesse essere contaminata.

Ora iniziava davvero ad agitarsi anche lei.

«Che stai facendo Marchesi? So di non essere bello, ma girarti dall’altra mi sembra un po’ esagerato.»

Lei sobbalzò e si raddrizzò subito. Borrelli era uno dei suoi insegnanti preferiti, era raro che la riprendesse. Sentì le guance in fiamme e aprì il libro alla pagina richiesta.

«Tutto okay? Vuoi che chieda di farti uscire?» chiese Edoardo a mezza voce, con un ghigno che non riuscì a nascondere del tutto la sua espressione ansiosa.

«Ah, ah, ah. Molto divertente.»

Edoardo aprì la bocca per replicare ma il professore iniziò a spiegare, così ammutolì.

«Nell’Europa tardo medievale la superstizione e il timore del mondo soprannaturale erano largamente diffusi tra la popolazione, ricca o povera che fosse, ma fu dopo che la situazione cominciò a scaldarsi davvero» disse Borrelli, nella sua solita voce tranquilla che Chiara avrebbe ascoltato per ore. «Nel XV secolo e fino a parte del XVII in tutta l’Europa si diffuse il panico legato alla stregoneria, anche grazie al ‘Malleus Maleficarum’ scritto da Heinrich Kramer e diffusosi in quegli anni: si credeva che Satana stesse cercando di eliminare la società umana e che, per farlo, si servisse di aiutanti diabolici, le streghe, che andavano quindi prontamente eliminate per scongiurare il pericolo e dimostrare la propria devozione.»

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now