2.1 Piccoli Incidenti

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«Pazzesco! Davvero pazzesco!» sbottò suo padre, Michele, dopo averla caricata in macchina per riportarla a casa. Le lezioni, com’era comprensibile, sarebbero saltate per quel giorno e il giorno seguente, e suo padre era stato richiamato da lavoro per poterla venire a prendere. «Una fuga di gas! Ti rendi conto? Saresti potuta morire!»

«Quella della fuga di gas è una scemenza» sospirò Chiara, posando la testa sul sedile e alzando gli occhi al cielo. «Si sarà trattato di uno stupido scherzo.»

«Ancora peggio!» tuonò Michele. «Quando ti ho iscritta non pensavo che fosse una scuola di criminali! Dovrei denunciare la preside per non aver fatto nulla!»

«Ti prego papà, non cominciare…»

Michele era un avvocato piuttosto in vista in città che aveva la denuncia facile. 

«Non cominciare? Non cominciare? Potevi morire, lo sai vero?»

«Non è morto nessuno pa’... si è solo rovinato qualche libro…»

«Già, a proposito, chi lo ricompra quel libro ora eh? Io?» chiese, stringendo il volante tanto forte che le nocche erano diventate bianche. «Non credo proprio! Eh no, dovrebbe comprarlo la scuola!»

«Fai come ti pare» sbuffò Chiara, che aveva capito che ormai non c’era niente da fare. Suo padre era partito per la tangente e non avrebbe smesso di lamentarsi sino a casa.

«Come ti senti? Ti vedo un po’ pallida.»

«Secondo te come mi sento? Mi è esploso il libro di storia in faccia.»

«Vuoi che ti porti al Pronto Soccorso? Chiamo la mamma?»

La madre di Chiara era un medico, al momento di turno all’ospedale cittadino, ed era sempre quella che veniva chiamata quando i suoi familiari avevano emergenze di salute.

«Sto benissimo, sono solo bagnata e un po’ scocciata. Nulla di allarmante.»

«Vuoi che resti a casa con te? Non devo per forza tornare in ufficio.»

Certo, come no. Lo dici adesso, ma poi per la prossima settimana ti lamenterai che il lavoro si è tutto accumulato, pensò Chiara.

«Sto bene, pa’. Mollami a casa e torna pure a lavoro, io mi darò un’asciugata e mi metterò a dormire.»

«Dovresti approfittarne per studiare un po’, in questi giorni. Non hai detto che la settimana prossima iniziano le interrogazioni?»

E infatti ho sbagliato, la prossima volta col cavolo che te lo dico! Pensò, ma non lo disse. Quello che disse fu un più diplomatico «Ma sì, ma sì, studierò un pochino.»

E se pure fosse stata una bugia, nessuno sarebbe venuto a saperlo.

Suo padre la scaricò davanti al portone d’ingresso senza neanche parcheggiare e lo sentì sgommare verso l’ufficio.

Sgrullò lo zainetto zuppo di acqua e cercò le chiavi a tentoni. Controllò il telefono che aveva in tasca, aveva lo schermo bagnato ma sembrava funzionare.

Grazie al cielo, pensò con un sospiro, aprendo la porta.

Era quasi l’una, ma per almeno un’ora nessuno sarebbe venuto a disturbarla, in genere prima delle due, due e mezza, a casa non tornava nessuno. 

Si tolse le scarpe per non bagnare tutto, altrimenti sua madre l’avrebbe spedita nell’iperuranio per direttissima, e si avviò verso il bagno con la testa che frullava di pensieri.

Questa è roba da Gran Consiglio.

Vedo ancora il vostro futuro, qualunque cosa sia sopravvivrete.

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now