4.1 Progressi

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Chiara, con l'aiuto di una bottiglietta d'acqua e i venti minuti che mancavano al ritorno di sua madre, riuscì a far riprendere Rebecca con successo. 

Quando la donna arrivò, sua figlia sembrava solo un po' stanca e di malumore, e non domandò neanche a Chiara perché fosse piena di schifezze dalla testa ai piedi, forse per non essere maleducata. 

Il giorno dopo, Rebecca non ricordava cos'era successo dopo che si era svegliata sul divano, non ricordava di essere stata aiutata a camminare da Edoardo, o della presenza di Gennaro.

Per sua sfortuna, ricordava tutto il resto.

«Oh Dio mio, ho la nausea…» mormorò, facendo una smorfia.

«Buongiorno, principessa!» rispose Chiara, che si era già fatta la doccia e si stava vestendo.

«Cielo Chia, scusa… che è successo? Si è arrabbiata mamma? Come siamo tornate a casa?»

«No, quando è tornata tua madre ti eri già ripresa. Tranquilla» le disse, seduta davanti allo specchio col cuore che le batteva a mille.

Quello era il gran giorno.

Il giorno della partita, il giorno in cui sarebbe andata a casa di Edoardo, il giorno in cui avrebbe imparato a usare i suoi poteri.

O almeno ci avrebbe provato.

«Cazzo» borbottò Rebecca. «Genny e Marta… ma perché a me?»

«Se può consolarti, non credo gli importi nulla di Marta. Ho sentito che lo diceva a Lorenzo, ieri.»

«Davvero?» chiese, alzandosi finalmente a sedere. «Magari l'ha baciata per farmi ingelosire, come io e Corrado!»

Chiara sospirò e si voltò verso di lei.

«Beby… no. Fidati. Devi finirla con questa storia, o ti ridurrai così ogni volta. Quando ho detto a Marta che stavi male e le ho chiesto dov'erano gli stracci per pulire non ha fatto una piega, Gennaro non ti pensa più da un pezzo.»

Rebecca sospirò, e cadde di nuovo sul letto lunga distesa. «Magari riesce solo a nasconderlo bene. Magari…»

«No, Be» insistette Chiara. «Hai fatto restare di merda Corrado, sei stata male tu, e Gennaro non si è accorto di niente. Tra l'altro è pure un coglione, non capirebbe che qualcuno gli muore dietro neanche se ce l'avesse scritto in faccia.»

«Però a me piace…»

«Ho capito, ma devi fartela passare. Scusa, ma qualcuno doveva pur dirtelo.»

Rebecca fece per rispondere, poi la guardò bene e aggrottò la fronte.

«Perché sei già vestita?»

Chiara cercò di reprimere un sorrisino senza riuscirci. «Vado a vedere la partita di Edo, alle undici.»

«Cosa?» strillò Rebecca, per poi fare una smorfia perché il gesto le aveva aumentato la nausea. «Com'è successo? Ti ha invitata lui?»

Chiara esitò. In realtà era stato Gennaro a chiederle di andare alla partita, e più che una richiesta era stata un ordine.

«Sì» mentì. «E ieri mi ha chiesto se volevo provarci con qualcuno, io ho gli ho detto no e lui ha risposto ‘peccato’.»

Raccontare la conversazione all'amica la fece stare meglio. Quella almeno era la verità.

«Oh mio Dio, Chia. Ci sta provando.»

Chiara si coprì la faccia con le mani. «Non so, non sono sicura.»

«Chiara, ragiona. Ti ha invitato alla partita. È l'equivalente Gennarico di portarti fuori a pranzo. Il calcio è la sua vita.»

L'Ultima StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora