9.1 Cambio di Carte

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«Tu? Una strega?»

Le parole scapparono dalla bocca di Chiara prima che Lorenzo potesse dire alcunché. 

Cassandra alzò le spalle e guardò verso un mozzicone di sigaretta che era stato gettato per terra. Dopo qualche secondo, quello si alzò e fece un paio di giravolte intorno a Lorenzo e Chiara, che osservarono la scena senza parole, per poi ricadere sul marciapiede.

«Sei stata tu?» chiese Lorenzo, la voce più calma del dovuto.

Chiara scosse la testa. 

«Porca puttana» sibilò il ragazzo.

«Porca puttana, sì» confermò Cassandra, in tono soddisfatto.

«Com'è possibile? Le streghe si sono estinte secoli fa. Marchesi è la prima in cinquecento anni. Non possono spuntare streghe in ogni dove, è fuori da ogni...»

«In Europa» lo interruppe Cassandra. «Le streghe si sono estinte secoli fa in Europa. Mio padre è algerino, la mia discendenza magica viene da lui.»

«Se tuo padre fosse uno stregone lo saprei. Conosco tutti gli stregoni che vivono in città.»

«Mio padre non vive a Castelcaro. Sono qui con le mie sorelle, per questo non lo conosci.»

Lorenzo la osservò, cercando di soppesare le sue parole. «Improbabile, ma non impossibile.»

Cassandra gli sorrise. Aveva i capelli neri e ricci che le ricadevano sulle spalle, un cappotto nero che non faceva risaltare la pelle ambrata. Li guardava sicura di sé, come se fosse certa di quello che faceva, come se nient'altro avesse senso ma lei sì. «Lo so.»

«Perché ci seguivi? Se sapevi che eravamo stregoni, perché non hai detto niente?»

«Non sapevo nulla di voi sinché non sono esplosi i libri all'ora di storia. Allora mi sono convinta che fosse magia, prima pensavo di essere l'unica. Non ci ho messo molto a capire che eravate voi, vi comportavate in modo sospetto, mi è bastato poco per seguirvi e capire che avevo ragione. Non ho detto niente perché non sapevo ancora se potevo fidarmi di voi.»

«Sei stata tu a seguirci a Pozzuoli? Sei stata tu ad attaccarci?» la domanda di Lorenzo venne gelida. Chiara ricordava le parole di Gennaro al parco, quella volta il ragazzo si era fatto davvero male, e Lorenzo era dovuto restare indietro per curarlo.

Cassandra sembrò captare il tono lugubre della domanda. «Certo che no! Non vi ho mai attaccato, non vi farei mai del male, lo sai! Ho visto Gennaro e Edoardo entrare in comune ieri notte, li ho aspettati fuori fino al mattino ma non sono mai usciti. Così stamattina dopo essermi riposata un po' sono subito venuta a cercarvi, per avvertirvi.»

«Lei ci serve» si inserì Chiara, vedendo Lorenzo titubante. «Ci serve tutto l'aiuto possibile. Se vogliamo ritrovare Edo e Genny dobbiamo adattarci. La lasceremo venire con noi.»

Così Lorenzo disse qualcosa di assurdo, talmente assurdo che solo due parole bastarono per farle capire quanto fosse disperato, a quanto fosse disposto a rinunciare pur di trovarli subito: «Hai ragione.»

Camminarono verso il centro in silenzio, avvolti dai loro cappotti e dalle loro sciarpe. L'aria si era fatta tesa, sempre di più man mano che si avvicinavano al luogo del misfatto. 

Ormai era chiaro che l'incantesimo li stava spingendo verso il palazzo comunale e la strada verso Piazza Bologna, la piazza più grande della città, si estendeva davanti a loro mentre attraversavano i portici per ripararsi dal vento gelido. 

Incontrarono pochi passanti, tutti intirizziti come loro si sentivano, e nessuno che faceva caso a loro. 

Chiara avanzò, sicura nel seguire l'incantesimo che le diceva da che parte andare. Sentiva il cuore che le batteva all'impazzata, voleva arrivare il più presto possibile per aiutare Edoardo, ma allo stesso tempo avrebbe voluto che il tempo si fermasse, perché aveva paura.

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now