10.2 Vita da Strega

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Fu così che Gennaro spiegò tutto nei minimi dettagli. Quando avrebbero dovuto prendere il treno, per quale fermata, da che strada passare, gli incantesimi da fare per non essere notati, i contrattempi dei guardiani al Consiglio che avrebbero permesso loro di accedere. Si accordarono per ritrovarsi un'altra volta prima del giorno designato, per ripassare il piano e controllare che non vi fossero novità - il futuro soleva cambiare, spesso e volentieri - e Gennaro se ne andò, lasciandole sole.

Chiara era dubbiosa per questo nuovo piano, non avrebbe voluto rubare altri Libri agli stregoni, era sbagliato, ma non sapeva come evitarlo. E la strana sensazione che l'aveva assalita parlando con Cassandra non l'aveva ancora lasciata e tornava ogni volta che le due si guardavano, scombussolandole le viscere.

Dopo cena, prima di andare a dormire, fu il suo turno di portare fuori la spazzatura. Prese la busta del vetro e scese per le scale del palazzo, per buttarla nel cassonetto condominiale presente nel giardino sul retro. Dopo aver imboccato l'ultima rampa aprì la porticina che dava sul giardino interno, quando una voce la fece sobbalzare.

«Ci hai messo tanto.»

Soppresse un grido, e la busta del vetro le cadde a terra, portando alcune bottiglie a sbriciolarsi in modo rumoroso. «Genny! Sei pazzo forse?»

«Fai piano, ti sentiranno tutti così!» esclamò il ragazzo, nascosto proprio dietro la porta del cortile.

«Mi hai spaventata! Come... come sei entrato?»

«Non sono mai uscito. Senti, non c'è tempo. Se ci metteremo più di due minuti si accorgeranno che qualcosa non va e verranno a cercarti qua sotto.»

«Non dovrei parlare con te di nascosto. Me ne vado.»

«Tu non vai da nessuna parte. Ora mi ascolti e cerchiamo di rimediare al disastro che hai combinato.»

«Io non ho combinato nessun...»

«Sarò sincero con te. Il tre febbraio non andremo a Gorizia. Non andremo da nessuna parte.»

Chiara trattenne il respiro. «Ma hai detto...»

«Ho mentito. Ho scelto il tre febbraio come data perché la mia visione del futuro si interrompe al giorno prima, il due. Dopo il due febbraio di quest'anno non vedo più il futuro, né il mio né il tuo né quello di nessun altro.»

«Com'è possibile?»

«Ci sono solo due spiegazioni plausibili per questo. La prima, quella più semplice, è che il due febbraio sarà il giorno della mia morte.»

Chiara lo guardò, gli occhi azzurri spalancati. Lo aveva detto con naturalezza e pragmatismo, come se fosse un'eventualità che aveva accettato da tempo. Alla ragazza si fermò il cuore nel petto. «E la seconda?»

«La seconda è che ci riusciremo. Andremo indietro nel tempo a ricucire lo strappo. Posso vedere il futuro, non il passato, quindi se tornassimo al 1520 non potrei vederlo.»

«Questa opzione mi piace di più.»

«Sì, anche a me. Hai idea di come potremmo farlo?»

«Io... io... forse sì» mormorò. «Ho avuto un'altra visione stamattina. Isabella dice che non c'è più tempo, che ha nascosto l'incantesimo al Gran Consiglio. Solo che non so come arrivarci.»

«Le tue amiche non mi fanno più avvicinare al Gran Consiglio e agli stregoni. Dovrai prenderlo tu.»

«Io? Cassandra non mi molla un attimo, l'hai vista! Non posso farlo!»

«Devi trovare un modo. Tocca a te farlo, dobbiamo ricucire questa frattura tra streghe e stregoni alla radice, è l'unico modo. E poi se non torneremo indietro nel tempo, vorrà dire che dovrò morire... l'idea non è proprio di mio gusto. Quindi va fatto.»

L'Ultima StregaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon