7.2 Streghe

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I suoi genitori quel giorno sarebbero stati a fare compere e suo fratello avrebbe avuto una lezione di nuoto, così si ritrovarono a casa sua e decise di sdraiarsi, per provare ad avere la visione un'altra volta.

Si sistemò sul letto coi ragazzi intorno,  si concentrò sulla donna dei suoi sogni e sulla sensazione che aveva provato quando l'aveva incontrata la prima volta, e la sua stanza svanì.

Era buio pesto, di nuovo. La cantina aveva un acre odore di umido e legno marcio, e non appena i suoi occhi si abituarono all'oscurità la vide. 

Lei era bassottina, sin troppo magra, i suoi capelli scendevano flosci lungo il volto e sulle spalle. Portava un abito semplice e stretto in vita, impolverato e spiegazzato.

«Sei tornata» le disse, in un sussurro. «Sei tornata da me.»

«Voglio risposte. Mi dirai quello che devo sapere, o non ti aiuterò.»

La donna sorrise. «La profezia ci ha visto giusto, può darsi. Ebbene, chiedi e io risponderò.»

Chiara sospirò e finalmente parlò. «Dov'è iniziato tutto? Qual è lo strappo? Cosa devo fare?»

«Che domande, ragazza mia. Dove e quando è iniziato tutto? Qui e ora, non c'è dubbio. Sta iniziando tutto intorno a me. Qual è lo strappo? Te l'ho già detto, loro sapevano. Loro sapevano e non hanno fatto niente per evitarlo. Cosa devi fare? Vieni. Vieni e porta i tuoi amici con te.»

«Venire dove?»

«La domanda non è dove, ma quando.»

«Quando? Dimmelo, ti prego.»

«Due febbraio millecinquecentoventi. Torna indietro, e lo saprai»

«Chi sono i loro di cui parli? Che hanno fatto di male?»

Il suo sorriso si spense, e la donna distolse lo sguardo. Si strinse nelle spalle. «Gli stregoni, è ovvio. Gli stregoni sapevano e non hanno fatto niente per evitarlo.»

«Gli stregoni? Perché?»

La voce della donna si fece gelida. «Il giorno prima sedevamo insieme al consiglio e il giorno dopo stavano a guardare mentre ci massacravano.»

Una porticina dietro di lei iniziò a venire scossa con violenza. Chiara sobbalzò e si voltò a guardarla. Chiunque vi stesse battendo, era prossimo a scardinarla.

«Zitta, strega!» gridò una voce di uomo da dietro la porta. «Zitta o ti farò tacere io!»

«Io faccio quello che voglio, capito?» rispose lei, ad alta voce, e i colpi sulla porta chiusa aumentarono sinché quella non si spalancò.

Chiara vide per una frazione di secondo quello che sembrava il volto di Edoardo, poi tutto svanì.

«Chiara! Chiara

La voce di Edoardo la chiamava, e non appena aprì gli occhi si accorse che anche nella sua stanza era buio. Ci mise qualche secondo per realizzare dove si trovava, poi che la luce era spenta, e ancora che il motivo era che la lampadina della sua camera era esplosa.

«È stato divertentissimo» commentò Lorenzo, con un ghigno sulla faccia. Gennaro gli lanciò un'occhiataccia di avvertimento.

«Cos'è successo? Che hai visto?» incalzò Edoardo, chino su di lei.

Per un attimo il suo cuore si fermò. Il ragazzo che non le toglieva gli occhi di dosso, che la guardava come se non esistesse altro al mondo.

«Chiara? Stai bene?»

«Sì» rispose in un sussurro, non appena si fu ripresa. «So quando dobbiamo andare.»

«Scusa» disse Gennaro, perplesso, «hai detto quando

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now