6.2 Vacanze di Natale

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Quella settimana furono tutti presi dalle interrogazioni, poi arrivarono le vacanze. 

Insieme alla presenza di Gennaro e Lorenzo in quei giorni aveva fatto alcuni progressi. Era diventata abbastanza brava a indirizzare gli incantesimi più semplici, anche se doveva ancora lavorare sulla gestione dello stress.

Al momento, comunque, le sue magie accidentali sembravano essersi ridotte.

Anche quando la situazione le scappava di mano e faceva una magia accidentale non era mai un'esplosione o il volo di sedie e altri mobili, poteva essere una lampadina che si fulminava, una porta che sbatteva, e in generale interferenze che non avrebbero rischiato di uccidere nessuno, il che era stato un sollievo.

Dopo aver archiviato gli incantesimi più semplici, cioè distruggere e riparare gli oggetti e aprire e chiudere le porte, lei ed Edoardo si concentrarono sull'invisibilità, un incantesimo che, tra quelli per i principianti, era tra i più difficili.

Il fatto che suo fratello venisse a ficcanasare senza bussare e che suo padre le avesse vietato di tenere la porta chiusa a chiave con un ragazzo in camera rendeva le cose più difficili.

«Hai capito quello che ho detto?» le disse Edoardo, seduto alla sedia della scrivania. 

Chiara era seduta a gambe incrociate sul suo letto, e doveva ammettere che, senza i ragazzi tra i piedi, non le dispiaceva stare vicino a Edoardo, anche se non aveva più provato a darle un bacio.

«Sì» annuì con decisione. «Devo vergognarmi a morte. Desiderare di sparire.»

«Esatto. Devi pensare alla cosa più imbarazzante che ti sia mai successa, deve venire voglia di sotterrarti dalla vergogna.»

«Non sarà difficile» disse Chiara. «Io faccio un sacco di figure di merda.»

«Non stento a crederci» rispose Edoardo. «Conosco qualche storia imbarazzante su di te anche io.»

«Lo stai dicendo solo per condizionarmi, così mi verrà più facile. Ma tanto non ci casco.»

Edoardo ghignò. «Tu credi? Forse non ti ricordi che la tua amichetta è uscita con Gennaro. E lei ha la lingua lunga.»

Chiara sgranò gli occhi. «No, stai bluffando. Rebecca non racconterebbe mai le mie cose in giro.»

«In giro no, ma al suo ragazzo? E sai che tutto quello che arriva a Gennaro arriva anche a noi. Senza eccezioni.»

«No, no, no, no» disse Chiara. «Stai cercando di farmi vergognare, come per farmi spaventare mi stavi buttando dalla finestra. Non mi avrai, non stavolta.»

«Ah sì? Allora non è vero quello che mi ha raccontato della vostra vacanza in Trentino… quando sei stata male…»

«No!» urlò, saltando in piedi sul letto. «Smettila! Non dire altro! Basta! Non ti sto ascoltando, non ti ascolto più!»

Il sorriso di Edoardo si allargò. «Quella pasticca aveva la forma davvero strana, vero?»

«Io la ammazzo, quella stronza, la ammazzo!»

«Ma quindi è vero?» chiese Edoardo, che stava iniziando a ridere. «Non volevo crederci!»

«Ti prego, smettila. Ti prego smettila. Ti prego…»

«Oh, andiamo! Succede a tutti. Insomma, chi non si è mai messo una pastiglia come se fosse una supposta solo perché la forma della pillola era allungata? È logico!»

«Oddio, credo di stare per svenire…»

Chiara ricordava bene quelle vacanze. Aveva passato la settimana bianca con Rebecca e i suoi genitori ma aveva avuto l'influenza. La madre di Rebecca le aveva consigliato di prendere una pastiglia e lei aveva visto la sua forma allungata e aveva pensato che si fosse trattato di una supposta, così anziché ingoiarla l'aveva assunta in modo alternativo.

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