❶❷. Controllo o cambiamento

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Il peggio era appena finito, o così credevano. Sembrava essersi materializzato il paesaggio della "Quiete dopo la tempesta" di Giacomo Leopardi direttamente nel reparto. Dopo lo shock iniziale dovuto alla presenza delle guardie giurate tra i corridoi, tutto era tornato a tacere, placido, come sempre, in attesa di un nuovo temporale.

Zotti era nella saletta degli infermieri, dove si erano radunati alcuni di loro, tra cui la responsabile del compito assegnato ad Anastasia, che stavano discutendo dell'accaduto. L'infermiera stava cercando di svincolarsi dalle colpe, ribadendo che si era dovuta allontanare solamente perché un altro paziente aveva urgente bisogno di lei. Tutti avevano compreso che stava mentendo per proteggersi, ma decisero silenziosamente di seppellire la questione. Tutto si era concluso nel migliore dei modi e il danno era stato evitato in tempo. Continuare a portare a galla altri colpevoli avrebbe allungato l'iter burocratico e messo in pericolo l'infermiera che non era stata sufficientemente attenta nel seguire Anastasia.

Zotti, intanto, stava riflettendo tra sé e sé, ignorando l'infermiera che si scusava ripetutamente anche al suo cospetto. Lo specializzando si sentiva come se avesse appena scaricato a terra un macigno che aveva portato sulla schiena mentre scalava una montagna ripida. Si sentiva fiero per essersi liberato dell'impiccio dell'uomo molesto, sbrigandosela rapidamente con le firme per alcuni documenti di trasferimento del paziente. Sarebbe stato un problema di qualcun altro di lì in avanti. Ciò non avrebbe dovuto rassicurarlo, essendo comunque l'uomo ancora libero di riprovare con altre ragazze i suoi viscidi tentativi disperati, ma in quel momento al ragazzo interessava solo di averlo allontanato dal suo reparto e da Anastasia.

Era rimasto alquanto turbato nel vederla così tremante ed indifesa. L'aveva sempre osservata mentre si aggirava baldanzosa tra i capezzali dei pazienti, portando buon umore a tutti e risolvendo ogni disputa con coraggio. Non gli parse nemmeno possibile che qualcosa l'avesse destabilizzata a tal punto da esporre i suoi lati deboli che credeva inesistenti.

Considerò che era stata una mossa arguta quella di averla mandata a casa a riposarsi e a farsi confortare da un parente o da un'amica. Gli stonava troppo, però, la visione della fragilità di Anastasia. Trasformò, allora, la preoccupazione in rabbia inacidita.

"Io non posso credere che queste cose accadano nel mio reparto. È inammissibile, sono davvero furibondo." Prese i documenti del paziente e li infilò aggressivamente all'interno di una cartellina di plastica, pronta per essere indirizzata al nuovo reparto.

Il collega specializzando che l'aveva assistito durante la becera scena lo guardava con un sopracciglio alzato, in un'espressione dubbiosa.

"Ti giuro, Zotti, sto cercando di capirti, ma mi riesce impossibile." Il ragazzo lo controllava mentre Zotti giocherellava nervosamente con una penna biro della sala infermieri, gettandosi a sedere, scomposto, su una delle sedie che circondavano il tavolo nell'angolo della stanza.

Il collega si avvicinò a Zotti, mantenendo comunque una minima distanza di sicurezza da lui.

"Comprendo che hai sempre una ragione per adirarti, ma ormai è tutto risolto, no? Perché ti importa così tanto?"

Zotti alzò lo sguardo dalla penna tra le sue mani e diresse gli occhi gelidi verso l'altro specializzando.

"Cosa importa a te di ciò che importa a me, allora? La vogliamo mettere così'?" Domandò, velenoso.

Il collega si allontanò, ritenendo la distanza ancora troppo poco ampia per considerarsi protetto dagli scatti d'ira di Zotti.

"A te non interessa mai nulla. È... strano" farfugliò il ragazzo, cercando di visualizzare mentalmente la prossima azione di Zotti per non trovarsi impreparato a reagire. Con lui era sempre un'interminabile lotta al suo caratteraccio prepotente. Stancava parecchio averci a che fare. Era come camminare in un campo minato, solo che le bombe erano situate in tutta l'area calpestabile. Lo scontro era inevitabile.

Zotti gli sbuffò di rimando, riposizionando le iridi verdi dei suoi occhi verso la penna biro. Le aveva staccato dei pezzi per rimontarli subito dopo, attraverso dei gesti ossessivi. Aveva il bisogno di sentire che aveva il pieno controllo di qualcosa.

"È giunta l'ora che mi interessi maggiormente di alcune cose. Ne va della sicurezza dell'intero reparto."

La frase appena sussurrata da Zotti parve all'altro specializzando troppo sincera per essere fuoriuscita dalla sua bocca. Un'ammissione di responsabilità? Proprio da lui? Zotti era sempre stato il primo a delegare le colpe agli altri, a dimostrarsi l'unico capace di fare le cose, nelle sue smanie egocentriche. Non aveva mai ammesso di aver sbagliato e ancora non sembrava essere pronto per quel passo, ma stava indirettamente cercando di far capire che desiderava essere responsabile anche delle azioni altrui.

Lo specializzando lo guardò sbigottito, non credendo ad alcuna parola che gli era stata detta.

Lasciò Zotti a giocherellare con la penna, pensando fosse diventato matto, e si diresse nella sala specializzandi.

Non appena entrò, Matteo, che aveva udito lo scompiglio venire dai corridoi, volle essere informato dell'accaduto.

"Zotti deve avere le emorroidi al culo o non me lo spiego." Il ragazzo si lanciò su una sedia di pelle, davanti a un computer, accendendolo per portare a termine alcuni referti che gli erano stati assegnati in precedenza.

"Cioè?" chiese, ridacchiando sfacciatamente Matteo, trovando l'immagine delle emorroidi sul fondoschiena di Zotti molto spassosa.

"In poche parole, la tirocinante è quasi stata molestata da un paziente, ma non è successo assolutamente nulla. Zotti, però, si è impuntato per fare in modo che lei e il reparto fossero protetti, cacciando giustamente l'uomo, quando, invece, con Sonia ai tempi non aveva mosso nemmeno un dito. Anzi, le aveva dato della rammollita per non essere stata forte abbastanza per non aver staccato le palle dell'uomo a morsi."

"Mi ricordo" asserì l'altro, interessato all'argomento.

"Il fatto che ha destato scalpore, però, è che Zotti ora si è sognato di dirmi che è arrivata l'ora che si assuma certe responsabilità per tenere al sicuro il reparto. Ci credi?" Domandò, con gli occhi fuori dalle orbite ancora stupito dall'evento.

"Questa mi è nuova..." replicò Matteo, massaggiandosi con le dita la lieve barba incolta sul suo mento.

"Non so che gli prende, ma sicuramente quel mostro non è il nostro dittatore Zotti!" esclamò il collega, aggiungendo degli insulti celati all'interno della constatazione che Matteo colse appieno, ridendo di gusto.

"Tu, invece, avresti dovuto sentirlo prima quando eravamo a pranzo in mensa come mi ha trattato sdegnosamente. Onestamente mi pareva fosse tutto normale, dato che è suo solito comportarsi come se ogni persona sulla faccia della Terra si è permessa di bocciarlo ripetutamente all'esame di anatomia patologica." Sogghignò al ricordo del professore che l'aveva debellato durante l'esame orale solamente perché Zotti si era presentato in tutta la sua baldanzosa superiorità. Il professore non l'aveva lasciato passare unicamente per imporgli una lezione di umiltà. Naturalmente, non aveva funzionato, siccome Zotti si era intestardito ancora di più e non l'aveva fatta passare franca al professore che aveva dovuto cedere.

Matteo e l'altro ragazzo si fissarono contrariati dopo aver analizzato la situazione.

Dopo anni che Zotti si era comportato vilmente con tutti, mostrando unicamente la sua indole altezzosa, era divenuto difficile, se non impossibile, per le persone che lo circondavano quotidianamente anche solo immaginare che avesse compiuto un passo verso un cambiamento.

"Io non posso credere che veramente lui stia tentando di migliorare. Deve aver sicuramente architettato qualcosa."

C'era sicuramente qualcosa che non andava sotto la superficie. I due specializzandi, dopo aver chiacchierato, tornarono ai propri lavori, posizionandosi davanti ai computer e aprendo dei referti per visionare che tutto fosse correttamente scritto.

Cosa stava nascondendo Zotti?

𝕀𝕃 ℝ𝔼ℙ𝔸ℝ𝕋𝕆Where stories live. Discover now