❶❼. Carta straccia

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Anastasia stava fissando i fogli che Zotti le aveva appena posto tra le mani. Un profumo di carta le avvolse la narici del naso. Lesse le diciture sopra impresse con un inchiostro lievemente sbiadito. In alto a destra erano riportate le date del periodo dello svolgimento del tirocinio, mentre al centro del documento appariva a caratteri cubitali la scritta "Documento valutativo dei tirocini."

Più in basso vi erano le informazioni riguardo il reparto, ossia Medicina Interna, quindicesimo piano. Accanto, compariva scritto il suo nome e cognome con una calligrafia corsiva encomiabile. L'ovale della lettera A aveva compiuto un giro perfetto, concludendosi con una piccola gamba che si legava armoniosamente alla N successiva. Il resto della parola conteneva dei fronzoli adornanti, come la stanghetta della T che si portava con una movenza ondulatoria al di sopra delle restanti lettere a proteggerle come un ombrello dall'inchiostro.

Pareva una calligrafia troppo sinuosa ed elegante per essere di un uomo, ma Zotti aveva la caratteristica intrinseca di essere un amante del bello e della perfezione. Anastasia provò nuovamente invidia nel pensare alla sua scrittura sbilenca. Non era capace di scrivere una parola dritta, tanto che pareva la grafia di un uomo ubriaco che tinge sulla strada delle strisce pedonali con della maionese. Nessuno sarebbe stato capace di attraversarle senza farsi investire, come nessuno era capace di capire ciò che Anastasia scriveva sulle righe dei suoi quaderni senza farsi venire un ictus.

Guardandosi il vestiario, Anastasia si spazzolò con le mani i ciuffi di tessuto del vecchio maglione grigio, cercando di renderlo il meno disordinato possibile. Ovviamente, però, non avrebbe dovuto fare un altro paragone con la classe di Zotti, siccome lei non si era minimamente impegnata per apparire decente per la lezione della mattina. Le interessava solo stare comoda per schiacciare un pisolino sulla bancata. Ancora non riusciva a digerire il fatto che non avesse voglia di impegnarsi abbastanza per cercare di essere perfetta. Lei si limitava ad esistere, Zotti respirava per eccellere.

Realizzò che stava perdendo tempo inutilmente nel farfugliare mentalmente. Finalmente possedeva la documentazione del tirocinio per consegnarla in segreteria e farsi validare il periodo trascorso in ospedale.

Cercò di fotografare ed imprimere nella memoria l'immagine della grafia sublime di Zotti per provare a calcarla in futuro. Quelle lettere erano ben che sprecate per un foglio di una valutazione del suo tirocinio, sarebbero dovute essere incorniciate ed esposte in un museo. O sui muri dell'edificio della sua facoltà, dove già era posto in bella vista l'articolo delle sue intrepide ricerche.

Decise che avrebbe evitato la scalinata con i premi appesi per non farsi venire un altro nodo in gola per l'invidia. Con passo rapido, invece, si diresse dalla parte opposta.

Nel fondo dell'ala destra del piano terra della struttura, vi era situata la piccola segreteria, composta da un cubicolo circondato da vetri che separavano la segretaria dal mondo esterno, come a proteggerla all'interno di un bozzolo dai predatori maligni. Molto spesso, infatti, gli studenti si erano riuniti attorno all'entrata per protestare di alcuni esami non riconosciuti e dei tempi biblici che la segreteria impiegava nella registrazione di semplici pratiche burocratiche.

Anastasia vi giunse davanti, aspettando che la dipendente alzasse lo sguardo dal computer sul quale si stava proiettano un strenuo combattimento tra le carte del solitario digitale.

Non appena si accorse della ragazza, la signora con gli occhialetti rettangolari appoggiati all'apice del naso si destò dalla sedia. Una cordicella di perle che circondava il collo si scosse al movimento della proprietaria. Aprì una finestrella sul vetro per comunicare.

"Prego?"

"Devo consegnare i fogli valutativi del tirocinio vidimati dai miei tutor."

Anastasia le porse i documenti, attraverso la fessura.

𝕀𝕃 ℝ𝔼ℙ𝔸ℝ𝕋𝕆Where stories live. Discover now