❶❾. 35.000 scelte al giorno

120 19 59
                                    

Arrivata a casa dopo una lunga corsa sugli autobus pubblici che avevano attraversato in diagonale tutta la città, gettò noncurante lo zaino sul pavimento della sua camera e si accasciò supina sul letto, senza badare alle condizioni in cui riversava la sua abitazione: le lenzuola stavano scomposte sul materasso, in attesa che la loro proprietaria si degnasse di sistemarle, anche una pila preoccupante di vestiti era adagiata senza alcuna premura ed era cresciuta in volume nei giorni. In più, uno strato di polvere si stava lentamente impossessando di ogni oggetto inutilizzato presente sul mobilio. Probabilmente, se fossero stati dotati di corde vocali, i libri della sua infanzia, abbandonati sulla mensola più in alto della sua libreria, le avrebbero urlato di sbarazzarsi di loro.

La stanza rifletteva concretamente lo stato della sua mente: caotica ed incompresa. Avrebbe voluto poter mettere un po' di ordine e sgombrare l'ambiente, per renderlo meno soffocante. Solo che si sentiva così stanca e non riusciva ancora a riposare. Aveva troppe cose che gironzolavano all'interno delle circonvoluzioni del suo cranio per badare alle frivolezze del suo Essere più inconscio. Al momento, erano più importanti altre questioni che riordinare stanza e mente.

Non appena la testa si adagiò sul cuscino, sentì le membra rilassarsi lievemente. Sapeva che avrebbe avuto solo pochi minuti di stacco, prima di mettersi a studiare alla scrivania. Aveva, però, qualcosa da fare che le avrebbe impedito di godersi quello stralcio di tempo disponibile.

Distese le braccia in aria e aprì le pieghe del foglietto accartocciato.

La solita maledetta grafia, le pareva ormai così famigliare, sebbene l'avesse osservata per la prima volta nemmeno un'ora prima. Probabilmente avrebbe saputo ricordare perfettamente anche il numero riportatovi sopra.

Ripensò all'euforia della compagna dai ricci dorati. Non riusciva a spiegarsela. Le sue parole erano vere? Davvero Zotti l'aveva guardata in modo...

No, lei non sapeva niente di ciò che era successo in ospedale. Di che persona fosse davvero Zotti.

In ogni caso, si domandò se avrebbe potuto avere senso chiamare lo specializzando. D'altronde le aveva nascosto appositamente il numero tra i fogli valutativi ed era venuto fin l'Università solo per farsi vedere in pompa magna.

Chissà se realmente era interessato a lei oppure era solamente stato ferito dal rifiuto.

Quel gioco di incertezze, però, era riuscita ad intrappolarla nella curiosità. Non poteva dire di non esserne attratta come una falena dalla luce.

La cosa che la turbava di più era il non sapere se avrebbe causato dei problemi frequentare uno specializzando che era stato uno dei suoi tutor durante il tirocinio. C'era letteralmente la sua firma sui documenti dell'università ormai, non avrebbe potuto nasconderlo ai professori. Li immaginò come spie pronte ad indagare sul suo caso e ad accusarla qualora l'avessero smascherata assieme a lui.

Realizzò che stava divagando con fantasie surreali e si scosse per riportare i piedi a terra. In ogni caso, ormai il tirocinio era giunto alla sua conclusione. Lei non aveva più un legame di collaborazione lavorativa con lui. Non gli doveva più un comportamento subordinato alle regole.

Forse era il caso, per una volta, di smettere di essere così ligia alle regole che tanto detestava ma aveva paura di infrangere. Era come se evitasse di staccarsi una crosta dalla cute per timore che al di sotto vi uscisse un fiume emoraggico. Non era di certo una che si faceva schiacciare dai regolamenti, ma non era neppure una rivoluzionaria. Cercava di tenere un profilo più basso possibile, al fine di condurre la vita universitaria il più velocemente possibile e districarsi dalla sua morsa uscendone intatta.

Aveva delle domande, però, da porre a Zotti.

Dal giorno in cui aveva visto il suo articolo di giornale appeso ai muri della facoltà, voleva comprendere coma era riuscito a ingabbiare la sua empatia in un antro profondo del suo animo e ad ottenere tutti quei successi universitari. Sentiva che l'invidia era ancora il motore del suo corpo e voleva studiare le mosse di Zotti, svelare i segreti del suo passato che lo rendevano così arcigno ma inarrestabile.

𝕀𝕃 ℝ𝔼ℙ𝔸ℝ𝕋𝕆Where stories live. Discover now