Capitolo 9

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L'ufficio di Jennifer non era molto grande; eppure, lei li cosi seduta alla scrivania, intenta a guardare delle cose al computer sembrava la presidentessa degli Stati Uniti nel suo studio ovale. Mi fece cenno di sedermi in una delle poltroni messe davanti alla sua scrivania e poi mi incitò a parlare. Raccolsi tutto il mio coraggio <<Penso sia arrivato il momento di parlare>>. Speravo solo che qualsiasi cosa mi avesse detto di lì a poco avrebbe fatto chiarezza nei miei pensieri invece che peggiorare la confusione già presente. Lei mi guardò quasi stupita dalla mia richiesta, il suo sguardo era indecifrabile. <<Lo penso anche io!>> la sua indignazione trapelava già dalla voce <<Sappi solo una cosa, sarai anche mia figlia ma qui le leggi sono uguali per tutti e se in un qualche modo ci hai messo in pericolo per la tua stupidità, allora ci saranno delle conseguenze.>> mi stava veramente sgridando. <<Non volevo mettere in pericolo nessuno, volevo solo delle risposte!>> <<E allora dovevi venire da me! Non usare il tuo cellulare. Per fortuna siamo in grado di camuffare il segnale ma Sara non farlo mai più.>> <<Anche se volessi non potrei, Todd lo ha distrutto.>> <<Quando tutto questo sarà finito potrai comprarne un altro ma per ora è meglio se ti sconnetti dalla realtà>> quanto avrei voluto farlo davvero ma non mi era concesso. Dovevo acquisire più informazioni possibile. La conoscenza è potere e solo cosi avrei potuto riabbracciare la mia famiglia. <<Ad ogni modo non sono venuta per parlare di questo. Vorrei avere delle spiegazioni e delle risposte. Almeno queste me le devi>> Jennifer mi fulminò con lo sguardo. <<Esattamente cos'è che vuoi sapere?>> <<Beh non mi hai detto molto a parte cos'è questo posto... hai parlato anche di una mia abilità particolare>> <<Devo partire da più indietro per questo>> <<Parti da dove vuoi basta che arrivi ad un punto>> . Ci pensò su un attimo prima di cominciare il racconto della grande storia infinita che era la sua vita. <<Prima di tutto c'è una cosa di cui ti vorrei parlare e che ancora non ho fatto, e siccome ora sei qui mi sembra il momento migliore. Vorrei parlarti di tuo padre, intendo quello vero. Lui era il leader, un uomo forte, vigoroso, ma al tempo stesso dolce e comprensivo. Io mi innamorai di lui come una ragazzina si innamora di un ribelle. Perdutamente e follemente>>. Mi scoccò un occhiata come a voler intendere qualcosa. <<Da quell'amore nascesti tu e prima.....tua sorella.>> <<Cosa? Ho una sorella?>> <<Si, più grande. E credo che tu l'abbia già conosciuta.>> <<Chi è?>> un brivido mi percorse la schiena, non potevo credere alle mie orecchie non solo una nuova madre ma anche una sorella? Cos'altro mi era stato nascosto? <<Emily>>. No. Tutti ma non lei. Ti pareva che non fosse la vipera gelosa che mi guarda di traverso ogni volta che può. Non riuscì ad aprire bocca. Troppo era lo stupore della notizia <<Direi che vi siete già conosciute>> l'unica cosa che feci fu' annuire. Passo un pò di tempo prima che lei si alzò in piedi e aprì un cassetto della scrivania. Ne estrasse alcune vecchie foto e me la passò in mano. Eravamo noi sosteneva lei, io e mia sorella, piccolissime, si e no qualche anno al massimo. Io ero uguale ad adesso, le stesse espressioni, gli stessi occhietti furbi e giurerei di aver visto negli occhi di Emily lo stesso guizzo rabbioso di ora a distanza di anni. Mio padre era un gran bel uomo ,moro, alto e con due simpatiche fossette sulle guance, cosa che, ovviamente, non avevo ereditato da lui. Alcune foto mi riprendevano da sola mentre in altre eravamo tutti e quattro e io sembravo cosi....felice. Mi venne la nausea. Tutto sembrava distante, non poteva essere davvero cosi. <<Tienile pure se vuoi, io ne ho altre!>> Jennifer mi riportò alla realtà <<Non so se.....voglio tenerle>> <<Come vuoi, le trovi qua se cambi idea>> gli ripassai le foto e mi ricomposi, poi le feci cenno di continuare <<La sera dell'attacco vi dovetti abbandonare entrambe. Fu la notte peggiore della mia vita! Raggiunsi la città, mi fermai davanti al primo convento che trovai e vi lasciai li davanti. Senza un nome, senza una lettera. Suonai il campanello e mi nascosi andandomene solo quando vidi la suora prendervi in braccio e portarvi dentro. Per un po mi rifugiai fuori città e cercai di riprendermi. Riuscì a rimettermi in contatto con i pochi superstiti e ricominciammo da capo. Fino ad ora!>> <<Perché non ti sei fatta viva prima? Perché solo ora?>> <<Quando ho riacquistato la forza del gruppo sono venuta a cercarvi. Con Emily fu più facile, lei non era stata adottata e viveva ancora in quel convento. Non me la rese facile ma aveva 6 anni e piano piano siamo riuscite a stabilire un rapporto. Con te fu più difficile perché non potevano dirmi chi ti aveva presa, per la privacy, e non avendo dato nemmeno un nome fu molto dura trovarti. Ce la feci solo tramite tua nonna!>> <<Mia nonna?>> <<Si, venni al funerale di mia madre e ti trovai li, non sapevo cosa pensare quando ti vidi. Eri identica a tuo padre, la sua copia sputata.>> <<Tu mi hai trovato tanti anni fa e ti sei fatta viva soltanto adesso? Cosa stavi aspettando?>> <<Aspettavo che crescessi! Non avevo alcun potere legale, non avevo più alcun diritto su di voi da quando vi avevo lasciate. Cercai di mettermi in contatto con i tuoi genitori, venni anche a casa vostra una volta ma loro non vollero che ti vedessi. Neanche per un minuto. Con tua nonna furono più indulgenti invece! Non ho mai capito perchè>> <<Tu sei stata a casa mia? E hai conosciuto i miei genitori?>> <<Si>> la mia testa era un turbinio di sensazioni strane. Perché i miei avrebbero permesso ad una sconosciuta di entrare nella mia vita ma non lo avrebbero permesso a mia madre? Forse avevano paura che mi portasse via? Ancora tutto cosi strano! Dopo un breve silenzio tornò a fissare l'attenzione su di me <<C'è dell'altro se vuoi che continui>> volevo? No. Ma dovevo. Avevo bisogno di risposte. <<Continua>> <<Nel periodo di tempo in cui ti ho osservato sono venuta a conoscenza del fatto che avevi delle abilità speciali. Ti ho osservata per un pò, ho avuto i referti dei tuoi dottori e dello psicologo. Non chiedermi come ho fatto, non ne vado molto fiera. So tutto, che hai avuto problemi con la scuola e che spesso ti sentivi matta, questa cosa non faceva che aumentare vero? Il fatto che vedevi cose che nessuno notava?>> ora il terrore era reale, sapeva cose che a fatica raccontavo con i miei amici. Mi aveva pedinato per anni e sapeva persino quel lato della mia vita, il più doloroso di tutti. Con molta riluttanza risposi <<Si >> <<Sara per tutto questo tempo hai pensato di essere strana ma non è così. Le cose che vedevi, anche tuo padre era così, lui aveva questo potere e dovevo immaginarlo che una di voi due lo avrebbe ereditato. Questa cosa ti permette di leggere dentro la mente delle persone, di vedere persone che normalmente sono invisibili, oppure di vedere con chiarezza persone che non ci sono più. Tu hai quello che viene chiamato "Psychica" in latino. E' una qualità più che un potere. Come una sorta di Déjà-vu amplificato in cui vedi o pensi cose che hai già provato prima. In più ti rende molto empatico verso gli altri e un'attenta osservatrice. È anche un potere che ti protegge però. La tua mente non può essere letta da nessuno. Solo tu sai cosa stai pensando. Il giorno in cui hai visto Todd a scuola mentre lanciava la bomba non avresti dovuto vederlo. E quando me lo ha raccontato, ho capito subito. Per quello ti ho mandato i fiori, per quello ho chiesto a Todd di portarti in salvo dalla scuola e di farti arrivare qui. Perché tu mi servi viva, perché con te al mio fianco saremo in grado di vincere questa guerra.>> Okay ero decisamente salita sul treno della follia, ma non ero ancora pronta a scendere. <<Aspetta un attimo: in che modo questo potere mi aiuterebbe?>> <<Perché se è vero che puoi leggere dentro la mente delle persone puoi scoprire dove si trovano e che mosse vogliono fare e noi potremmo anticiparli. Ovviamente dovrai allenarti per svilupparlo e per diventare un ottimo soldato. Non posso rischiare di perderti.>> <Ma ti senti quando parli? Stai parlando alla figlia che non vedi da anni e invece che farti perdonare per essere stata una pessima madre mi dici che ti servo viva perché devo aiutarti a combattere? Sono sconvolta, non hai nemmeno un po' di rimorso per quello che hai fatto in tutti questi anni?>> <<Certo che sono dispiaciuta ma la vita continua e ora ci sono problemi più grandi da risolvere. Quando finirà tutto sarò felice di conoscerti e di fare la mamma ma per il momento non posso. Speravo che capissi.>> <<Che cosa dovrei capire? Che non te ne frega niente delle tue figlie e che ti servono solo per la tua stupida ribellione?>> <<Questa ribellione è tutt'altro che stupida e la penseresti così anche tu se fossi cresciuta come me. Ma dovevo immaginarlo che a vivere con quei borghesi saresti stata dalla loro parte.>> <<Non osare parlare male dei miei genitori, loro sono persone fantastiche e mi hanno cresciuto con amore per tutti questi anni. Sono stati una famiglia migliore di quanto tu sarai mai. Quindi non ti azzardare mai più a parlare di cose che non puoi nemmeno comprendere.>> ormai ero nera per la rabbia. Ma dovevo sapere altro. Non avevamo finito. Lei rimase zitta per un po', forse sorpresa dalla durezza con la quale le avevo parlato. Ma per quanto mi riguardava lei non era mia madre e non lo sarebbe mai stata. Lei non c'era quando ho imparato ad andare in bicicletta, non c'era quando mi hanno promosso a scuola, o quando ho iniziato il liceo. Non c'era quando tornavo a casa piangendo per un motivo o per l'altro. Lei non c'era mai punto. Dopo un po' si calmò e si riprese <<Lo so che tutto questo è assurdo per te, ma ho davvero bisogno che tu stia dalla nostra parte. Se lo farai ti prometto che ti aiuterò con ogni mezzo possibile a trovare i tuoi genitori. Ma prima devi allenarti e sviluppare il tuo potere. C'è una persona qui che ti può aiutare a farlo ma dovrai dargli ascolto. Solo cosi migliorerai!>> <<Chi è? >> <<Todd>> <<Perché lui?>> <<Todd è più affine all'empatia di tutti gli altri. Non ha propriamente le tue capacità ma è la persona che ci va più vicino. Diciamo che è capace di vedere cose che noi non vediamo, ma solo se si impegna molto. Ha dedicato anni a raggiungere una minima parte di quello che a te viene naturale. Siete una specie rara Sara, ma non siete estinti. Per favore fatti aiutare negli allenamenti. Se sei come lui avrai delle doti naturali anche come combattente, non sarà molto difficile per te.>> <<Prima devi promettermi che farai tutto quello che puoi per cercare la mia famiglia e aiutarmi a liberarla>> <<Accetta la mia proposta e io ti aiuterò. Unisciti a noi seriamente e con convinzione. Aiutaci a vincere questa guerra e io in cambio ti aiuterò. Poi sarai libera di scegliere la vita migliore per te.>> ci pensai su. Non sapevo se potermi fidare di lei ma per il momento non avevo molta scelta. Dovevo scoprire se "la cosa del potere soprannaturale" fosse vera e, nel caso, allenarmi per poterlo sfruttare a mio vantaggio.

<<Va bene accetto. Mi allenerò, ma non lo faccio per te. Ora dimmi.....Emily sa che sono sua sorella?>> <<Si, lo sa. Non ti ha detto niente perché le ho detto che volevo farlo io. Mi sembrava giusto così.>> non potei non ridere. <<Si figuriamoci se tu sai cosa è giusto e cosa no.>> <<Non ci crederai ma lo so. E tutto quello che ho fatto l'ho fatto per proteggervi e per darvi un mondo migliore.>> <<Per favore non far finta di averlo fatto per noi. Ho detto che accetto ma non voglia la favoletta raccontata ai bambini. Voglio solo la verità, d'ora in avanti.>> <<Abbiamo un accordo allora!>>.

E cosi per la prima volta da quando mi ero ritrovata in questo strano ufficio, avevo avuto risposta a tutte le domande che mi ruotavano in testa. Le risposte non erano nitide ma forse il centro era davvero questa mia abilità di leggere nel pensiero. Forse, allenandomi, avrei potuto scoprire cose sul mio passato e sul mio futuro che ancora non mi erano chiare. Una strana connessione mi legava a Todd ma di lui sapevo ancora troppo poco per mettere già i puntini sulle i. Mi congedai dall'ufficio di Jennifer e sentì un primo groviglio sciogliersi attorno al mio stomaco. Ora potevo concentrarmi. Un passo alla volta e sarei arrivata alla fine.

Mentre percorrevo la strada verso la mia stanza venni distratta da voci di persone che ridevano, dovevano provenire dalla mensa, mi voltai e continuai a camminare, questo mondo dopotutto non mi apparteneva, meglio non fermarsi a guardare troppo a lungo. Ero ormai entrata in camera quando vidi due figure dirigersi mano nella mano verso di me. No, ti prego, questo no. <<Ragazzina, sei ancora qui?>> Todd. Con accanto Emily che mi sorrise con il suo solito disprezzo. Mi appoggiai alla porta per farmi dare il coraggio necessario ad affrontare questo scontro <<Per ora si!>> poi senza lasciarlo rispondere mi voltai verso mia sorella <<Ho saputo tutto. Siamo sorelle quindi?>> lei sbiancò ma non si scompose <<A quanto pare.>> Todd restò in silenzio, cosa mi aspettavo? Tanto sapeva già tutto di me ancora prima di conoscermi. Poi Emily riprese <<Ma non farti strane idee. Niente favoritismi qui principessa>> le avrei tirato volentieri un pugno. Todd come se mi avesse letto nel pensiero arretrò e mi guardò un po' preoccupato. Ma non parlò. Con un ghigno mi voltai verso Emily <<Tranquilla, non ho alcun interesse ad avere favoritismi. E tanto per la cronaca: io non ho sorelle>> poi, ignorandola completamente, mi rivolsi a Todd <<Ci vediamo domani mattina alle 9 per l'allenamento.>>. Entrai in camera e chiusi fuori tutto, il dolore, loro, il quartier generale e la mia vita. Rimasi da sola nel silenzio della camera e svuotata. Letteralmente vuota.





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