Capitolo 10

6 1 0
                                    

È una settimana che sono rinchiusa qui. Tutti i giorni mi alzo, mi alleno, mangio e vado a letto. Non faccio altro. Non ho modo di comunicare con il mondo esterno. Non ho un cellulare, con Jennifer cerco di non parlare, Emily la ignoro e in quanto a Todd ci parlo lo stretto necessario per farmi insegnare a combattere e per sviluppare la mia capacità intellettiva. Di base non facciamo granché, la parte dell'allenamento è faticosa. Mi fa correre, fare addominali e sudare tantissimo. Poi mi insegna mosse di lotta e come usare le armi. Mi fa anche delle lezioni teoriche mentre mi mostra le cose. Per il resto non parliamo. Le uniche persone con cui mi è interessato mantenere un contatto sono Jason, Edward e Isabel. Mi stanno molto simpatici e ci ho stretto amicizia. Passiamo tutti i pranzi e le cene insieme ormai da una settimana e almeno per quel breve momento riesco a ridere e dimenticarmi di tutto quello che mi circonda. Mi ricordano molto i miei amici del mondo reale. Mi sembra una vita che non li vedo e mi mancano terribilmente. Mai quanto Sam però, con lui facevo tutto e saperlo così lontano mi uccide. Ma mi uccide di più pensare che lui sa qualcosa o che ha sempre saputo qualcosa e per tutto questo tempo non mi ha mai detto niente. Nonostante tutto non riesco ad avercela con lui. C'è sempre stato per me per ogni cosa come io ho fatto con lui e non poterlo sentire mi fa soffrire. Comunque questo mio nuovo gruppo mi piace. Ho scoperto che ognuno di loro è occupato a fare qualcosa di diverso e che i ribelli hanno una loro divisione. Isabel si occupa delle ricerche sul campo insieme a Edward e alle volte anche con Emily. Vanno in giro per la città e cercano indizi per scoprire dove gli avversari si rifugiano. Sono qui da molti anni ormai e la loro vita è tutta qui. Jason invece si occupa di logistica, sta quasi tutto il giorno nella sala computer a captare segnali radio o frequenze per vedere di scoprire qualcosa. Poi avevo scoperto che c'era una vera e propria piramide del potere. Al vertice si trovava Jennifer, ovviamente, ma sotto di lei c'erano dei sottoposti che avevano il compito di mantenere la sicurezza. Todd era uno di quelli, responsabile della sicurezza e degli allenamenti dei ribelli. In pratica era come una piccola società dentro la società. Ogni tanto mi assentavo durante i pasti e mi perdevo nei miei pensieri ma per fortuna c'era Jason che mi riportava sempre dentro alla conversazione facendomi davvero ridere. Occasionalmente al nostro tavolo passava anche Todd, era amico di quasi tutti li ma spesso mangiava per conto suo, o almeno così dicevano. Tante volte si fermava se c'era Emily se no tirava dritto. Tra me ed Emily le cose erano normali, ci parlavamo poco o niente e mi stava bene così. Ma per quanto qui fossero tutti occupati nelle loro attività, il tempo per i pettegolezzi c'era sempre. Tutti erano venuti a sapere che ero la figlia di Jennifer nonché sorella di Emily e i primi giorni in molti mi fecero diverse domande sul perché e per come fossi cresciuta lontana. Mi limitai a dire due cose, le uniche che mi erano state dette da Jennifer. E nel giro di pochi giorni l'interesse su di me scomparve.

Ero seduta da almeno un quarto d'ora quando Jason mi riportò alla conversazione cercando di indagare sul mio passato. Tentativo mal riuscito, cercavo di non raccontare niente a nessuno. Almeno quella parte del mio passato era solo mia e nessuno doveva conoscerla. Quella persona e quella vita non c'erano più. Finì il mio cibo, salutai tutti dandogli appuntamento per cena, e mi diressi verso il balcone dove ero solita fare i miei esercizi con Todd. Quando arrivai fuori l'aria era fresca ma si stava bene, c'era il sole e se non fossi stata costretta a stare lì sarebbe stata una giornata fantastica, sarei andata da Sam e probabilmente avremmo fatto un giro in bici, saremmo andati a mangiare un gelato al mare e saremmo tornati a casa con il buio. Ma non si poteva, Sam non c'era. Io non c'ero. Era tutto diverso. Cercai di cancellare quell'immagine per non mettermi a piangere. Sollevai lo sguardo e davanti a me vidi una scena alquanto peggiore. Todd era in piedi contro il muro del balcone ed Emily gli era spalmata addosso. Si stavano baciando, un vero schifo da guardare. Non sapevo cosa fare e mi sentivo alquanto in imbarazzo. Feci finta di niente, andai sul retro dove di solito tenevamo le armi per l'allenamento, e presi una pistola di piccolo calibro, la caricai come mi aveva insegnato Todd e inizia a sparare contro la sagoma di fronte a me. Ero migliorata davvero: 10 colpi 10 cuori uccisi. Sparare mi piaceva in realtà, mi dava una scarica di adrenalina in tutto il corpo. Non immaginavo neanche di sparare a una persona, non lo avrei mai potuto fare, ma sparare alle sagome era divertente. Quando finì, sentì dei passi dietro di me e voltandomi notai Todd con le spalle appoggiato al muro. Aveva i suoi soliti pantaloni neri e la giacca di pelle ma oggi aveva una maglietta rossa. Era davvero bello. Maledizione. <<Però ci siamo sfogati è?>> <<Cosa?>> ero talmente distratta da lui che non lo avevo neanche ascoltato parlare. <<Dicevo che ti sei sfogata vedo>> <<Ah, si. Ne avevo bisogno.>> <<Ho visto. Sei arrabbiata con qualcuno? Ti hanno trattato male?>> <<No. Sono solo.....non lo so. Nessuno mi ha trattato male, anzi.>> mi scappò un sorriso nel pensare a tutti i tentativi di Jason di comunicare con me e di farmi ridere. <<Ah conosco quello sguardo. Ti piace qualcuno?>> <<Cosa? No!>> non potei fare a meno di imbarazzarmi, che cosa stupida. <<Sai di solito le ragazze mi fanno quello sguardo quando le guardo o quando gli sorrido. Per caso l'ho fatto anche con te senza accorgermene?>> che stronzo <<No. Ma tranquillo se anche lo avessi fatto probabilmente non me ne sarei n'è accorta né tantomeno mi sarebbe importato>> <<Sicura?>> si avvicinò a me, era a pochi passi dal mio corpo e sorrideva come se per lui fosse tutto facile e immediato. Ma io non ci stavo. Non mi interessava quanto bello potesse essere, avevo ben altro a cui pensare. <<Sicurissima>> uno sguardo di sfida gli balenò negli occhi poi si arrese e si allontanò. <<Allora Sara, che c'è? È da una settimana che non mi parli. Cosa ti ho fatto?>> <<Cosa cambia se non ti parlo da una settimana. Direi che il passatempo ce l'hai lo stesso no? O Emily si era solo persa dentro la tua bocca?>> rise di gusto prendendomi in giro ma io non scherzavo. <<Che c'è ragazzina, sei gelosa?>> <<Io? E di cosa? Che mia sorella ha un fidanzato? O che se la spassa con uno? Ho altro di cui occuparmi.>> <<Ah sì? Tipo Jason?>> <<Scusa?>> <<Dai ho visto come vi guardate>> <<Ripeto. Scusa? Tra me e Jason non ci sono sguardi di alcun tipo. E comunque, se anche fosse, ci sono problemi?>> <<No, no per carità, penso solo che potresti avere di meglio di un nerd dei computer>> <<Potrei avere di meglio? Tipo?>> <<Ma non lo so qualcuno che ti appassioni, che ti faccia sentire i brividi lungo la schiena ogni volta che ti sfiora, qualcuno che sappia quanto sei bella e che ti faccia da scudo contro il mondo>> nel dirmi queste cose si era avvicinato pericolosamente e il mio cuore ormai si era sciolto sotto questi complimenti. Non sapevo cosa pensare, ci stava forse provando? Non sapevo cosa fare era davvero troppo vicino così mi giocai un altro po' la carta della gelosia <<Beh chi ti dice che Jason non mi farebbe da scudo?>> <<Stai scherzando? Uno come lui non sa difendere niente che non sia un computer. Non va bene per te.>> nel dire questo mi mise le mani sui fianchi e me li strinse delicatamente. <<Che c'è? Sei geloso forse?>> <<Io? Mai!>> scoppiai a ridere e riguadagnai un po del mio spazio vitale <<Non mi credi?>> <<Perchè dovrei? Non so nulla di te!>> <<Per forza non mi chiedi mai niente>> <<Neanche tu mi chiedi niente. Ah già dimenticavo tu sai già tutto quindi perché perdere tempo a fare domande stupide.>> <<E' per questo che sei arrabbiata? Perché non ti ho detto quello che sapevo? Non potevo, dovevo lasciarti parlare con Jennifer, non spettava a me dirti certe cose. Non avrei neanche saputo come fare>> <<Beh che ne dici di Ah Sara, hai una sorella!, tanto per cominciare>> <<Mi dispiace se ti sei sentita ferita ma non potevo davvero dirti niente.>> <<Si tranquillo lascia stare. Ho capito.>> <<No davvero io...aspetta, che?>> <<Ti ho detto che ho capito lasciamo stare>> <<Davvero? Siamo a posto quindi?>> <<Si>> nel dirgli cosi gli tornò un bel sorriso in volto come se si fosse rilassato. <<Scusami>> <<Per cosa?>> <<Per averti picchiato l'altro giorno. Non dovevo, ero fuori di me>> <<Non devi scusarti. Mi hai fatto davvero incazzare quel giorno. Ma non ti preoccupare non mi hai fatto male. Sei stata l'unica ragazza a cui ho permesso di darmi un ceffone e un pugno>.> e si rimise a ridere come un matto. <<Wow che onore. Comunque, scusami ancora>> <<Tranquilla ragazzina è tutto a posto>> <<La storia della ragazzina deve continuare ancora per molto? In fondo non sei tanto più vecchio di me>.> <<Ti dirò, mi piace chiamarti cosi. Soprattutto perché ti arrabbi molto quando succede E quando sei arrabbiata assumi un espressione molto buffa e bella.>> cercai di ignorare il velato commento. <<Ah sì? Hai un soprannome anche per Emily?>> <<Sara io ed Emily non stiamo insieme ok? Io non ho relazioni, non sono il fidanzato di nessuna né tantomeno sono un ragazzo da storie serie. Mi voglio solo divertire ed Emily lo sa, ogni tanto ce la spassiamo ma finisce li, niente di più.>> <<Perché?>> <<Perché non ho interesse ad andare oltre. Mi è già capitato e quando succede diventa tutto un casino. Non ne vale la pena, meglio divertirsi un pò e poi chiudere.>> non potei fare a meno di chiedermi con quante ragazze qua dentro fosse stato. Ma poi mi dissi che era meglio non saperlo. Passarono dei momenti di silenzio poi lui lo ruppe <<Ti va di andare a fare un giro?>> <<Dove?>> <<Fuori. Basta allenamento per oggi direi che ti meriti una pausa. Ho capito che stai per esplodere qui dentro. Ti porto fuori un po', ci stai?>> la cosa mi prese completamente alla sprovvista ma capì che era sincero. <<Ci sto!>> tornammo dentro e ci dirigemmo verso l'uscita. Arrivammo fuori, prese le chiavi da un vecchio quadro impolverato e due caschi. Mi diede il mio e mi fece salire. Prima di partire mi prese le mani e se le strinse in vita. Solo quel gesto mi fece sorridere, come se fosse una nostra tradizione. <<Dove andiamo?>> <<In un posto speciale.>>.

BEHINDWhere stories live. Discover now