Capitolo 23

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Jennifer era davanti alla finestra e guardava fisso davanti a sé, oltre gli alberi, e aveva una tazza di caffè fumante tra le mani che probabilmente stava usando per scaldarsi perché non lo stava bevendo, o almeno non da quando ero entrata. Mi aveva detto di accomodarmi e mi aveva offerto una tazza anche a me. Poi si era zittita per un tempo interminabile. Ignorando quel gelo cercai d'indagare <<Volevi vedermi?>> il mio tono era più velenoso di quanto volessi ma lei non sembrò accorgersene, non mi guardava neppure. <<Per tutta la notte, per tutta la notte sono stata davanti a questa finestra pensando che non ti avrei più vista, pensando almeno a diecimila scenari uno peggiore dell'altro. Per tutta la notte ho sperato che Jason mi chiamasse per dirmi che ti avevano trovata e tu eri in giro per conto tuo. Ti rendi conto di quello che hai rischiato?>> nella pausa che seguì capii che aspettava una mia risposta. <<No, non ci ho pensato perché non mi sono ancora sentita parte di questa guerra. Non ho le vostre convinzioni ed ho un obbiettivo diverso da portare a termine. Sinceramente non credevo di dover restare chiusa qui come una prigioniera.>>. Lei a questo punto si voltò e finalmente mi guardò, aveva il viso stupito come se non si aspettasse una reazione simile da parte mia. Mi scrutò per almeno cinque minuti e io per rompere l'imbarazzo cercai di sorseggiare lentamente il caffè. <<Assomigli molto a tuo padre, quello vero intendo!>> il mio sguardo scattò immediatamente sul suo <<Sai, anche lui aveva questa grinta nascosta che tirava fuori solo in rare occasioni. Era molto forte e tenace. Quando l'ho perso ho pensato che non sarei più riuscita a fare niente senza di lui, ma poi sono riuscita a farmi forza e a proseguire perché lui era morto per un motivo, un motivo in cui credeva e io non potevo lasciare sprecato questo suo sacrificio. Ancora oggi la penso così, quindi se sono delle risposte quelle che vuoi e che ti permetteranno di darmi retta e di aiutarci per onorare il ricordo di tuo padre allora te le darò.>> <<Senza offesa ma mio padre è disperso chissà dove con mia madre e mi stanno aspettando, perciò al momento quella è l'unica cosa che mi interessa!>> <<Ma come puoi essere cosi egoista?>> si era infuriata, glielo leggevo in faccia, ma non mi lasciai intimorire e le vomitai addosso tutto quello che pensavo da mesi ormai <<Sarei io l'egoista? Ma come puoi dire una cosa del genere? Tu? Tu che hai abbandonato due figlie perché dovevi combattere una stupida guerra e che anche ora che le hai ritrovate continui a pensare solo a questa battaglia senza minimamente chiederti loro cosa pensano o come stanno! Senza contare che stai tenendo qui le tue presunte figlie unicamente per i tuoi scopi e non perché ti interessi di loro!>> <<Non ti permetto di dirmi queste cose ragazzina, tu non sai cosa ho passato e cosa ho fatto per voi!>> <<Mi permetto eccome perché neanche tu sai cosa ho passato io! Sono cresciuta con una famiglia che mi ha amato e dato tutto e ad un certo punto mi sono stati strappati via, per poi scoprire che ho un'altra madre e un padre morto che hanno iniziato una guerra nella quale io sono stata coinvolta per forza. Sono stata portata via da casa, allenata e mi è stato detto di avere un potere che però non funziona. I miei genitori sono stati rapiti e tu mi avevi promesso che se mi fossi unita a voi mi avresti aiutato a ritrovarli e invece non mi sembra che te ne importi più di tanto! Senza contare che, di solito, i genitori normali cercano di tenere i figli fuori dalle battaglie e non di metterceli dentro a forza. Io sarei egoista? Vuoi una vera egoista? Allora guardati allo specchio!>> ero talmente arrabbiata che quasi non mi accorsi che la porta dietro di me si era aperta e Todd era alle mie spalle appoggiato alla porta che mi fissava con occhi di fuoco. Bene ci mancava solo lui. Non lo guardai, il mio sguardo era fisso su Jennifer che aveva quasi le lacrime agli occhi. Anche Jennifer si accorse tardi dell'arrivo di Todd e cercò di ricomporsi. Poi si rivolse di nuovo verso di me e con lingua velenosa emanò le ultime sentenze come se fossi una condannata a morte <<Visto che pensi di essere in prigione, ora ti farò capire cosa vuol dire. Todd, porta Sara di sotto nelle celle. Voglio che stia li fino a nuovo ordine>> non ci potevo credere, mi sbatteva in galera! <<Mi hai stancato ragazzina, ora farai quello che ti dico altrimenti le conseguenze saranno davvero spiacevoli>> <<Bene rinchiudimi pure, è così che fanno le mamme dopotutto!>> presi su la tazza di caffè e gliela lanciai addosso, lei si spostò giusto in tempo per schivarla e lasciò che la tazza cadesse per terra andando in mille pezzi. Il mio sguardo era di fuoco, mi bruciava tutta la faccia, la gola e anche gli occhi, se questo era quello che voleva, il mio ruolo qui era finito. Todd si piazzò al mio fianco e lo vidi parecchio turbato <<Jennifer non credo che sia la scelta migliore e.....>> ma Jennifer non voleva sentire ragioni <<Ora basta Todd! Obbedisci, ti ho dato un ordine>> persino lui era incredulo alla cattiveria che stava dimostrando. Ero certa che non mi avrebbe rinchiuso davvero ma la mia convinzione sparì velocemente quando Todd, senza discutere oltre, mi prese per le braccia e mi portò fuori. Non mi guardava neppure, si limitò a trascinarmi giù lungo le scale che portano all'atrio e poi giù ancora dove era stato rinchiuso Hector. Mi condusse fino alla stanza numero 16 e solo allora mi riscossi. Quella era la stanza che avevo visto nella mia visione. Ero convinta che ci fossero i miei genitori. Ma la stanza era vuota e buia. C'era solo una brandina e un water nell'angolo della stanza, proprio come una prigione vera. Todd mi spinse dentro ed esito un attimo prima di chiudere la porta. Mi sussurrò un "Mi dispiace" e mi chiuse dentro. La delusione mi avvolse come una piovra e mi trascinò negli abissi più profondi della disperazione.

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