Capitolo 11

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La notte era stata pesante e la mattina ero più disorientata che mai. Mi alzai controvoglia dal letto e andai a farmi la doccia, rimanendo immobile, lasciai che l'acqua mi lavò via le preoccupazioni. Uscì dalla stanza con all'incirca 20 minuti di anticipo. Avevo il tempo di fare colazione. Morivo letteralmente di fame. Nella mensa non c'era molta gente, poche persone in qua e in là, probabilmente era troppo presto. Mi feci un piatto e mi sedetti nel mio solito tavolo anche se non c'era traccia né di Jason, né di Ed o Isabel. Lì, sola con i miei pensieri non potei fare a meno di pensare ai miei amici. Chissà cosa stavano facendo, la loro vita continuava? Erano preoccupati per me? La scuola aveva ripreso? Sempre troppe domande. Finì di mangiare e mi diressi al solito balcone per il mio allenamento. Ormai in quel posto non entrava nessuno ,solo io e Todd, un po' come se fosse il nostro posto. Uscì fuori e andai sul retro ma mi bloccai quando vidi Todd a torso nudo che faceva gli addominali. Il fatto che non si era accorto della mia presenza, mi diede l'opportunità di osservarlo completamente. Era davvero bello, questo non si poteva negare. Persino un cieco se ne sarebbe accorto. Aveva muscoli ben definiti in tutte le parti del corpo eppure non era robusto. Il classico ragazzo che mia nonna avrebbe definito "un bel fanciullo". Siccome era a torso nudo si vedevano bene i suoi tatuaggi; ne aveva più di uno sul braccio sinistro e due nel braccio destro. Ce n'era uno sulla scapola destra e ne aveva uno nella gamba sinistra. Non riuscivo a vederli tutti chiaramente ma quello sulla spalla mi colpì più degli altri. Era una rosa nera stilizzata con sotto una frase "Ama, altrimenti la tua vita non avrà valore". Ironico che si sia tatuato una frase del genere, proprio lui che ha detto apertamente di non essere tipo da storie serie e di non credere nell'amore. Ma si sà al giorno d'oggi ci si tatua qualunque cosa. Cercai di arretrare senza farmi vedere, non volevo disturbarlo e poi era ancora presto per il nostro allenamento. Ma solo dopo pochi passi una fitta dolorosissima mi colpì alla testa. Mi aggrappai alla colonna dietro di me per non cadere. Iniziarono a scorrermi immagini velocissime nella mente, immagini sconnesse tra loro: uomini vestiti di nero, la via di casa mia, la casa di Sam, Sam, del sangue. Poi la visione si interruppe, ma io ormai ero caduta a terra e mi contorcevo dal dolore alla testa. Venni riscossa da due braccia forti che mi fecero risalire. Todd. Cercò di attirare la mia attenzione ma inizialmente non riuscivo a sentire le sue parole. Piano piano il dolore si attenuò e io tornai a vedere e a sentire chiaramente. <<Sara, stai bene?>> <<Io non...>> non riuscivo quasi a parlare, ero scioccata. <<Non lo so. È successa una cosa stranissima>> <<Cosa?>> era sinceramente preoccupato glielo leggevo negli occhi <<Mi sono venute delle fitte fortissime, poi ho iniziato a vedere delle immagini, sembravano cosi reali, ho visto uomini vestiti di nero, la via di casa mia, Sam e....e...>> <<E cosa Sara?>> <<Del sangue. Dio Todd era cosi reale ma che cosa mi è successo?>> <<Hai avuto una visione! E anche piuttosto forte aggiungerei.>> Quindi era cosi che si manifestavano le visioni. Figuriamoci se poteva essere una cosa poco dolorosa. <<Quello che ho visto, è reale? Sono cose che sono successe, che stanno succedendo o che succederanno? Sam è veramente in pericolo?>> <<Si, quello che hai visto probabilmente è qualcosa che sta succedendo in questo momento o forse che succederà a breve, comunque è qualcosa di reale. Di solito il dolore è amplificato quando si vede qualcosa che sta succedendo nell'immediato, mentre lo è meno se le immagini sono sul futuro o sul passato.>> non volevo sapere altro mi voltai e corsi fuori alla velocità della luce. Se era vero, se era tutto reale Sam era in pericolo o poteva esserlo a breve. Dovevo trovarlo subito, dovevo salvarlo. Corsi fuori dall'edificio e mi diressi al capanno sul retro, afferrai le chiavi e misi in moto la motocicletta che avevo davanti, cercai il casco ma mentre me lo stavo infilando venni fermata da Todd che con il suo braccio mi strattonò facendomi voltare. <<Dove pensi di andare?>> <<Da Sam, devo vedere se sta bene!>> <<Tu non vai da nessuna parte.>> <<Mi dispiace ma non spetta a te deciderlo e sicuramente non ti devo chiedere il permesso>.> <<Sara smetti di fare la stupida, non puoi andare a casa sua, se quello che hai visto è vero, potrebbe essere pericoloso>> <<E se anche fosse? E' il mio migliore amico, non me ne starò qui con le mani in mano sperando che quello che ho visto non sia reale. Non farò come con i miei genitori, arriverò in tempo stavolta! Sam ha bisogno di me.>> le ultime parole le avevo dette quasi urlando. Todd mi guardò sconfitto, mi mise un braccio sulla spalle ed espirò <<Va bene. Ma io verrò con te, permettimi di proteggerti.>> due braccia in più avrebbero fatto comodo. Come potevo dire di no <<Va bene!>>.

Todd andò ad una velocità folle per strada ma grazie a questo arrivammo davanti a casa di Sam in un tempo record. Non sapevo cosa aspettarmi ma una cosa era certa, non era affatto preparata a perdere un' altra persona cara. La strada era deserta e con somma gioia notai che le macchine dei suoi genitori non c'erano. Forse erano già usciti per andare al lavoro. Todd si piazzò davanti a me ma io mi diressi sul retro. <<Dove vai?>> mi chiese Todd bisbigliando. Non gli risposi, ero concentrata a cercare Sam. Passai sul retro del giardino e iniziai a salire una piccola scaletta che portava al balcone della sua camera, con un po' di fortuna la finestra sarebbe stata aperta e sarei riuscita ad entrare in caso contrario, cavolo non avevo un piano alternativo. Todd mi seguì senza dire una parola, mi accorsi che era dietro di me perché si mise a sghignazzare mentre cercavo di restare in equilibrio sulla piccola scaletta. Arrivai al balcone ma la finestra era chiusa, cercai di guardare attraverso ma non vidi niente. Cavolo Sam non c'era. Non potevo perdere altro tempo cosi, senza pensarci due volte, usai il mio gomito per tirare un pugno nella finestra e rompere il vetro, facendomi veramente male. Cavolo nei film sembrava più facile. Todd rimase a bocca aperta ma senza lasciargli dire o fare niente mi infilai dentro la finestra stando attenta ai vetri rotti. La sua camera era disordinata come sempre ma non notai nulla di strano. Tallonata da Todd scesi al piano di sotto, ci mettemmo a guardare in tutte le stanze ma di lui non c'era traccia. Era tutto in ordine come sempre, completamente il contrario di casa mia. Non riuscivo a capire, possibile che questa visione fonte finta? Todd mi guardava stranito, forse anche lui si poneva domande sul mio potere. Ci rimaneva un unica stanza da controllare: la cantina. Quel luogo mi aveva sempre spaventato a morte, sembrava il set di un film dell'orrore con tanto di caldaia vecchio stile e rumorosa. Mi feci coraggio e andai al piano di sotto. La stanza era buia e angusta, l'unico rumore era quello della lavatrice in lontananza. Non vedevo nulla ma terminate le scale sentì i miei piedi appiccicarsi al pavimento. Accesi la luce e lo scenario fu orribile, stavo camminando in una pozza di sangue. In un angolo buttata a terra c'era la maglietta azzurra di Sam, la sua preferita, regalatagli da me almeno qualche anno fa. Da azzurra era diventata rossa con tutto il sangue che aveva sopra. Fu in quel momento che le mie gambe decisero di crollare. Il dolore era troppo forte. Ogni persona che avevo cara stava scomparendo e io non riuscivo ad impedirlo. Cercai di urlare ma non mi uscì più nulla, ne lacrime ne versi. Ero solo nera di rabbia e distrutta al solo pensiero del mio migliore amico, morto o scomparso chissà dove. Presi la maglietta e cercai di stringerla al petto il più possibile come se questo gesto potesse riportarlo da me. Todd arrivò alle mie spalle e cercò di rimettermi in piedi ma i suoi tentativi furono vani. Mi dimenavo come una pazza mentre cercavo di dare un senso a tutto. Sam non poteva essere stato ucciso, non lui, non la persona più dolce che avessi mai conosciuto. Non lo credevo possibile, eppure qualcosa doveva essere successo. Todd cercò di riportarmi alla realtà per quanto orribile stesse diventando. <<Dobbiamo andarcene, non è un posto sicuro questo.>> <<Dove? Dove possiamo cercarlo?>> <<Non possiamo cercarlo Sara, non sappiamo neanche chi la rapito. Forse tua madre potrebbe saperne di più di noi ma francamente non lo so.>> <<Non posso abbandonare anche lui.>> <<Non lo stai abbandonando, ma non possiamo fare più di tanto senza indizi. Meglio se torniamo a casa.>> Casa, un'altra cosa che mi era stata portata via. Todd voleva degli indizi, qualcosa potevo dargli. <<C'è una cosa che non ti ho detto della mia visione>> il suo volto si illuminò di nuovo <<Cosa?>> <<Gli uomini che ho visto picchiare Sam, non solo erano vestiti di nero.....avevano proprio i nostri stessi vestiti.>>. Il suo volto sbiancò. <<Pensi che siano stati i ribelli a fare questo?>> <<Può essere!>> <<Perchè non me lo hai detto subito?>> <<Ero concentrata sul salvare Sam, non ho pensato a nient'altro. Però una cosa vorrei saperla...Pensi che i ribelli farebbero del male alla gente senza motivo>> <<Senza motivo no! Ma, se la tua visione è vera, vuol dire che sa più di quello che ti dice.>> io rimasi in silenzio. Le sue parole non mi convincevano del tutto, ma mi fidavo di lui e forse era vero che non ne sapeva più di me. Notò il dubbio sul mio viso <<Pensi che ti stia mentendo? Non ti fidi di me?>> <<Io mi fido di te! Penso solo che sei molto leale a Jennifer, quindi potresti avere dei segreti con lei, e sapere cose che a me non dici>>. <<Sara, io...>> ma non seppi mai cosa voleva dirmi perchè in quel momento il dolore bruciante ricominciò e vidi solo alcune immagini alla rinfusa nella mia testa. Sam, grondante di sangue, ancora vivo, veniva trasportato in un edificio che conoscevo fin troppo bene. Vidi una porta gialla e capì all'istante. La scena terminò, terminò anche il dolore, ma la rabbia era appena cominciata ed esplose in me come un uragano. Aprì gli occhi di scatto, guardai Todd e dissi solo <<Dobbiamo tornare, ora!>>.

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