Capitolo 12

5 1 0
                                    

Todd lesse il panico nel mio volto e senza bisogno di spiegazioni tornammo di corsa al quartier generale. La rabbia cresceva dentro di me e sentivo che sarei stata capace di distruggere un muro in quel momento. Non mi avrebbe fermata neanche la mano rotta. Il gomito, con il quale poco prima avevo rotto il vetro, si stava gonfiando ma io non sentivo dolore. Non sentivo niente. Solo cieca rabbia.

Senza rendermene conto corsi davanti all'ufficio di Jennifer, nemmeno Todd riusciva a starmi dietro. Entrai senza bussare e tutte le mie paure diventarono reali. In quel momento la mia vita sembrò un enorme set cinematografico dove, una volta spenta la videocamera, non sai mai cosa può succedere. Sam era in ginocchio con le braccia legate e una benda sugli occhi, aveva il naso tutto sporco di sangue. Un uomo davanti a lui lo stava picchiando. Era alto e molto robusto. Incuteva davvero paura. Quando entrai nella stanza, Jennifer si voltò di scatto e mi guardò sospettosa. Non si aspettava il mio arrivo. La scena si immobilizzò davanti ai miei occhi e poco dopo mi accorsi che Todd era arrivato alle mie spalle. Lo guardavo con uno sguardo terrorizzato ma lui era tranquillo, rilassato per fino. Chissà quante volte aveva visto scene cosi. Corsi ai piedi di Sam con le lacrime agli occhi <<Sam stai bene? Oh, mio dio cosa ti hanno fatto?>> <<Sara sei tu? Dove sono? Dove sei?>> sentirlo così con la voce roca dalle botte che aveva subito mi uccise letteralmente <<Sono qui>> gli dissi e gli presi una mano mettendomela sulla guancia. Poi come una furia mi voltai verso Jennifer e la guardai con occhi di ghiaccio <<Cosa sta succedendo? Perché lui è qui? E perché lo avete ridotto cosi?>> <<Non sono cose che ti riguardano ragazzina. Come sapevi che era qui?>> l'uomo grosso si stava avvicinando a me per spostarmi e continuare il lavoro, ma io ero fuori di me. Lo lasciai avvicinare, poi scattai in piedi e gli tirai un calcio nella pancia. Arretrò un attimo barcollando poi tornò verso di me ma quando si avvicinò gli tirai un pugno in piena faccia e lo stesi con un calcio nelle parti basse. Dovevo ammettere che gli allenamenti stavano dando i suoi frutti. Estrassi la pistola che avevo nella gamba, la puntai verso Jennifer e azionai il grilletto. <<Ora mi dici cosa sta succedendo!>> ero ferma, calma con il sangue gelato <<Non mi fai paura Sara, metti via quell'arma. Non ce n'è affatto bisogno. Ti ho promesso sincerità e te la darò, ma solo se lo farai anche tu con me!>> <<Come sapevi che lui era qui?>> <<Ho avuto una visione in cui veniva pestato da uomini vestiti come noi e poi ho visto il tuo ufficio ed ho capito. Perché è qui?>> il suo volto si illuminò <<Strabiliante, puoi vedere le cose anche mentre accadono. Incredibile!>> la mia pazienza si stava esaurendo <<Perché lui è qui?>> <<Perché è come te! Anche lui ha questa abilità.>> <<Non è possibile!>> <<Oh lo è invece. Ce l'ha da sempre. E sapeva che l'avevi anche tu.>> in quel momento la voce di Sam interruppe ogni cosa <<Sara ti prego posso spiegarti, dammi la possibilità di dirti la verità.>> <<Zitto tu, con te parlo dopo>.> e per mia fortuna afferrò al volo l'odio nella mia voce <<Se ha il mio stesso potere, perché lo trattate cosi?>> <<Perché non sta dalla nostra parte. Lui è alleato con gli oppositori e volevamo sapere quante cose su di te gli aveva rivelato.>> <<Come fai a sapere da quale parte sta?>> Jennifer si prese qualche minuto per valutare se fosse prudente dirmi la verità oppure no, ma la cosa peggiore è che aspettò un cenno positivo di Todd per continuare. Quindi sapeva anche di questo? Mi aveva seguito a casa di Sam, in preda alla disperazione, senza dirmi che sapeva già dov'era finito. <<Sappiamo questo perché suo padre è il capo dell'organizzazione opposta alla nostra. Finché eravate piccoli non c'era bisogno di preoccuparsi, ma ora che siete abbastanza grandi da poter controllare le vostre abilità, lui è diventato un pericolo, una minaccia per noi, e va eliminato. Ma prima dobbiamo scoprire cosa ha rivelato a suo padre.>> la voce di Jennifer era tagliente, più affilata di una lama. Non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente. E io in tutto ciò? Ero incredula e sempre più consapevole che la mia intera vita fosse una menzogna. Sam cercò di difendersi <<Non ho rivelato niente ve lo giuro. Ve l'ho già detto, non so niente di quello che sta succedendo!>> la sua voce era una supplica e mi spaccò il cuore a metà. Non lo avevo mai visto così e mai avrei voluto vederlo. Poi la sua supplica si rivolse a me <<Sara, ti prego tu, almeno tu devi credermi. Io non ti volevo mentire ma non sapevo come dirti quello che mi stava succedendo. Ho visto solo che tu eri in pericolo e ho cercato di non farti andare a lezione ma tu non mi hai ascoltato. Poi dopo la tua sparizione ho fatto delle ricerche per trovarti ma non sono contate.>> Volevo interrompere quest'agonia. Mi faceva troppo male vederlo in queste condizioni. E' vero mi aveva mentito ma era pur sempre il mio migliore amico. Non potevo fargli questo. <<C'è altro che devi sapere da lui?>> mi rivolsi a Jennifer <<No ma non posso lasciarlo andare, non può andare a piede libero a raccontare a tutti di essere stato rapito. In più potrebbe esserci comodo come merce di scambio.>> pensai in fretta <<Va bene, non se ne andrà, resterà con me. Non è una minaccia e non farà del male a nessuno mentre sarà qui.>> <<Non credo sia una buona idea>> Todd decise di inserirsi nella conversazione, guardandomi come si guarda un povero cucciolo indifeso. <<Non credo che tu possa fidarti di lui>> la mia vista era annebbiata dalla rabbia eppure i suoi occhi verdi li vedevo benissimo, lo guardai con disprezzo. <<Stai tranquillo ho finito di fidarmi delle persone sbagliate.>>. La frase era semplice ma lui capì benissimo il significato. <<Se volete che io stia qui e vi aiuti ci deve essere anche Sam, starà con me nella mia stanza e non vi darà problemi. Ma fategli ancora del male e me ne andrò con lui. Intesi?>> <<Penso che si possa fare, in questo modo sarà sempre sorvegliato ed eviteremo problemi.>>. Sapevo che Jennifer non era soddisfatta ma io lo ero. Tirai in piedi Sam e gli sciolsi le corde legate ai polsi, poi gli tolsi la benda e quando mi vide fece il suo solito sorriso dolce, lo abbracciai fortissimo e per un attimo mi dimenticai degli altri nella stanza, persino di Todd di cui però sentivo lo sguardo addosso. Lo presi per un braccio e andai verso la mia stanza, chiudendo la porta a chiave. Erano giorni che non lo vedevo e mi era mancato terribilmente. C'erano una marea di cose di cui avremmo dovuto parlare ma prima di tutto lui era vivo, non era morto. Lo avevo salvato ed ora era con me. Lo abbracciai di nuovo e lui ricambiò. In quel momento mi sembrò quasi di tornare indietro alla mia vecchia vita.

Restammo abbracciati per un eternità poi però arrivò il momento della resa dei conti. Sam mi raccontò tutto! Mi confessò di aver scoperto di essere un veggente quando aveva 15 anni, perché ebbe la prima visione. Ma non ci diede peso. Soltanto recentemente iniziarono ad intensificarsi e la cosa iniziò a spaventarlo. Per lo più erano immagini sconnesse tra loro ma comunque macabre. Spesso nelle sue visioni ero coinvolta anche io ma non ne capiva il senso. Raccontò tutto ai suoi genitori, suo padre lo immaginava già, era abituato a gente cosi. La cosa più importante era proteggerlo, perché se qualcuno dei ribelli avesse saputo del suo potere lo avrebbe sicuramente rapito, come poi è stato. Sapeva tutto quello che sarebbe successo a scuola sia la prima che la seconda volta. Provò a proteggermi ma non ci riuscì e il giorno della mia scomparsa corse a casa mia per parlare con i miei genitori, perchè aveva avuto un brutto presentimento che mi riguardava. Ma quando lasciò casa loro erano ancora vivi. Si chiuse in casa e cercò di chiamarmi ma quando non risposi uscì per cercarmi e tornò a notte fonda. I giorni seguenti divenne paranoico perché si sentiva osservato e cosi fù, fino al rapimento. Dei miei genitori non sapeva e non aveva visto nulla. Finite le sue confessioni gli raccontai tutto quello che avevo saputo io da quando ero lì e di come fosse assurdo il fatto che in realtà ero stata adottata e avevo una sorella. Ipotizzammo insieme che Jennifer mi teneva d'occhio da sempre e che probabilmente conosceva tutti i nostri segreti. Terminato questo flusso di pensieri però nessuno era più in grado di continuare la conversazione e cosi cercai del ghiaccio e mi presi cura del mio amico ferito. Mi stesi nel letto per cercare di rilassarmi ma troppe erano le domande. E anche se Sam era con me, non avevo le risposte. Sam era andato sotto la doccia e nel mentre che rimasi da sola cercai di non pensare a quanto Todd mi avesse ferita. Possibile che ancora una volta sapeva tutto e non si era sentito di confidarsi con me? Perché fingere e non essere onesti? Il bussare alla porta mi distrasse dai pensieri, ma la situazione non migliorò perché al di là c'era proprio il mio carnefice. Todd.

<<Ti disturbo?>> <<Cosa vuoi?>> si passò una mano dietro la nuca. Era nervoso. <<Posso entrare?>> <<Non mi sembra una buona idea>> <<Ti prego. Ho bisogno di parlarti>> non gli risposi, apri la porta e andai a sedermi sul letto. Lui entrò e si richiuse la porta dietro. Restò appoggiato alla porta a distanza di sicurezza. Non ero sicura di volerlo li ma volevo sapere cosa aveva da dire. <<Allora cosa c'è?>> <<Volevo chiederti scusa per oggi. So che ce l'hai con me. Volevo dirti che mi dispiace. Sono sincero, avevo qualche sospetto su dove fosse il tuo amico e sapevo tutto su di lui ma non ero sicuro che l'avesse preso lei. Lo giuro!>> <<Non ha importanza. Perché ancora una volta hai dimostrato di saper fare bene il tuo lavoro. Agisci alle mie spalle continuamente, puoi spiegarmi come dovrei fare a fidarmi di te? Perché sei venuto con me a casa sua? Perché non mi hai raccontato i tuoi sospetti?>> <<Non è così Sara. E' che ho dei compiti da rispettare e certe cose non posso dirtele, o meglio non spetta a me dirtele. Se ti avessi raccontato tutto quello che sapevo di Sam non mi avresti creduto. Per di più non avevo certezza. Sono il capo della sicurezza ma non credere che a me venga sempre detto tutto. Certe cose sono nuove anche per me.>> <<Allora smettila di venire con me, smettila di volermi aiutare perché peggiori solo le cose.>> ormai ero scattata in piedi e la rabbia mi era montata di nuovo. <<Sara ti prego...>> ma in quel momento la sua conversazione non proseguì. Sam era uscito dalla doccia, aveva l'asciugamano legato attorno al bacino e il fisico nudo. Era perfetto. Strano che tra me e Sam non ci fosse mai stata attrazione ma la cosa era cosi per entrambi e ormai non mi scomponevo più nel vederlo senza maglietta. Era già successo altre volte. Sam si era piazzato accanto a me con fare protettivo <<E' meglio se te ne vai ora!>> <<Tu stanne fuori>> <<Non mi hai sentito? Vattene è meglio>> erano faccia a faccia entrambi rossi per la rabbia, nessuno dei due sembrava mollare. Sembravo pollicina in mezzo a due giganti. <<Adesso basta, finitela voi due. Todd è ora che te ne vada>> mi guardò stupito <<Come?>> <<Ti ho detto di andartene. Sono stanca>> mi guardò inferocito. Probabilmente deluso dal fatto che lo stavo cacciando. Ma per oggi lo spettacolo era sufficiente. Si diresse verso la porta, la aprì e prima di andarsene si voltò a guardarmi e a guardare Sam, quasi disgustato <<Domani ci vediamo alle 9. Si puntuale non ho tempo da perdere con te>.> le parole mi trafissero ma non volevo dargli questa soddisfazione <<Ci sarò.>> gli risposi altrettanto gelida. Uscì sbattendo la porta. Mi voltai, mi tolsi la felpa e rimasi con la maglietta, mi stesi nel letto e, nonostante lo sguardo interrogativo di Sam, smisi di parlare. Non avevo voglia di dare spiegazioni su qualcosa che nemmeno io sapevo comprendere.


BEHINDWhere stories live. Discover now