24) Uno strano cappuccino

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Era un lunedì mattina, il sole invadeva il lungo corridoio dalle centinaia di porte che c'erano, l'ospedale si stava lentamente svegliando dopo la notte insonnia che alcune operatrici  avevano passato all'interno della struttura.
Si poteva percepire dentro al reparto l'inizio di un nuovo turno, il turno del mattino.
Le prime colleghe dalla pettorina bianca e dai pantaloni rosa decorate da un decoltè con una striscia blu, che pareva indicare il loro ruolo all'interno della piramide ospedaliera, camminavano con occhi svegli ed il sorriso tra le labbra cariche per iniziare con i miglior propositi la loro giornata di lavoro.
Superata l'insegna della porta di ingresso al reparto con la su scritta: "DEGENZA DI GINECOLOGIA"  un gruppetto di alcune di loro si fermarono ed entrarono in una porta azzurra, mentre le altre proseguivano verso un androne, con un grandissimo tavolo lunghissimo con sopra dei computer, con accanto delle stampanti e armadi enormi dove all'interno si trovava del materiale sanitario, così pareva da ciò che si poteva leggere dalle scritte adesive .
Erano le 7:30 am di lunedì 20 febbraio di un anno apparentemente caldo per quel mese.
Il riscaldamento globale era forse quella la colpa che si celava tra le coperte che venivano smistate tra i letti di reparto, il riscaldamento del nuovo ospedale non era funzionante e così che le persone potevano affrontare il mal tempo.
Mesi freddi ora mai non si sentivano da molto tempo, la temperatura non scendeva mai al di sotto degli 0° gradi, era infatti al quanto strano perchè non pochi anni fa si toccava all'incirca i -10°c in quei periodi dell'anno.
L'ospedale per la settimana in cui soggiornava Giada era rimasta senza termo funzionanti in quanto qualche giorno precedente ci fu un guasto elettrico con fuga di gas,
I vigili del fuoco giorni successivi fecero un controllo ed un sopralluogo per la segnalazione che era partita dal quadro elettrico generale dell' Hittermir, che era partito subito dopo il corto circuito.
I vigili del fuoco riuscirono a contenere senza nessuna difficoltà la fuga di gas che proveniva e si diffondeva dai canali di areazione ed era dato da una caldaia a gas che alimentava alcuni reparti. Per effettuare con sicurezza i vari controlli venne spento ogni tipologia di generatore.
Fu riparato anche il quadro elettrico.
Alcuni ospedali della zona tra cui il Hittermir risultavano datati e ora mai abbastanza vecchiotti però ancora in piedi e funzionanti.
In quel lunedì come tutti i giorni le colleghe si diedero le consegne infermieristiche sulla situazione dei propri pazienti cercando di farsi carico del peso che le colleghe avevano saputo gestire al meglio per tutto il loro turno notturno.
Le altre infermiere che si erano fermate all'interno della porta azzurra, stavano facendo colazione scambiandosi i primi "buongiorno" della giornata, chiedendosi rispettivamente come avessero dormito e quali fossero le novità dei giorni precedenti, altre erano un po' più curiose e chiedevano come andassero con i loro mariti o le loro mogli tra le mura domestiche.
Il silenzio per poche ore stava ancora regnando nel reparto e le chiacchiere delle ragazze restavano di sottofondo.
Verso le 10 del mattino incominciò ad esserci un va e vieni di dottoresse 🥼 dal camici lungo rosa che svolazzavano da una camera di degenza all'altra intente a visitare ogni loro paziente.
Poco prima di pranzo la dottoressa Carla assieme all'infermiera Marta entrarono nella camera di Giada.
Giada si trovava distesa nel letto
Dottoressa Carla:<< buongiorno Giada come ti senti oggi? >>
Giada:<< buongiorno dottoressa, oggi mi sento abbastanza bene anche se sento di essere molto spossata e stanca come se avessi fatto uno sforzo fisico e mi mancassero le forze anche per muovere un solo braccio>>
Dottoressa Carla:<< è normale che tu ti senta così hai perso sangue e sei stata priva di coscienza per molto tempo per la situazione patologica che hai avuto>>
Giada era molto confusa non si ricordava quasi nulla di ciò che era successo, l'unica cosa che affiorava nella sua mente era il centro commerciale.
Giada:<< guardi dottoressa non ricordo molto di questi giorni, non so nemmeno quanto tempo sia passato? Ma ora cosa mi accadrà ? Sono preoccupata! Ma i miei genitori sanno cosa mi è successo ?>>
Dottoressa Carla:<< tesoro guarda è normale che tu ti senta così a terra, abbiamo dovuto piano piano rimarginare la perdita di sangue che avevi perso, faremo degli esami del sangue 🩸 e successivamente faremo un piccolo intervento chirurgico in ambito ambulatoriale per rimarginare e sistemare il vaso che si è lacerato dentro al tuo utero.
Cercheremo di contattare o tua sorella o comunque un parente maggiorenne in quanto sei ancora piccola per lo stato americano.
Giada:<< guardi se vuole penso che ci sia mia sorella da qualche parte, dubito che mi abbia lasciata qui da sola ad affrontare tutta questa situazione, noi siamo inseparabili.
L'infermiera Marta saltò su:<< si tranquilla è andata a far colazione e tornerà subito, hai una sorella molto apprensiva e si vede che ti ama moltissimo.>>
A quelle parole Giada sorrise e il cuore le inizi a battere fortissimo, non vedeva l'ora di ripoterla abbracciare.
Giada si rivolse a Marta:<< per caso l'avete vista ? Vorrei alzarmi dal letto e andarla a cercare>>.
Subito la dottoressa Carla:<< si l'abbiamo vista ma non puoi alzarti dal letto, sei ancora troppo debole e se svieni poi dobbiamo farti altri accertamenti meglio che tu ti riposi ora perché nel pomeriggio dopo pranzo subirai l'intervento.
E sicuramente dovrò prima farti un intervista per capire come procedere al meglio. >>
Giada sconfortata annui con la testa e ascoltò le parole della gentile dottoressa.

La dottoressa Carla insieme all'infermiera Marta proseguirono il loro giro di visite all'interno del reparto.

La sorella maggiore, Elena, si trovava a sorseggiare un cappuccino caldo nel Bar "Santis" dell'ospedale Hittermir.
All'interno del bar c'era una grande stanza piena di tavolini di metallo, poi era presente un grande bancone sul quale veniva servito il caffè e accanto una vetrina enorme con esposti i loro migliori pasticcini, fece immediatamente salire un certo languorino nello stomaco di Elena.
In fondo alla stanza c'era qualche slot machine e una macchinetta che vendeva dei carinissimi peluche.
Elena si presentava con ancora i vestiti addosso del 1 di maggio quando avevano fatto il branch di pranzo con il gruppetto di amici di Giada.
La camicia lunga da notte rosa che indossava presentava qualche bottone sul davanti slacciato, forse dal caldo provato quando era in ambulanza.
La parte inferiore del vestito era macchiata di strisce nere ma di tutti questi particolari non se ne rese conto.
L'unica cosa che gli premeva era fare colazione e volersi riprendere lentamente dai fatti accaduti, davanti ad un cornetto e un cappuccino.
Le ore interminabili al capezzale della sorella Elena, l'avevano davvero messo a dura prova, perciò si voleva dedicare  a star sola qualche minuto seduta sulla sedia del bar intenta a conversare al cellulare su what's up spiegando e riaggiornando ciò che era successo al gruppetto degli amici di Giada, però non fu purtroppo così.
Mentre si trovava intenta e seduta davanti al cappuccino in un tavolo infondo alla sala del Bar,  ci fu un giovane ragazzo mulatto che chiese ad Elena se si poteva sedere nel suo stesso tavolino.
Elena si sentii confusa alla richiesta assurda, in quanto c'erano a disposizione altri tavolini liberi, perciò fece una faccia confusa e gli rispose che per lei non dava comunque fastidio e tornò a conversare con il cellulare.
La giovane seduti di fronte alla ragazza la interruppe una seconda volta, il giovane sconosciuto si rivolse a lei fissandole il seno : << buongiorno dolcezza, volevo dirti che hai il vestito che in fondo alla gonna sono presenti delle strisce di sporco >> ed Elena ribatté :<< è stato gentile, anche se noto dal suo sguardo che non penso lei mi stia guardando il fondo della gonna!non è vero? >> il giovane ragazzo dalla barba ben curata e occhi marroni che travedevano un velo di oscurità rispose:<< beh certo, le macchie di sporco le avevo notate in lontananza e le ho usate come scusa perché da dietro ho visto che aveva una schiena bellissima e non sapevo se stesse portando il reggiseno o no,questo mi ha suscitato molta eccitazione e ho voluto guardare con i miei occhi se indossava almeno dei copri capezzoli, ma come sto notando ora, lei ha davvero un bel paio di tette davvero sensuali! >> si avvicinò all'orecchio di Elena e accostandoli i capelli le sussurrò:<< immagino che in questo momento tu stia provando una forte eccitazione i suoi capezzoli così duri si possono notare da lontano >>.
Elena impietrita ma allo stesso tempo molto bagnata tra le gambe, non sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Il gelo ed il brivido del momento la aiutò perché con la mano destra allontanò il viso del giovane dal suo orecchio e poi con la mano sinistra si precipitò a riallacciarsi qualche bottone del petto per ricoprirsi anche se era inutile perché il suo sguardo da maniaco lo sentiva lungo tutto il suo corpo.
Si sentiva nuda anche se era vestita, i suoi occhi penetranti e desiderosi la lasciavano pietrificata.
Nella mente di Elena stava ballinando una domanda alla quale non sapeva se poterla far avverare oppure lasciare perdere perché forse era una sciocchezza .

Nella mente di Elena [ non mi sono mai sentita al centro della mente di qualcuno, non ho mai avuto esperienza, nemmeno con un estraneo.
Mi ritrovo ad essere una ragazza di maggiore età senza nemmeno un esperienza sessuale intensa... che cosa è il caso di fare? Sono quel genere di ragazza che si fa scopare in qualche bagno pubblico ?
Ma cosa sto dicendo ? Non è che si appartiene o meno a un genere di persone se si compie una determinata azione,
perché sono così giudicante verso me stessa in un momento che sta a me scegliere?
Sarà il caso di provare e scoparmelo? Le mie gambe ed il mio corpo sono così bollenti 🥵]
Continuò a sorseggiare il cappuccino, continuando a ricevere con insistenza gli sguardi del giovane moro.
Lui era alto con un corpo ben messo, dalla camicetta azzurra di lino si intravedevano grossi pettorali muscolosi e dai pantaloni attillati rossi che mostravano la sua erezione, aveva un bel sedere tondo come fosse il culo marmoreo della statua di Michelangelo, le sue mani grandi furono notate dalla giovane che si stava bagnando moltissimo immaginandosi certe scene che la fecero arrossire il viso.
Il silenzio dei due veniva accompagnato dal sorseggiare del cappuccino di Elena.
Poco dopo la donna si alzò e decise di voler pagare per andare a vedere se Giada si fosse svegliata.

NATURISMO IN FAMIGLIAWhere stories live. Discover now