DIECI

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SARA

<<Ciro, stai tranquillo che non mi sono arrabbiata. Sta mattina ho visto Carmine che spazzava in corridoio e mi ha detto 'Ciro mi ha detto di proteggerti e stare attento a chiunque, cosa è successo?' gli ho risposto di fare come hai detto che a tempo debito gli avrei spiegato le cose. Non mi sono arrabbiata, mi piace avere gli occhi puntati su di me però non così tanto, mi osservano in tutti i momenti.>>

<<lo so, forse sono stato un po' eccessivo>> gli poso le mani sulle guance per fare incastrare i suoi occhi con i miei

<<mi fido di te, Ciro, forse non avrei bisogno ma non è un problema, se tu credi che sia giusto così, va bene così>> gli sorrido convincendolo, sinceramente avere più occhi che mi controllano mi fa bene, mi sento protetta

<<ucciderei per te, Sara>>

<<lo so Ciro, lo so, lo farei anche io per te>> non ci siamo detti ti amo alla vecchia maniera, ma è come se queste parole urlassero proprio un ti amo. Mi da un veloce bacio a stampo che vorrei replicare, approfondire, ma siamo comunque in IPM.

<<Sara, vieni un attimo>> il comandante richiama la mia attenzione e quindi mi stacco da Ciro.

<<se hai bisogno urla, che ti sento>> sussurra al mio orecchio e io annuisco seguendo l'ex migliore amico di papà.

<<c'è una chiamata per te, ho paura che sia qualcosa di brutto>> mi siedo sulla sedia dell'ufficio del comandante mentre risponde al telefono per vedere se non è caduta la linea.

<<pronto?>> chiedo con del dubbio e la voce già tremolante

<<Sara, sono papà...>> mi viene un colpo al cuore quando sento le parole successive dette dal telefono, non avrei voluto sentirle ne anche a voce. Piano piano le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso senza che me ne renda conto. È straziante sentirlo fare un monologo in questa situazione di questo argomento.

<<va bene papà, non ti preoccupare, ci penso io>> il comandante prova a levarmi il telefono ma ho bisogno di ancora qualche minuto.

<<non sono sola papà, lo sai, a presto>> stacco la chiamata ancora con le lacrime che scorrono sul mio viso.

<<comandá ho bisogno di vedere Ciro, anche in fretta>>

<<Sara i ragazzi adesso sono in cella non posso farlo uscire>>

<<invece lo farai uscire, hai questo potere fallo, fallo per me, so che ci tieni in fondo>> annuisce mentre mi reco senza il suo permesso a suonare il pianoforte, ne ho proprio bisogno.

Sento dei passi, spero vivamente che sia Ciro, ma mi sono illusa che fosse così semplice averlo subito.

<<cos'è questa?>> chiede Nad sbattendo sul piano l'unica lettera lasciata quando sono andata via. Ieri quando sono rientrata non l'ho trovata e ho pensato di averla persa e invece l'aveva presa lei

<<niente che vi riguarda, dammela>> gliela strappo dalle mani protentemente

<<Sara stai piangendo, suonando musica triste e troviamo una lettera minatoria nel tuo armadietto>>

<<grazie per esservi preoccupate, ma non c'è ne è bisogno, so badare a me stessa>> Silvia e Naditza hanno sempre voluto il meglio per me e mi sono sempre state vicine, ma questa volta no è troppo pericoloso

<<hai bisogno di aiuto, non è normale questa cosa, abbiamo fatto il culo a Viola ma ci avevi già pensato tu e non è stata lei, dobbiamo trovare chi è>> sbatto le mani sul pianoforte, alzandomi con una cattiveria tale da non rendermi conto di star piegando la lettera

<<voi non avete capito proprio un cazzo, dovete starne fuori, meno ne sapete meglio è>> riprendo a piangere, le parole di papà mi tornano continuamente in testa, poi sento dei passi.

CIRO

Sento le urla di Sara da giù, sto andando a parlarle, mi ha fatto chiamare. Metto piede in sala e la vedo mezza disperata, appena mi trova si fionda nelle mie braccia cercando più conforto che altro.

<<ehi nennè, calma, respira, va tutto bene, ci sono io adesso>> le ragazze sbuffano e se ne vanno così come fa il comandante indicando che ci aspetta giù

<<Nennè, che cosa è successo?>> scuota la testa violentemente, le verrà il mal di testa se continua così. La faccio sedere sul divano mentre continua a piangere stretta a me.

<<nennè parlami, voglio sapere cosa è successo>> prende un respiro profondo e con le labbra tremanti prova a sussurrare qualcosa <<alza leggermente il filo di voce, non ho capito>> annuisce prendendo più fiato di prima

<<hanno rapito Matteo>> dice tutto d'un fiato scoppiando in lacrime, è legatissima al suo fratellino e poi comunque è sangue del suo sangue quindi è normale che stia malissimo

<<nennè lo ritroveremo>> lei mi guarda scuotendo la testa

<<mamma li ha seguiti, sa dove sono e stanno andando a prenderlo. il problema è che è colpa mia, è colpa di noi due se è successo questo>>

<<non stiamo facendo niente di male Sara, se ci troviamo bene insieme non dobbiamo stare lontani>>

<<dobbiamo Ciro, non deve capitare niente alla mia famiglia, niente di più di quello che già è successo>>

<<proteggerò anche loro, ho conoscenze fuori da qua, le nostre famiglie sono le più supportate so chi chiamare per proteggere tutti quelli a cui tieni>> non mi può lasciare adesso che ho proprio così tanto bisogno di lei

<<non serve Ciro, fammi un favore, se ci tieni a me lo farai, guardati le spalle e proteggiti>> si alza ancora scossa ma non le permetto di andare via così. le fermo per un braccio ma non mi fa parlare

<<Ciro, se mi ami davvero, fai quello che ti ho chiesto... non siamo destinati a essere innamorati, lo sai anche tu, voglio solo il meglio per te>> mi tocca la guancia poi si gira e se ne va. Io come un babbeo mi tocco la guancia, non tornerà lo so, mi manca il suo tocco su di me già ora, ho bisogno di lei sempre, deve stare al mio fianco per tutto il tempo delle vita.

Ritorno in cella triste e sconfortato, vorrei poter far qualcosa per evitare di sentire tutto questo colore che sento, vorrei eliminare anche il suo di dolore, lo proverei anche tutto io se fosse necessario. Vorrei riposare ma Edoardo è sugli attenti pronto a sapere cosa è successo questa volta, lei però non gli ha ancora parlato così mi chiudo nel bagno. Mi scivola qualche lacrima ma sicuramente non lo do a vedere, sono Ciro Ricci e Ciro Ricci non è debole, ma solo innamorato. Il detto dice se la ami lasciala andare, io la amo ma vederla andare è troppo difficile.

NENNÈ | Ciro RicciWhere stories live. Discover now