Prologo

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Maeriyel ricordava quel giorno. I suoi genitori sostenevano che fosse troppo piccola per farlo, eppure scorci confusi delle sue memorie riaffioravano nella sua mente di tanto in tanto: sentiva il sole d'estate scottarle la pelle, il frinire dei grilli che le graffiava le orecchie, il terriccio morbido e umido in cui affondavano i sandali. Quell'insieme di calli e sudore che era la mano di suo padre stringeva il piccolo pugno di Maeriyel, rigido per la frustrazione che le bruciava il sangue nelle vene. La voce di Eumeric era calma e paziente, ma le sue parole si erano perse nel vento. Non è che le avesse dimenticate; non l'avevano mai raggiunta.

Per lei esisteva solo quel fusto rinsecchito che spuntava dal suolo, storto e malconcio, senza una singola foglia a godere della luce solare. Maeriyel aveva piantato quel basilico con cura, sotto lo sguardo attento di suo padre; con lui l'aveva annaffiato e protetto, eppure l'inverno aveva strappato via ogni stilla di vita.

«A volte succede, Mae-mae.» Erano le sole parole che ricordava di aver udito. «La vita è fragile, ecco perché è così preziosa. Bisogna proteggerla.»

Lei non aveva risposto. Oppure, se l'aveva fatto, l'aveva dimenticato. Quello che ricordava con chiarezza era il Sihir: a quel tempo non sapeva cosa fosse, ma lo sentì picchiettarle la pelle come gocce di pioggia e insinuarsi fin dentro i muscoli, che pure non sapeva cosa fossero. Saettò tra le dita e pizzicò i polpastrelli, e Maeriyel agitò la mano d'istinto, come per scrollarselo di dosso. Non era fastidioso, eppure sentiva di doverlo fare: lo scagliò contro il suolo e l'energia si insinuò nel terriccio, smuovendone la sommità.

Due minuscole foglie fecero capolino, aprendosi in un piccolo germoglio che crebbe alla svelta tra suoni sottili: un leggero schiocco mentre si stiracchiava verso il sole, un fruscio allo spuntare delle foglie che si aprivano in morbide curve, sfregando tra loro per far spazio ai piccoli fiori bianchi che sbocciavano sulla sommità. Quando il Sihir smise di scorrere, la piantina era alta tre volte il piccolo fusto spoglio e sfoggiava un colorito verde brillante.

Eumeric ne era rimasto estasiato. Maeriyel ricordava vagamente che l'aveva presa in braccio e aveva chiamato a raccolta chiunque fosse abbastanza vicino da udire. Le sue urla potenti rimbombavano tra le sue orecchie: miracolo, l'aveva definito, ma lei non capiva cosa ci fosse da festeggiare. La piantina di basilico se ne stava lì, splendida e rigogliosa, ondeggiando al vento le sue foglie - ma il fusto al suo fianco era ancora morto. Maeriyel aveva desiderato vederlo rinascere, ma persino un miracolo aveva fallito.

La vita era fragile quanto la morte era tenace. 

Aveva imparato la lezione. Quella, più di ogni altra cosa, non l'avrebbe dimenticata.


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Benvenuti ufficialmente in  questa nuova storia!

Si comincia con un prologo molto breve ma di fondamentale importanza, per mettere le basi di ciò che verrà in futuro. Il funzionamento del Naru di Maeriyel verrà spiegato nel corso dei capitoli, naturalmente: svolgerà un ruolo non indifferente all'interno della storia!

Sono curiosa di sapere cosa di aspettate da Maeriyel come personaggio e da "Carnivorous" in generale, anche se siamo solo all'inizio e non avete che briciole... Vi siete fatti un'idea, seppur vaga? Come pensate che si approccerà la nostra protagonista alla lezione appena appresa? 👀 

Chi mi segue su Instagram sa che la storia è attualmente in stesura e la pubblicazione proseguirà quando avrò terminato di scriverla, ma nel frattempo vi lascio questo :3

Ci rivediamo prossimamente per il  primo capitolo, intanto grazie di aver letto ♥

CarnivorousWhere stories live. Discover now