Capitolo 3 - Per il bene di Hedea

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«Hanno chiamato anche mia sorella.» Forois si rigirò tra le dita il piccolo sasso che aveva raccolto, percorrendo la superficie liscia e sottile con il pollice. Il grigio scuro era simile a quello dei suoi capelli, che scivolavano in lunghi ciuffi spettinati ai lati del viso. «Parte domani per Mehtap. I miei hanno urlato per ore, papà vuole andare in città a parlare col Conte Auriga. Dice che se continuano così ci lasciano senza Sovalye e finisce che i sekken si prendono Vou-la-Forêt.»

Piegò il braccio all'indietro e lanciò il sasso, lasciando che affondasse in un cupo ploff nell'acqua fangosa. Quella era la più grande tra le pozzanghere che si erano formate dopo la pioggia, ma non era sufficiente per far rimbalzare le pietre. Alcuni ci avevano provato, ma fatta eccezione per Soleil - il cui sasso aveva saltato una volta sulla superficie prima di colare a picco - nessuno era riuscito nell'intento, così si erano arresi. Giacevano scomposti sull'erba ingiallita, con gli sguardi annoiati, e di tanto in tanto qualcuno raccoglieva un sassolino per lanciarlo nella pozzanghera. Anche se il meteo era tornato stabile, non restava molto tempo per imbastire dei giochi: le giornate avevano già cominciato ad accorciarsi e a breve sarebbero dovuti tornare alle loro case.

«Beh, tuo papà è stupido» decretò Paver in uno sbuffo di scherno.

Forois aggrottò la fronte, ma non disse nulla. Eliette, che sognava di diventare sua moglie, ne lodava la gentilezza e il buon cuore; a Maeriyel però sembrava solo un codardo. Lei non sarebbe rimasta zitta se avessero dato dello stupido a suo padre - ma neanche se l'avessero detto di sua madre, in effetti: qualcuno doveva pur confermare che avessero ragione.

«Nessuno può uscire da Secim, neanche i nostri» proseguì Paver, che aveva ancora le labbra piegate in un sogghigno ironico. «Come fanno i sekken ad arrivare fino a qua? Volando?»

Boyaque rise e allargò le braccia, muovendole su e giù per mimare il volo di un uccello. Il verso che imitò in accompagnamento, però, era quello di una gallina: non si era mai accorto che le galline non erano in grado di volare o era solo ottuso?

Forois arrossì, incassando la testa nelle spalle. «Ci sono Dotai che sanno farlo.»

«I nostri sono più forti, ci penseranno loro a fermarli.» Soleil tirò indietro i folti ricci biondi con le mani, sfoggiando un sorriso sicuro. «Mamma dice che li stanno mandando tutti lì, anche quelli che non sanno combattere. Se Mae-mae fosse stata più grande, avrebbero chiamato pure lei.»

Maeriyel drizzò il busto di scatto, aggrottando le sopracciglia. Se ne stava distesa, ma sembrò che qualcuno avesse cominciato a punzecchiarle i fianchi con uno spillo; dovette mettersi seduta, ritirando le gambe per incrociarle di fronte a sé.

«Io non voglio andare in guerra» sbuffò, stringendo la stoffa della lunga gonna tra le dita. «Voglio prendermi cura dei campi, come mio padre.»

«Allora sei stupida come il papà di Forois» la sbeffeggiò Boyaque. Si alzò in piedi e tese un braccio in avanti, agitandolo come se reggesse una spada. Maeriyel dubitava che sapesse usarne una, anche se con i capelli color prugna tagliati cortissimi e il fisico tonico poteva sembrare un piccolo soldato. «Io non vedo l'ora. Non voglio aspettare anni, voglio arruolarmi subito! Darei una bella lezione a quei sekken, così imparano a mettersi contro Hedea.»

«Tu vuoi solo picchiare qualcuno» lo rimproverò Eliette.

«E allora? Se lo meritano, no? Peggio per loro.» Boyaque sbuffò, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Si chinò a raccogliere un sasso e lo lanciò dritto verso la pozzanghera, schizzando gocce color terra tutt'attorno. «Meglio che stare qui a raccogliere stupide patate.»

«Tu sei stupido, non le patate.» Maeriyel sollevò una mano, pollice e anulare piegati verso l'interno. Il Sihir rispose a quel gesto riversandosi dentro di lei, come maiali che accorrono alla mangiatoia quando sentono l'odore del cibo. Maeriyel piegò il polso in rapidi scatti e la terra al suo fianco cominciò a smuoversi, facendo spazio per ciò che il suo Naru stava creando. Piccole macchie verdi si sollevarono dal suolo, aprendosi in foglie dal colorito vivido che Maeriyel fece crescere finché non vide spuntare piccoli fiori bianchi sulla cima.

CarnivorousWhere stories live. Discover now