Capitolo 14 - Morte e vita

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Gli abitanti di Vou-la-Forêt risalirono la collina come una moltitudine di formiche. Avvolti negli abiti del lutto, non si distinguevano gli uni dagli altri senza guardarli in viso. I familiari di Boyaque lo tenevano coperto con veli traforati, gli altri con l'ombra proiettata dalle ampie falde dei loro cappelli o con i fazzoletti di stoffa che usavano per asciugare le lacrime.

Maeriyel arricciò il naso dietro la rete scura che celava la sua espressione. In paese tutti credevano che lei e Boyaque fossero fidanzati e si aspettavano che indossasse anche lei il velo, così l'aveva fatto. Doveva recitare il ruolo dell'innamorata sofferente ancora per un po', perciò aveva schiacciato i capelli sotto una cloche e indossato uno dei suoi abiti neri, anche se il sole bruciava così tanto da farla sudare.

La morte di Boyaque aveva portato scompiglio nel paese, ma nessuno aveva dubitato dell'annegamento: il suo cadavere era stato trovato due giorni dopo, ormai fradicio e rigonfio, a galleggiare con la testa sott'acqua. Jérôme aveva supposto una congestione, causata da un bagno azzardato durante la digestione. Lo sbalzo termico gli aveva scombussolato lo stomaco, diceva, segnali d'allarme che Boyaque doveva aver ignorato: così aveva perso i sensi lontano dalla riva ed era affogato.

Qualcuno, però, sospettava. Nessuno avrebbe messo in dubbio l'opinione di un medico, ma giocare sui dettagli era da sempre uno dei passatempi preferiti a Vou-la-Forêt. Maeriyel vedeva i suoi compaesani bisbigliare tra loro e lanciarle occhiate fugaci quando pensavano di non essere visti, sguardi carichi di apprensione e biasimo. Senza prove, però, nessuno avrebbe osato accusarla ad alta voce; senza prove, l'avevano accolta nel corteo funebre senza dire una parola.

Persino i suoi amici erano rimasti in silenzio, anche se loro non sospettavano, loro sapevano. Maeriyel aveva cercato i loro sguardi, ma nessuno aveva mai alzato gli occhi verso di lei: li tenevano sbarrati e fissi, persi nel vuoto mentre avanzavano in passi rigidi e lenti.

Era il senso di colpa a rendere i loro visi pallidi? Era la consapevolezza di aver causato la morte di Boyaque per aver parlato troppo, rivelando il suo inganno?

O forse era solo il terrore di fare la sua stessa fine?

Maeriyel liberò un leggero sbuffo dal naso, stringendo la candela accesa tra le dita. Non avevano capito nulla di lei, se pensavano che avesse agito per mera vendetta personale.

Il corteo raggiunse la cappella quando il sole era in procinto di tramontare. La sua luce tingeva di sfumature rosate le nuvole che chiazzavano il cielo come batuffoli di cotone, stirandosi in forme più allungate verso l'orizzonte; la saggezza popolare suggeriva che sarebbe arrivato un acquazzone estivo, ma non prima di sera. Per il momento, il sole si mostrava tra ampi scorci di cielo e tanto bastava per la cerimonia, anche se Maeriyel non era sicura che il Signore della Luce avrebbe concesso all'anima di Boyaque di raggiungerlo sull'astro.

Tenne per sé quei pensieri, mormorando le preghiere di rito che aveva imparato a memoria mentre Luminux Yeter'el invitava le Lucille ad accendere la pira per l'inizio del suo sermone. I cori si alzarono all'unisono mentre il fuoco attecchiva sulla legna secca, i resti di ciò che aveva creato con Harvestide. Maeriyel avrebbe voluto credere che avessero avuto la decenza di sfruttare quella legna per rispetto nei suoi riguardi, ma non erano capaci di una simile empatia: dovevano aver fatto la scelta più pratica, ché nessuno aveva voglia di tagliar tronchi sotto il sole cocente di Cancer.

Maeriyel si strinse nelle spalle, mordicchiandosi le labbra. Seguì con lo sguardo la colonna di fumo che si alzava, poi abbassò gli occhi sulla miriade di punti scuri che erano i suoi compaesani. Uomini e donne, anziani e bambini, presenziavano addirittura gli infermi: Eliette aveva ancora le dita bendate e una coppia di stampelle sottobraccio, ma la pressione sociale l'aveva costretta a unirsi.

CarnivorousWhere stories live. Discover now