Capitolo 4 - Uccidere o essere uccisi

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Maeriyel tenne ferma la gonna sulle cosce, contrastando la sferzata di vento che smuoveva la stoffa color lavanda. L'aria portava ancora con sé la freschezza dell'inverno, nonostante il cielo limpido cantasse già il suo inno alla primavera. Forse avrebbe dovuto seguire il consiglio di sua madre e indossare un abito a maniche lunghe, ma preferiva patire in silenzio i brividi piuttosto che ammettere che Lisaëlle avesse ragione su qualcosa. E poi la giornata era quasi al termine: il sole stava scivolando oltre le colline, perciò quello sarebbe stato l'ultimo raccolto prima di tornare a casa.

Maeriyel si accasciò sul prato, distendendosi per riprendere fiato. Dopo oltre un anno e mezzo di utilizzo quotidiano, l'Affaticamento non la lasciava più stremata come le prime volte: erano trascorsi mesi dall'ultima volta che aveva perso i sensi ed era stata costretta a fermarsi prima del tramonto, ma la spossatezza dell'uso intenso di Harvestide non le lasciava tregua. I muscoli formicolavano, brontolando in fitte di dolore diffuso che si facevano più acute all'altezza di cosce e avambracci. Non sapeva dire il perché; dopotutto, i suoi muscoli non erano davvero stanchi - non come se li avesse messi effettivamente sotto sforzo - ma il Sihir sfibrava quei punti più di altri. E alla fine, dopo una giornata trascorsa a creare e sfaldare piantagioni, a Maeriyel restava a malapena la forza di muoversi.

Chiuse gli occhi, inspirando ed espirando lentamente. Quello aiutava a calmare il mal di testa, tenendo sotto controllo quegli spiedi che sembravano perforarle il cranio, ma la vista era ancora appannata. Persino dopo aver riaperto gli occhi e sfarfallato le ciglia un paio di volte, un velo di nebbia avvolgeva la realtà come una cornice.

«Sei stanca, Mae-mae? Vuoi tornare a casa?»

Eumeric si sedette al suo fianco. Le sorrideva come sempre, ma aveva il viso scavato dalla stanchezza. Maeriyel aveva notato che negli ultimi mesi era dimagrito, le rughe erano più marcate e la sua voce non era più profonda e potente. Somigliava a quella di Guruain, il padre di Boyaque, che però fumava sigari per metà della sua giornata.

Maeriyel scosse il capo, sollevando il busto per mettersi seduta. «Non posso, devo aspettare che finiscano per liberare la pianura.»

Lo sguardo volò sulle spighe di grano mosse dal vento, superando le teste dei braccianti armati di falcetto che spiccavano per le vesti colorate nell'immenso campo dorato. Il potere di Maeriyel era migliorato al punto che era in grado di coprire l'intera pianura: pur assottigliando gli occhi e puntando all'orizzonte, non si riusciva a vedere la fine della piantagione.

Eumeric serrò le labbra in un mugugno pensoso. «Puoi farlo domani. Nessuno si lamenterà se lascerai i gambi sulla pianura per una notte, hai bisogno di riposare.»

«Ma così sarò più stanca domani, dovrò fare sia il solito lavoro che questo» obiettò lei. «Solares è il giorno di riposo, no? Aspetterò quello, come tutti gli altri.»

Maeriyel riusciva a malapena a soddisfare le richieste dell'Impero - che si erano arricchite di materie prime per fibre tessili, legnami ed erbe medicinali - e se c'era una cosa che aveva compreso piuttosto in fretta era che quelle richieste erano ordini improrogabili, abbelliti con una gentilezza di facciata; non poteva permettersi di essere stanca.

Doveva averlo capito anche Eumeric, eppure sembrava faticare ad accettarlo. Maeriyel lo vide sbuffare, passandosi una mano tra i capelli radi. La gamba destra tremava debolmente, il modo più evidente con cui suo padre manifestava nervosismo.

«Tutti gli altri sono adulti. Tu non dovresti seguire il loro ritmo, l'Imperatore non può chiederti tanto.»

«Può eccome» si intromise Lisaëlle, trascinando il passo sul prato. Teneva sollevata la lunga gonna per abitudine, più che per utilità: l'erba era abbastanza fitta e alta che l'orlo non rischiava di sporcarsi di terra. «Smettila di essere così indulgente, Eumeric. La stai viziando. I suoi amici non sono molto più grandi di lei, eppure fanno il loro dovere e aiutano i braccianti con il lavoro.»

CarnivorousWhere stories live. Discover now