Capitolo 1 - Mietitura

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«Eli, comincia tu a contare!»

Paver parlò per primo, allungando un braccio verso la sorella. Entrambi avevano ereditato dalla madre una pelle scura come legno di noce, insolita per le campagne a nord di Lasyard, ma le loro somiglianze finivano lì: lui aveva vaporosi ricci bianchi attorno a un volto squadrato, torace ampio e un fisico longilineo. Eliette aveva un dolce viso ovale e il naso all'insù tipico della regione, lunghi capelli neri lisci come spaghetti e un corpicino tozzo. Nel villaggio si diceva che avessero padri diversi, e Maeriyel aveva sentito gli adulti supporre chi fosse l'altro quando credevano che nessuno li ascoltasse.

Eliette gonfiò le guance, poi sbuffò l'aria pestando il terreno. «Comincio sempre io! Non è giusto!»

«Cominciano i più piccoli, sono le regole» spiegò Paver, strofinandosi il naso. Passò lo sguardo in rassegna del gruppo e tutti annuirono concordi: avrebbero accettato qualsiasi giustificazione, purché non fossero costretti loro a contare.

«È solo il primo giro, poi cambiamo» tentò di smorzare Forois, sorridendo. Quando distendeva le labbra in quel modo, sul viso appariva una piccola fossetta. Le altre ragazze sospiravano quando succedeva, trovandola carina; Maeriyel doveva trattenere l'impulso di schiacciarla con il pollice e lisciare la guancia fino a farla sparire.

«Sempre che riesci a trovare qualcuno, sennò conti di nuovo tu» avvisò Paver.

Eliette incrociò le braccia al petto, esibendo mugolii lamentosi. «Però Mae-mae non deve barare.»

«Io non baro» si difese lei, arricciando il naso all'insù.

«Ti nascondi nelle piante che fai crescere apposta, lo so! Ti ho visto una volta!»

«E allora? È una cosa che so fare, non è barare. Soleil sa saltare le staccionate, Paver si arrampica più in alto di tutti...»

«È barare» si intromise Boyaque, aggrottando le sopracciglia scure. Una era ridotta a metà da una cicatrice che aveva ottenuto cadendo da un albero, ma lui raccontava una storia differente, vagamente eroica, a chiunque chiedesse informazioni. «Usare le cose che ci sono va bene, crearle no. Sono le regole!»

«Non esiste questa regola» si lamentò Maeriyel, ma tutti borbottarono concordi con il ragazzo. Lei strinse gli occhi puntando uno sguardo astioso su Eliette, che ricambiò con una smorfia: se l'amica fosse nata solo due settimane prima, la più piccola sarebbe stata Maeriyel e non lei; questo doveva infastidirla parecchio. Ma era stato Paver ad aver inserito la regola del più piccolo, perché Eliette non se la prendeva con suo fratello invece di sfogarsi contro di lei?

Maeriyel ingoiò il suo risentimento e prese le mani di Boyaque e Forois, formando con gli altri un semicerchio attorno a Eliette. Nessuno poteva muoversi prima che avesse cominciato a contare, neanche di un solo passo. Ognuno strinse la mano dell'altro più forte che poteva mentre la ragazzina si appiattiva contro il tronco di una grossa quercia, schermando gli occhi con le dita strette.

«Uno...»

La formazione si ruppe all'istante. Forois lasciò la mano di Maeriyel e corse via, ma Boyaque continuò a stringerla e la strattonò per il braccio. Maeriyel piantò i piedi a terra per contrastarlo, ma era uno scricciolo a confronto con il ragazzo robusto: era persino più bassa di Eliette, con braccia e gambe sottili come steli d'erba. I Ricercatori dicevano che essere una Dotai la rendesse più forte, ma non per questo era meno leggera: Boyaque la spinse via senza fatica, facendole battere il fondoschiena a terra.

«Così non vale!» urlò, ma i suoi amici continuarono a fuggire mentre Eliette contava senza lasciarsi distrarre. Boyaque sghignazzò e fuggì, precipitandosi giù dalla collinetta; Maeriyel considerò l'idea di far spuntare una radice per farlo cadere, così da guardarlo ruzzolare fino a valle - ma no; Eliette era già arrivata a sette e Maeriyel doveva nascondersi, o l'avrebbe trovata per prima.

CarnivorousWhere stories live. Discover now