4. Ti piace quello che vedi?

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"Si baciavano di sguardi, quei due."






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Il servizio fotografico sta procedendo a gonfie vele e Ares sta posando in tutta la sua dannata e presuntuosa bellezza.
Sono ormai due ore che siamo dentro a questo studio, dove diversi cambi abito e scatti hanno fatto volare il tempo. È affascinante vedere come funzionano il retroscena di questi eventi, dove il chiasso e il disordine regnano sovrani in istantanee dove pare ci sia solo tranquillità e pace dei sensi.

Io mi sto godendo lo spettacolo racchiusa nel mio mutismo, accettando di buon grado caffè e qualche chiacchiera da parte di tecnici e altri scenici di sala. Sono conversazioni effimere, come oggi non piove, oppure le temperature si stanno abbassando o ancora non ti avevo mai visto da queste parti, cosa ti porta qui?
Ho dovuto spiegare come io sia riuscita a finire a ricoprire questo ruolo a grandi linee, perché il reale motivo non lo so nemmeno io.

Fortuna? Determinazione? Casualità?
Forse la risposta corretta non esiste nemmeno.
Sono qui perché il destino ha voluto così.
Lo stesso che mi ha fatto incappare in quel sito internet, in quell'annuncio e in Ares, che ora è immerso nel suo habitat naturale.

Indossa un abbigliamento elegante e sportivo allo stesso tempo.
Il tailleur in principe di Galles sembra essergli stato cucito addosso dai sarti migliori di tutto il Regno Unito, che gli conferisce un'aria di chi sa cosa sta facendo, e pure bene.

«Sorridi Ares, forza. Guarda in camera.» il fotografo gli da indicazioni e lui le esegue.

Ogni tanto si perde nell'osservarsi intorno, le iridi studiano le diverse donne che gli sfilano davanti con occhi che farebbero andare su di giri chiunque, ma il fotografo gli ricorda il suo compito non appena si distrae un po' di più.
Non riesco a non notare come sta guardando una delle truccatrici, con un seno stretto da un corpetto da far girare la testa anche ai sassi al suo passaggio, in questo preciso momento.

«Ares» lo ammonisce il professionista, con le dita che si alzano verso il cielo come a monito nel dirgli: sono qui per te, quindi guarda me.

I capelli sono scompigliati, è naturale come si pone verso l'obbiettivo e sembra nato per fare questo. Lo fa sembrare così semplice che pare essere un gioco da ragazzi.

È semi sdraiato su una sedia, con una gamba accavallata all'altra e la postura orgogliosa.
Lo sguardo è travolgente, quasi come se la lente della macchina fotografica fosse appena diventata una donna da sedurre. Quel sorriso appena accennato sulle labbra a cuoricino e le fossette che gli decorano le guance. Distoglie lo sguardo dal fotografo e quest'ultimo scatta non appena volta il capo di lato, rubandogli un magnifico profilo. La bocca schiusa, le mani dentro alle tasche e quell'espressione sul volto come a dire: guardatemi, sono qui per voi.

Until tomorrow Where stories live. Discover now