12. L'ultimo respiro

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"Il sentiero per il paradiso
inizia all'inferno."






«Non puoi ignorarmi per il resto della sera

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«Non puoi ignorarmi per il resto della sera.»

La voce dell'attore proviene dal bagno, mentre si lamenta del mio mutismo selettivo.
Ares si è appena fatto una doccia calda e io sto aspettando che finisca a letto, in quanto mi sono lavata e sistemata prima di lui.
È mezz'ora abbondante che non gli rivolgo la parola, ancora troppo scossa da quello che è accaduto tra di noi. Dopo quello che mi ha fatto provare, sensazioni che mai mi sarei immaginata di sentire, quasi non mi vergogno nel guardarlo in faccia.
Ha indossato un'altra mia maglietta, che forse è, un tempo, appartenuta a Dave.

Dave Young. È stato il mio fidanzato per una vita intera, o poco più. Abbiamo condiviso gli anni del liceo e i primi due di università, poi le nostre strade si sono divise e ha fatto male, si.
È stata una separazione dolorosa, perché mai mi sarei immaginata che le nostre vite fossero tanto incompatibili.

Sognavo di sposarlo su una spiaggia di Malibù, che avremmo avuto un matrimonio felice e dei bellissimi bambini da accudire.
E quando il mio sogno si è infanto, proprio lui mi ha definito un'ingenua e una sognatrice.
Lui che mi ha chiamato la sua principessa per anni interi e portato su un piedistallo, lo stesso che ha frantumato quando mi disse: scusami, le nostre priorità sono diverse e al mio fianco ho bisogno di una donna che sa quello che vuole. È stato come se ci fossimo tenuti per mano per tutto quel tempo e lui avesse poi lasciato la presa nel momento in cui ne avevo più bisogno.

Eravamo al terzo anno di Legge, a me stavano già sorgendo diversi dubbi su cosa avrei fatto della mia vita e gliene parlai. Gli parlai.
Quello fu stato il mio errore, lo stesso che ha causato un effetto domino verso la fine della nostra relazione e capii che per noi non ci sarebbe stato alcun futuro quando si perdeva nel raccontarmi i suoi programmi.
Programmi dove io non ero più inclusa e quel senso di abbandono, quando mi lasciò, fu così devastante che ci vollero mesi per riprendermi e rimettermi in carreggiata.
Ma sempre con Camila al mio fianco, lei è una delle poche certezze che ho nella vita.
È stato un duro colpo anche per i miei genitori in quanto era adorato in casa Howard.

«Non puoi dirmi cosa devo, o no, fare, Ares.»

Ha preso posto accanto a me, con il piumone che adesso ci copre entrambi.
Mi sporgo verso il mio comodino e spengo la luce, l'unica ancora rimasta accesa.
Ares si volta sul fianco, mentre io resto con la schiena contro il materasso e il buio ci avvolge.

«No, però...» sospira nell'oscurità della stanza. «Potrei dirti cosa farei io, adesso.»
La sua voce è un sussurro, come se non volesse svegliare nessuno malgrado gli unici presenti e ancora svegli, purtroppo, siamo noi.
«Adesso mi avvicinerei a te, sai?»

Resta a debita distanza, con il viso contro il cuscino e scorgo debolmente il suo profilo.
Non gli rispondo, ho il petto che fa ancora troppo chiasso.

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